Creato da pal_jazz il 31/03/2010

tergiversando

tessere di puzzle a incastro

 

 

tessére tessere...

Post n°8 pubblicato il 15 Novembre 2010 da pal_jazz

Mi sento sempre più smarrita in questo mondo virtuale che tanto mi ha dato in passato e in cui faccio fatica a identificarmi, oggi.

Mi sento sempre più smarrita quando apro saltuariamente libero e vedo immagini discinte, provocanti, di uomini e donne (soprattutto donne) che si mettono "in vetrina".

Mi chiedo se tutto questo alla fine, invece di "avvicinare" le persone, alla fine ha reso loro difficile comunicare realmente.

Osservo persone di ogni età girare con l'i-phone o il blackberry perennemente in mano, quando non ne hanno due per essere sempre e costantemente reperibili.
.....ma poi sono le stesse persone che non sono in grado di ascoltare con attenzione una persona che parla loro davanti, fisicamente.

Di fronte le parole svaniscono, si perdono...non arrivano.
Non si sa quasi più come ci si deve comportare, siamo abituati a comunicare via sms, via mail , con emoticons, via skype o msn.. sempre in tempo reale, con persone dall'altra parte del globo e se questo da una parte è stupendo , dall'altra mi rattrista quando vedo persone che preferiscono stare al pc o collegarsi tramite gli aggeggi di prima in rete per vedere gli aggiornamenti costanti sui network.

Io non scrivo quasi più...o molto poco.
O forse farei meglio a dire.. io non scrivo quasi più "qui".
Preferisco scrivere lunghe mail alla persona direttamente interessata, preferisco comporre un numero e chiamare, se la persona è relativamente alla mia portata kilometrica preferisco prendere, partire e andare.

Mi mancano le lettere scritte a mano con bella grafia minuta.
Mi mancano i biglietti cercati con cura per rallegrare le occasioni speciali.
Mi mancano gli oggetti prodotti con le proprie mani da donare.

Io ho ricominciato a farlo.

Torno indietro nel tempo.

Riprendo le tessere di trama e di ordito che mi avevano insegnato mia nonna prima, mia madre poi. Riprendo i vecchi gesti, lenti e consumati, che tanto mi rendo conto che servivano per scaricare la tensione di una lunga giornata di pensieri.
Riprendo il piacere di guardare negli occhi una persona, di dirle a voce quanto per me sia importante o magari di litigarci vis à vis.

Non posso scindere la mia immagine da ciò che sono nella mia vita e da ciò che ero, che ho fatto, qui dentro.
Questo luogo ha donato a me, come a tante altre persone, opportunità imperdibili, conoscenze che si sono consolidate nel tempo..ha dato lezioni di vita, mi ha permesso di guardare al periscopio nelle vite altrui e di capire intimamente meglio le emozioni di altre persone che vivono i propri sentimenti in modo diverso dal mio.
Non rinnego, io sono anche questo.

.....ma se prima è stato un 80% e poi è diventato un 50%, oggi è solo un 2%.

E' un passare, aprire, togliere la polvere, sorridere del lavoro fatto e andare via.

Alla prossima, tra mesi x..o chi lo sa.

 
 
 

Parigi

Post n°7 pubblicato il 20 Maggio 2010 da pal_jazz

Domani a quest'ora sarò a Parigi, con un cuore illuminato dagli Champs Elysee e spezzettato in tante tessere..una a casa, accanto a mia figlia, una in giro per il mondo, ovunque tu sarai domani e sabato e domenica , mentre io e Meri ce ne andremo in giro per la fiera della biodiversità che nulla ha a che fare con i trans, come malignamente hanno ipotizzato i miei colleghi d'ufficio.
....e ogni volta che si avvicina Parigi, non posso non pensare alla prima volta che ci andai, così, per caso, strappata dalla cucina di casa con uno zaino , sulla macchina con mio zio di corsa verso Caselle.
Non posso non ricordare la mia incredulità, mi avevano lasciato andare, mia madre aveva detto si, o meglio yes, anzi oui!!
La prima volta per me lontana da casa senza la protettiva "rete" dei miei, io e mio zio a ridere e scherzare e a sparare fesserie prima in auto ,poi in aereo, infine al ristorante con vista sulla Tour Eiffel ..e il bacio della buona notte sulla fronte in hotel, prima di chiudere la porta della stanza e trovarmi sola ma euforica, "grande" e felice.
.....ci sono passi che valgono come chilometriche distanze percorse in 1 secondo netto.

Quello per me fu uno di questi.

 
 
 

magie

Post n°6 pubblicato il 15 Maggio 2010 da pal_jazz

non so quale congiunzione astrale strana si stia disegnando nel cielo sopra la mia testa ignara, non so che potere abbia sul mio ascendente che scalpita, ma so che questo sarà un anno fondamentale nella mia vita, una sorta di pietra miliare che sto posando inconsapevolmente e magicamente verso un lungo cammino denso di sorprese...e anche guai.

 
 
 

fili & nodi

Post n°5 pubblicato il 01 Maggio 2010 da pal_jazz
Foto di pal_jazz

..è strano.

Io sono qui, nella mia casa, con i castelli di Giulietta e Romeo che occhieggiano alla mia sinistra e Tu sei lì, ad Asti, a passeggiare per le vie che mi hanno accolta bambina, visto crescere, diventare donna.
Forse sei passata da Piazza Alfieri e hai visto la grande statua di colui che l'astigiano doc chiama amichevolmente Toju (Vittorio Alfieri), di certo sei passata da Piazza San Secondo e avrai percorso Corso Alfieri per arrivare fino al Duomo di Asti o Cattedrale.
Hai camminato sull'acciottolato antico, ti sei persa ad ammirare le volte affrescate, le colonne adornate da rami avvolgenti d'edera smeraldina che tanto mi affascinavano da bimba?
Hai guardato l'altare e mi hai immaginato lì, in abito bianco da Prima Comunione, sposa e madre con il cero battesimale?
Mi sono dimenticata di dirti che accanto alla Cattedrale c'era la Casa di Vittorio  e percorrendo la stretta via che ti avrebbe riportato in Corso Alfieri, avresti potuto ammirare l'imponenza del platano cui si faceva legare per non cedere alle lusinghe degli amici e studiare senza sosta...so che tu l'avresti guardata con occhi antichi e commossi, immaginandotelo giovane e superbo con la sua folta chioma e sguardo altero..e ora ti immagino percorrere le dolci colline che ti porteranno fino a Viatosto, in quella piazzetta antica, davanti a quella chiesetta romanica con finiture gotiche costruita in segno di ringraziamento alla Madonna per aver scacciato la peste dalla città (via tosto = via veloce)...e da lì, potrai ammirare il panorama della mia città, e ti chiederai anche tu..ma quella colonna, cos'è?
L'acquedotto Laura...l'acquedotto di Asti che sorge a sfregio su una città antica.
Mi fa un certo non so che sapermi qui e pensarti "lì".
Mi verrebbe voglia di dirvi " aspettatemi, mi cambio e ci troviamo in centro".
Vi porterei per le mie strade, vi farei percorrere le antiche mura che mi hanno visto passare giorno dopo giorno dopo giorno quando andavo a scuola e hanno celato agli sguardi altrui le mie marachelle sulla neve e i primi baci.
Vi porterei forse nella vineria vicino alla torre rossa, dove San Secondo venne giustiziato mediante decapitazione... e vi farei assaggiare i piatti che hanno accompagnato la mia quotidianità annaffiati da vini adeguati e mi gusterei con soddisfazione malcelata i vostri mormorii d'approvazione ed i commenti.
...e poi c'è un giro da fare Laura, tu lo sai...
Un giro con "quel" libro in mano e potrai così constatare passo dopo passo quanto sia precisa la descrizione.

Manchi, jana.

 

 

 
 
 

"Su inu, suzzu meraculoso de sa 'ide"

Post n°4 pubblicato il 25 Aprile 2010 da pal_jazz
Foto di pal_jazz

...poi ti svegli una domenica mattina di un aprile dolce, dove tutte le tessere del puzzle sembrano incastrarsi in modo perfetto..e ritrovi una rivista del Giugno 2003 e una foto ti colpisce e rileggi un articolo che sembra scritto da te, tanto è uguale il mio e suo sentire della Sardegna..

Così, mi piace trascrivere un articolo di Carla Depetris, tratto dalla rivista Bell'Italia.

"Ma questo vino sembra aceto!", penso io.
Non oso dirlo ma lo sguardo tra il supplichevole e il divertito del mio accompagnatore mi conferma che è proprio così.
"Questo è vino genuino garantito", proclama intanto orgoglioso l'anziano contadino, mentre dà qualche colpetto affettuoso alla piccola botte.
Siamo nella cantina di casa sua, fresca e scura.
Le botti sono soltanto tre e tutto odora fortemente di vino. Ci riempie di nuovo i minuscoli bicchieri direttamente dal rubinetto della botte.
" Beva, beva...", insiste.
Tento di rifiutare con la scusa che non ho mangiato niente. Non c'è scampo: i due bambinetti che sono attaccati ai suoi pantaloni vengono spediti in casa a prendere pane e formaggio.
" Adesso, però, con il formaggio, deve assaggiare il vino rosso!", dice.
Intanto tira fuori dalla tasca un coltello a serramanico. Tiene la mezza forma di pane fatto in casa appoggiata allo stomaco e con gesti lenti e precisi ne taglia delle fette, spesse almeno due dita. Poi è la volta del formaggio, che ci offre sulla punta del coltello. Accidenti...è proprio buono!!
Ci guarda con occhi ridenti e sguardo benevolo.
Mangia anche lui qualcosa, ma si capisce che lo fa più per dovere di ospite che per appetito.
E' una delicatezza, questa, che mi confonde.
E' un uomo semplice, con grandi mani dure come cuoio e il viso scolpito da rughe decise, nero di campagna. Eppure quanto garbo!
Il mio accompagnatore mi spiega che in Sardegna, ancora oggi, molti contadini si fanno il vino in casa. E proprio perchè non vogliono usare nessun artificio per mantenerlo, dopo appena qualche mese si "spunta".
"Ma loro lo bevono così da secoli - aggiunge - e non ci fanno più caso."
Siamo nel Nuorese, e io mi incanto a guardare queste montagne silenziose, dove a tratti la roccia nuda forma gole oscure. Il vento sembra non avere un suo rumore, eppure è sostenuto, pieno di fragranze strane, così diverse da quelle che conosco.
Sanno di luoghi remoti, antichi. Questi profumi mi danno una strana sensazione di dejà vu e cerco di capire dove e quando.
"Adesso assaggerai i vini di queste parti,  - dice il mio accompagnatore - quelli di cantina. Chiudi gli occhi e respira a fondo tutti questi odori. Mettili in memoria...poi mi dirai."
Ed eccoci a Jerzu, in Ogliastra. Malgrado la stagione l'aria è leggera, il vento lieve come la carezza di una mano fresca. Le anziane del paese vestono di nero, indifferenti al clima, dignitose e remote. La pelle dei visi ha il colore dell'avorio e gli sguardi sono intensi, seri. Mi sento intimidita con i miei abiti colorati, quasi fuori posto.
In cantina il mio compagno scambia cordiali saluti con tutti. C'è  un incrociarsi di battute in una lingua che mi è totalmente estranea e poi ecco i bicchieri. Vino rosso.
E' il famoso Cannonau.
Viene religiosamente versato con gesti calmi e con un avvitamento finale del polso per evitare che anche una sola goccia vada sprecata.
Li osservo mentre portano il bicchiere sulle labbra : gli occhi sono chiusi e l'espressione rapita. Li imito. Si, gli occhi si devono chiudere, perchè solo così si è concentrati sul sapore. Sento come un profumo di more, misto a qualcosa che mi ricora il petalo vellutato di una rosa. E' morbido, intenso, forte.
Il calore che mi invade dentro mi fa venire voglia di ridere. Quando riapro gli occhi mi accorgo che mi guardano tutti divertiti e soddisfatti.
Ormai siamo amici.
Vengo invitata ad una cena a base di cinghiale e formaggio arrosto (quanto c'è di meglio per "accompagnare" il Cannonau, dicono).
Quando il giorno dopo ripartiamo ho l'impressione di lasciare dei parenti.
E nella mente il calore di un gran fuoco dove sfrigola una carne saporita, il piacere delle chiacchiere con un bel bicchiere di Cannonau da assaporare piano piano...
Ed ecco il vento, il profumo dei cespugli caldi di sole, la morbidezza del velluto...
Mi risveglia dalle mie fantasie il mio accompagnatore : " Siamo in Gallura. Qui conoscerai un'altra perla : il Vermentino".
Gallura...Che strano nome. Gli chiedo da dove deriva e mi spiega che il nome riecheggia nel gallo dello stemma pisano dei Visconti, primi signori del Giudicato.
E il gallo, sin dal 1956, identifica i pregiati vini della Cantina della Gallura.
" Ma per capire il Vermentino, - aggiunge - devi prima vedere una cosa..".
Mi fido di lui e non protesto.
Proseguiamo il viaggio sino alla punta più a nord-est della Sardegna : Porto Rotondo, Porto Cervo, Palau, Santa Teresa di Gallura. Spiagge abbaglianti, l'acqua del mare lucente.
I colori sembrano lavati di fresco, nuovi.
Abituata ad un'aria che sembra sempre essere vista attraverso occhiali sporchi, è come se mi fossi tolta un velo.
Tutto è chiaro, luminoso, pieno di fragranze vitali.
Ed ecco ancora questa voglia di ridere, di buttarmi a capofitto, dentro l'acqua maliziosa.
Rocce granitiche dalle forme straordinarie, contorte o levigate, come se la mano del tempo, nella sua carezza continua, le avesse modellate per addolcirle.
Il vento e il sole inebriano. Non riesco a stare ferma.
Alla fine della giornata sento la pelle calda e tesa, odorosa di mare.
Ho una fame da lupi.
Ed eccoci in un ristorantino allegro che mette in mostra una varietà incredibile di pesce e di frutti di mare. Senza neanche chiederlo ci arriva sulla tavola una bottiglia di Vermentino. Aspetto che il mio compagno me ne parli. Adoro quelle sue spiegazioni, sono così strane per chi non sa niente di vino.
" Guarda il colore, - dice - deve essere paglierino, brillante. Il sapore secco, pieno, caldo. E' un vino che ha nerbo ma anche armonia ed equilibrio. E' un vino elegante ma non lasciarti ingannare : ha un tenore alcolico di 13 gradi".
Si, quel giallo brillante sembra proprio compendiare tutta la luminosità della giornata appena passata. Chiudo gli occhi, come mi è stato insegnato. Resisto alla tentazione di bere tutto d'un fiato e trattengo in bocca quella splendida liquidità.
Assaporo sino in fondo. La chiave di lettura me l'ha data il mio amico ed è tutto chiaro : ecco le rocce assolate e calde, la spiaggia abbagliante, il mare trasparente e luminoso!
Non gli dico queste mie sensazioni, non ce n'è bisogno.
Mi guarda con aria complice e riempie di nuovo il bicchiere.
Arrivano cose deliziose : frutti di mare, una strana zuppa fatta di fette di pane e formaggio fresco, il tutto irrorato di brodo e spolverato con pecorino fresco : si chiama suppa cuata o zuppa gallurese.
" Ci sta bene il Vermentino?" mi chiede.
Caspita! Siamo allegri come due liceali in vacanza. " Per colpa del vino", dico io.
" Per merito suo", corregge lui scandalizzato.
Ed aggiunge che il Cannonau e il Vermentino, prodotti in tutta l'Isola, assumono fragranze diverse a seconda del luogo di produzione : nel Campidano, nella Trexenta (che si pronuncia Tresgenta, con la j francese, ma così carezzevole che è impossibile riprodurne il suono), così come nel Sarrabus, il sapore di questi vini si esalta con la morbidezza del calore delle campagne assolate e pigre, diventano "veri e propri nettari", dice.
Rimpiango di non aver più tempo a disposizione.
La vacanza sta per finire e il mio amico mi tortura con tutte le cose che non farò in tempo a gustare : l'ambrata Vernaccia, che lui sostiene debba essere abbinata a cose salate e non con i dolci, la Malvasia, il Moscato, dove spiccano i sentori di favo di miele, il Carignano del Sulcis, il Monica di Sardegna...
Ecco, vedo già questa "Insula Vini" , come verso la fine del Cinquecento la chiamavano il botanico Andrea Bacci, simile a uno di quei bei sogni dove tutto si accavalla e le immagini sono lampi veloci che vorresti trattenere, ripercorrere piano piano per gustare le sensazioni vissute.
Riparto lasciando purtroppo molte cose in sospeso. Ma la prossima volta......

 

 

 

 
 
 

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