Creato da ferraiolidomenico il 16/11/2011
politica cultura tradizioni natura

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

ermisavipleadi3clara08pierpaolocitron.pasculliluna.ferbocciaoneandrea.marziani1980sunpower66fiordaliso2324dario.fotiachiatamonbound4funlu.volper.salomonemegna
 

Ultimi commenti

 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Intervista S&DGLI ULTIMI FUOCHI DEL PR... »

GLI ULTIMI FUOCHI DEL PRODE CAMOMILLO (BANDIERA FOSCA LA TRIONFERA') di HS (1 parte)

Post n°130 pubblicato il 03 Maggio 2012 da ferraiolidomenico
 

Eminenti signori della Corte e della Giuria, signor Giudice,

cercherò di esporre nella maniera più succinta possibile le motivazioni dell’accusa a sostegno della colpevolezza dell’imputato di questo immaginifico processo che vuole anche sostanzialmente rappresentare il punto d’avvio e d’appoggio dell’atto di accusa contro la Seconda (?) Repubblica per tradimento della carta e dei valori costituzionali.

Nel corso del dibattimento la difesa ha cercato di fuorviarvi più volte tentando di accreditare l’accusato come persona sostanzialmente non informata sui fatti o, comunque, cercando di sottolineare la sua funzione stabilizzatrice e di contenimento dei danni causati da una classe dirigente viziata, vorace e corrotta e dall’arroganza di insormontabili poteri internazionali.

Al contrario, l’accusa di questo processo ha dimostrato, fornendo la più ampia gamma di prove testimoniali e documentarie, che, non solo l’imputato non può intendersi estraneo allo sfacelo morale, civile, sociale, economico e culturale del paese, ma come, egli stesso, si sia imposto come garante di quei Poteri – americani, NATO, Vaticano, alta finanza, grande industria, potentati mediatici e consorterie massoniche e mafiose assortite – che hanno imposto la loro ipoteca sul futuro dei cittadini. Sarebbe troppo lungo e penoso rievocare alcune delle radici dei nostri problemi che affondano nella Seconda Guerra Mondiale, quando gli Alleati angloamericani – prevedendo la disfatta del nazifascismo – si ingegnarono per contenere le spinte a sinistra nella Resistenza e nella società italiana stringendo le ben note alleanze con le classi dirigenti finanziarie, industriali, agrarie, con i poteri massonici di casa nostra e le ben note reti criminali ideate dalle mafie delle due sponde dell’Atlantico. Non ci dilungheremo in questo senso, perché la Storia si incaricherà di svelare i motivi per cui questo paese è precipitato nella situazione di democrazia monca e a sovranità limitata, facendo finalmente luce sulle ragioni per cui tante azioni mafiose, terroristiche, criminali, provocatorie e teppistiche sono rimaste senza colpevoli. Tuttavia, illustri signori della Giuria, mi sia consentito di riprendere il filo di alcuni fatti e di ricostruire il contesto in cui l’imputato ha conseguito i suoi innegabili successi politici e diplomatici.

Sull’accusato molto si potrà dire e sarà giustamente detto, ma non si potrà mai negare la sua estrema versatilità e il suo spirito di adattamento, grazie ai quali, sia pure con qualche affanno, è riuscito a rimanere a galla e a nuotare nei tempestosi italici, flutti…

Già comunista ortodosso e ligio ai rigidi dettami moscoviti – come hanno dimostrato le dichiarazioni rese in occasione dei fatti di Ungheria del 1956 – il 2 aprile 1978, primo fra i primi del suo partito, si reca negli Stati Uniti d’America, ove viene invitato dall’Aspen Institute in Colorado e all’Università di Harvard. Non sono molto chiare le ragioni per cui gli americani – allora amministrati dal democratico Carter – accolsero a braccia aperte uno dei maggiori dirigenti di un partito che, ai loro occhi, doveva almeno apparentemente costituire il maggior pericolo per un paese occidentale e di osservanza atlantica. Sicuramente – e non ci sarebbe bisogno di riaffermarlo – i vertici del PCI berlingueriano erano, non solo informati del viaggio, ma prevedevano che avrebbe portato benefici al partito. Chi ha incontrato e di che cosa ha discusso l’imputato durante quei giorni ? Non è dato saperlo, ma non può sfuggire l’importanza della visita, come la particolare gravità del momento storico…

In quei giorni la giovane e fragile Repubblica italiana stava attraversando la sua fase più difficile e nella sua capitale si stava consumando un’incommensurabile tragedia che, sicuramente, è stata gravida di conseguenze per il futuro del paese e per le sue speranze. La mattina del 16 marzo 1978, dopo l’annientamento della sua scorta, il Presidente della DC e futuro candidato a diventare Presidente della Repubblica, fautore della collaborazione e dell’avvicinamento al PCI berlingueriano in un diffuso clima di ostilità interna e internazionale di cui si era fatto interprete l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger – e, signori della Corte, basterebbe rileggersi la durezza di certe espressioni, i documenti e le dichiarazioni provenienti da fonti governative, diplomatiche e di altro tipo americane, inglesi, israeliane, francesi e tedesche per comprendere l’estrema difficoltà in cui Moro doveva operare – veniva rapito da un commando dell’organizzazione terroristica italiana Brigate Rosse. Dopo 55 giorni il corpo ancora caldo dello statista veniva ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, a pochi passi dalle sedi della DC e del PCI, i due partiti protagonisti della politica italiana. In apparenza un macabro e intimidatorio messaggio per instradare il paese su binari diversi da quelli prospettati dalla vittima. Tutto chiaro ? Tutto lineare ? A prestare ascolto ai maggiori protagonisti politici dell’epoca e alle persone coinvolte in quella che a buon ragione può essere definita la madre di tutti i misteri d’Italia, nulla c’è da chiarire e tutto è già stato spiegato: uno statista italiano, probabilmente il più autorevole esponente del maggiore partito governativo italiano, viene rapito e ucciso dalla maggiore organizzazione terroristica italiana. Insomma una tragedia tutta italiana sulla quale sembrerebbe che non ci sia molto altro da aggiungere… Eppure, onorevoli signori della Corte, come ho avuto modo di scrivere più volte, troppi sono i retroscena oscuri dell’affaire Moro. Troppi sono i silenzi, le omissioni, le complicità, le stranezze per poter escludere con certezza che i brigatisti furono i soli ed esclusivi padroni e artefici dell’esito del sequestro ! Negli stessi giorni in cui l’imputato si accreditava presso autorevoli e influenti ambienti americani, a Bologna si svolgeva la famosa e stranissima “seduta spiritica” con la partecipazione di stimati professori universitari fra cui il professor Prodi, futuro Presidente del Consiglio e della Commissione Europea, ed esponente di primo piano del centrosinistra italiano. Una lettera riservata fatta inviare da Moro stesso al Ministro degli Interni Cossiga veniva resa pubblica per decisione del capo brigatista Mario Moretti, ponendo le prime premesse per gli esiti del triste “processo del popolo”.

Negli stessi giorni della visita dell’imputato negli States, si stava assistendo ad un continuo viavai di personaggi più o meno autorevoli fra Washington e Roma. Perché tanto movimento rispetto a un episodio che, per quanto grave e drammatico, veniva presentato come una questione assolutamente ed esclusivamente italiana ? E’ ben noto come l’ex direttore del SID – il servizio segreto del Ministero della Difesa – nel periodo più caldo della “strategia della tensione” (1970 – 1974), già indagato per il tentativo del golpe del principe “nero” Borghese e per la Rosa dei Venti, una formazione paramilitare atlantica riconducibile probabilmente alla rete clandestina della STAY BEHIND, il piduista e missino Vito Miceli, già uomo di fiducia dell’entourage del Presidente Nixon, era andato in America per conferire con personaggi riconducibili agli ambienti dei falchi americani e italoamericani. Un “esperto” americano in affari italiani, editorialista del “Giornale” di Montanelli e molto vicino alla P2 come Michael Ledeen, neoconservatore esperto di questioni strategiche del Think Tank dell’imperialismo americano CSIS al pari di Edward Luttwak, altro volto molto noto agli spettatori italiani e autore di “Tecniche del colpo di stato”, svolgeva un’intensa opera di lobbying nei confronti dell’amministrazione Carter. Solo qualche anno più tardi si saprà che, sostanzialmente, l’attività dei Comitati di Crisi allestiti presso il Ministero degli Interni era diretta da un altro esperto americano, il kissingeriano Steve Pieczenick, il quale ammetterà di essere l’ispiratore della manovra di guerra psicologica del falso comunicato del lago della Duchessa che la nostra intelligence ha affidato a un falsario vicino alla banda della Magliana. L’operazione, avallata dal Ministro degli Interni e futuro Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, aveva lo scopo di indurre i brigatisti a eliminare Moro. Già collaboratore di un bel numero di amministrazioni americane – da Ford a Carter, da Reagan e Bush padre fino al figlio – Pieczenick è un depositario di inquietanti segreti e, recentemente, ha puntato il dito sia contro il repubblicano Bush jr. che contro il democratico Obama in merito alla manipolazione di tutta la vicenda spinosa del terrorismo islamista di Al Qaeda e di Bin Laden. Non stupisce che il Dipartimento di Stato americano avesse classificato il caso Moro come “segretissimo”… Pieczenick era in buona compagnia e poteva contare sullo zelo e sulla disponibilità di numerosi personaggi filoamericani, filoatlantici e filoinglesi all’interno dei Comitati, uomini che certamente erano attestati su posizioni destrorse e che non nutrivano sicuramente simpatia per i comunisti. La maggior parte di loro era affiliata alla loggia P2 proprio come Miceli ed è indubitabile che la misteriosa loggia massonica coperta apparentemente diretta da un oscuro materassaio di Arezzo abbia esercitato una grande influenza nella vita sociale, politica, economica e culturale nel corso degli anni Settanta. Il Gran Maestro Licio Gelli era intimo amico del massone ed alto esponente del Partito Repubblicano americano Philip Guarino che ne condivide la visione politica. A dimostrazione del prestigio acquisito anche internazionalmente, Gelli verrà invitato alle cerimonie di insediamento dei Presidenti Ford, Carter e Reagan i quali, forse, hanno tutti qualche debito di riconoscenza nei confronti del Gran Maestro. Gelli stesso, assieme al solito Guarino ad amici confratelli, personaggi americani e filoamericani in odore di mafia, ex ufficiali dei servizi segreti inglesi, finanzieri, politici e un ex partigiano bianco, atlantico, filoamericano e filoinglese, anticomunista e antifascista come Edgardo Sogno – anch’egli, manco a dirlo, iscritto alla ben nota loggia – cercarono di venire in soccorso al bancarottiere siciliano, piduista e mafioso, Michele Sindona, caduto ormai in disgrazia in Italia. Quest’ultimo è stato protagonista di una serie di iniziative legate alla “strategia della tensione” come il finanziamento della Rosa dei Venti e i progetti separatisti promossi dagli ambienti siciliani e italoamericani della mafia e della massoneria. Uomo di ottime entrature americane, inglesi e vaticane, Sindona andrà incontro al suo tragico destino, sorbendosi una tazzina di caffè al cianuro in carcere…

Approfondendo, scavando, sviscerando, si scopre facilmente come, per quel che riguarda certe vicende ricorrano sempre più o meno gli stessi nomi… Nei momenti più delicati della nostra storia il rapporto con gli USA emerge prepotentemente come, in effetti, pare essere accaduto nel 1969, nel 1974, nel 1978 e fra la fine degli anni Ottanta e il periodo di Tangentopoli (1992 – 1993). Osservate attentamente le date, signori della Corte, e vi accorgerete che, a grandi o meno grandi sommovimenti e sconvolgimenti negli equilibri di potere negli States, corrispondono altrettanti cambiamenti nel nostro paese. Si prenda, ad esempio, il biennio 1980 – 1981 che vede il candidato repubblicano ed ex attore hollywoodiano in fregola “maccartista” Ronald Reagan prevalere sul Presidente uscente Carter grazie anche ad una “cordata” composta dalla neoliberista Trilaterale di Rockefeller – il quale aveva cambiato bandiera e scaricato Carter -, dai neoconservatori e dai tradizionali falchi repubblicani con l’aggiunta di personaggi provenienti dalla Nuova Sinistra sessantottina e libertaria e dall’estrema destra fondamentalista, segna anche il tramonto definitivo dalla loggia P2, travolta dagli scandali e dall’inchiesta giudiziaria milanese del ridimensionamento del potere gelliano che pure aveva contribuito non poco anche all’ascesa di Reagan. Evidentemente la loggia coperta aveva esaurito la sua funzione e, dopo le inevitabili traversie, Gelli avrebbe dovuto rassegnarsi ad una vita di tranquillo pensionato. Il potere di ricatto costituisce sempre la migliore assicurazione sulla vita…

Forse non sapremo mai per quale reale motivo l’imputato fu invitato negli States nei giorni caldi del sequestro Moro, ma, in ogni caso, possiamo dedurre che, su quanto accadde in quei giorni, si tacque e si mentì da più parti per ragioni di partito, di bottega e di interesse. Da allora egli ebbe modo di accreditarsi presso gli americani e, con Amendola, si impose come il principale esponente della corrente “migliorista” del PCI, in contrapposizione tanto con il filone “socialdemocratico” berlingueriano che con i cossuttiani filosovietici tanto che, dai dispacci dell’Ambasciata USA a Roma pubblicati su Wikileaks si ricava che gli yankees tengono in gran conto la funzione sua funzione stabilizzatrice in Italia. I “miglioristi” promuovevano la demarxistizzazione e l’occidentalizzazione completa del partito e auspicavano un avvicinamento al PSI di Craxi che, ancora a quei tempi, era uomo politico molto apprezzato dai repubblicani americani come lo stesso Kissinger e ammirato dal solito Gelli. Il “migliorismo” non mancherà di tessere le lodi del tycoon e imprenditore massmediatico piduista e amico di Craxi, Silvio Berlusconi, destinato anche ad una brillante carriera politica. Tacendo sulle connessioni mafiose che, giorno dopo giorno, stanno emergendo dalla biografia del Cavaliere, mi preme sottolineare come, fra i primi in Europa, Berlusconi intercettò il nuovo promettente mercato pubblicitario e televisivo nell’Unione Sovietica della Perestrojka. Il Cavaliere poté concludere i suoi affari grazie ad una generosa mano comunista e “migliorista” ? Di sicuro c’è che in quegli anni si posero le basi per l’infelice duopolio televisivo della Mediaset/Fininvest berlusconiana e la RAI spartita fra democristiani, socialisti e comunisti. Quell’assetto radiotelevisivo fu il frutto della stagione del CAF (Craxi, Andreotti e Forlani) “formalizzato” dalla famigerata legge del Ministro delle Poste repubblicano Mammì. Il piduismo, sotto nuove e aggiornate forme, si ripropone e assume nuove vesti…

Non siamo ancora certo in grado di ricostruire in toto la fortunata carriera dell’imputato, ma una cosa è certa: fu uomo di potere e di sistema che comprese i cambiamenti in atto e vi si adeguò. A metà degli anni Settanta risale il famoso documento della Trilaterale che rappresenta una sorta di manifesto del neoliberismo a tinte tecnocratiche in collisione con la stessa democrazia rappresentativa. Lo stesso Piano di Rinascita Democratica della P2 ricalca per molti aspetti quel programma. Nel 1979 il premier conservatore britannico Thatcher e, circa un anno dopo Reagan avviano la lunga stagione dell’egemonia economica, culturale e politica del neoliberismo e del neoconservatorismo di matrice angloamericana, pragmatica e utilitarista. L’imperativo lanciato dal premier britannico si riassume nell’acronimo TINA (There Is No Alternative). La fine delle ideologie e il crollo del comunismo segnano il trionfo del “pensiero” derivato dalle finalità e dai programmi delle multinazionali, delle corporations, delle grandi concentrazioni e degli istituti finanziari internazionali. Molti ex comunisti, ex libertari, ex sessantottini, ex eccetera abbandonano la nave che affonda per salire sul comodo carro del vincitore… I più scelgono il partito craxiano, alcuni si aggregano ai radicali pannelliani, tutti graditi e apprezzati negli ambienti atlantici. Fra costoro l’esemplare più celebre è fuor di dubbio l’attuale direttore del Foglio e reo confesso collaboratore dell’americana CIA Giuliano Ferrara, già militante del PCI, poi convertito al craxismo e, infine, al berlusconismo.

Il “migliorismo”, invece, coltiva direttamente l’intento di adattare il PCI ai tempi nuovi e, alla fine, la linea scelta dall’accusato risulta quella vincente. I cambiamenti successivi e le successive ristrutturazioni organizzative del partito (dal PCI al PDS, dai DS al PD) che cosa rappresentano se non le tappe della progressiva integrazione al sistema e l’abbandono di qualsiasi connotato di opposizione ? Sicuramente, a differenza dei craxiani, la nuova classe dirigente nata dalle ceneri del comunismo italiano come l’araba fenice, si può fregiare di un’immagine più sofisticata, intellettuale e di apparente “specchiata onestà”. Signori della Corte, per conquistare il partito alla sua posizione politica, almeno nella sostanza, l’imputato doveva essere entrato in possesso di quelle chiavi che consentivano di acquisire una posizione preminente. Come fu possibile ? E’ nostra convinzione, signori della Corte, che, come sempre, sia necessario seguire le orme del denaro… Eminente e influente tesoriere del Partito Comunista era a quei tempi il “migliorista” di ferro Gianni Cervetti, già amministratore dei finanziamenti che affluivano da Mosca alle casse del partito. Cervetti risulta iscritto alla loggia coperta di Piazza del Gesù, Giustizia e Libertà, la stessa che confluì nella P2 e che comprendeva, fra gli altri bei nomi, Sindona, il Presidente dell’ENI e della Montedison Cefis e i generali Aloja e De Lorenzo. Da un’informativa dell’allora SISDE, il servizio informazioni del Ministero degli Interni, che abbiamo allegato agli atti, risulterebbe come il segretario Berlinguer fosse preoccupato dalla posizione acquisita da Cervetti e sospettasse un suo coinvolgimento nella loggia P2.

Il ciclone Tangentopoli travolge i partiti dell’arco costituzionale, ma è solo apparenza. Il passaggio dalla Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica segna, in realtà, il passaggio di consegne dalla generazione degli Andreotti, dei Craxi, dei Forlani, ecc… ai vari D’Alema, Veltroni, Fini, Casini, Mastella, Cicchitto, La Russa, Gasparri, ecc… Ovvero ai pupilli di illustri politici della Prima Repubblica come, oltre ai già menzionati, Berlinguer, Almirante e lo stesso “picconatore” della Repubblica Cossiga. E’ la parata degli ex e dei post in un’orgia gattopardesca che la disgregazione dei vecchi partiti di massa e la costituzione dei nuovi partiti “pigliatutto” e personali non cela eccessivamente. Sul nuovo corso appone il suo suggello quella che forse era la più ricca e potente personalità italiana, il Cavalier Silvio Berlusconi, già piduista e in odore di mafia e amicissimo di Craxi, maestro e protettore politico a cui deve in gran parte la costituzione del suo impero mediatico privato. Il partito azienda della Fininvest/Mediaset si impone come principale protagonista della Seconda Repubblica grazie a un’ingente quantità di capitali probabilmente anche di dubbia provenienza e alle efficaci strategie comunicative. Forse l’unica vera novità della nuova stagione può essere considerata la Lega di Umberto Bossi, ma, da un punto di vista meramente politico, ciò costituisce un regresso piuttosto che una salutar novità nel panorama italiana.

Oh ! Se Gelli fosse stato più giovane ! Se avesse potuto ancora dedicare le sue energie alla rivitalizzazione della patria, chissà come si sarebbe ringalluzzito ! Craxi – di cui Gelli era grande estimatore e non il solo della sua combriccola – e il craxismo si aggiornano ai tempi moderni scindendosi fra il berlusconismo di “centrodestra” o di “destra” e il “migliorismo” di “centrosinistra” o di “sinistra”. In effetti la traduzione abbastanza fedele del bipolarismo o del bipartitismo previsti dal Piano di Rinascita piduista, in conformità con la tradizione della politica partitica dei paesi anglosassoni basata su una debole dialettica lib – lab o lib – con. Gli americani e gli alleati europei finalmente gioiscono per la stabilità ritrovata dell’Italia, preservata da ogni impossibile tentativo di essere governata a sinistra. I sacerdoti del neoliberismo tirano un sospiro di sollievo…

Mi preme, illustri signori della Corte, fare menzione del sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino, indubbiamente un esempio per tutti noi che aneliamo a una vera, autentica giustizia. Purtroppo, allo stato attuale, quei sacrifici si sono rivelati vani: sull’instaurazione della Seconda (e corrotta) Prima Repubblica e sulle ceneri della Prima (e corrotta) Repubblica gronda il sangue delle stragi e degli attentati del biennio 1992 – 1993. Atti criminosi e terroristici che, solo l’ingenuità o la malafede può far ricadere le spalle su Cosa Nostra siciliana. Ancora non si è fatta piena luce sui complici politici, imprenditoriali, finanziari e sulle contiguità massoniche e dei servizi segreti – nazionali e internazionali – che hanno permesso a Cosa Nostra di proiettarsi ai vertici del panorama mafioso internazionale. Essendo fra i pochi esponenti politici della vecchia generazione ad avere mantenuto inalterata la propria posizione e il proprio prestigio nel partito ormai “rinnovato” e nelle istituzioni dopo l’ondata legalitaria di Mani Pulite, l’accusato potrebbe forse darci qualche utile indicazione sul quadro generale che ha determinato questi sviluppi e ha consentito a una corruzione e a una criminalità mafiosa già capillari di debordare definitivamente. Oltretutto egli ha ricoperto per diverso tempo la carica di Ministro degli Interni e, quindi, dovrebbe essere piuttosto ben informato. Mi sia consentita una battuta, signori della Corte, ma con il Ministero degli Interni nelle mani di un ex o post comunista – sia pur “migliorista” – sei in certo in buone mani. Se oggi abbiamo sotto gli occhi la vergognosa politica antimigratoria con tanto di sussulti e rigurgiti xenofobi e razzisti, la linea che ha scaricato sugli stranieri e sugli extracomunitari il peso di rancori, fallimenti e frustrazioni diffuse, non è possibile non menzionare il contributo offerto dall’imputato come Ministro degli Interni. Se non mi tradisce la memoria – ma potrei sbagliarmi – i famigerati di CPT, versione postmoderna e soft dei campi di concentramento di infausta memoria, sono stati istituiti con un decreto che porta il nome dell’accusato. La Bossi – Fini aveva già gettato le sue radici… Forse, signori giurati, centrosinistra e centrodestra non sono state altro che le due facce di un Giano Bifronte… (1 Parte)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963