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Creato da IlCercatoreDiParole il 17/12/2008

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...Buon 2010!!!

Post n°34 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da IlCercatoreDiParole
 

Infine è arrivato anche l’anno nuovo, il 2010.
Non vi fa un po’ effetto? Dite la verità! A me sì, se devo essere sincero.

Ricordo come fosse ieri la notte in cui abbiamo salutato il nuovo millennio.
Ero in piazza a Bologna, in compagnia di un caro amico, forti del vigore e della spensieratezza dei diciannovenne anni (bugia, però suona bene).
Dieci anni fa ero un atleta. Asciutto e muscoloso. Oggi sono ancora temibile, a tavola.
Quando penso alla forma fisica il pensiero vola al parmigiano o alla forma di grana padano.
Molte sono le specialità in cui mi sento ancora competitivo: penne al cinghiale, lampredotto, filetto di maiale, grigliata mista con contorno fantasia. Potrei continuare.

Ma torniamo al 2010 e al bilancio di fine anno (espressione orribile).

Il 2009 se n’è andato in silenzio, senza esibirsi in colpi di scena teatrali (eccezion fatta per la doppia aggressione a Berlusconi e al Papa!). E’ stato l’anno in cui la crisi economica ha allentato finalmente la presa, lasciando spazio ai primi timidissimi accenni di ripresa (reale o immaginaria?). Resta lo spettro della disoccupazione ad aggirarsi per l’Europa (dato che il comunismo , insieme alla Sinistra, è ormai morto e sepolto).

Per tutto il resto vi rimando al discorso a reti unificate di Napolitano, che ho ascoltato con distrazione perché le banalità, anche se pronunciate dalla massima istituzione della Repubblica, non meritano comunque attenzione.

Ieri sera non mi sono unito ai festeggiamenti di Capodanno.
Il pensiero di scendere in piazza sotto la pioggia non mi entusiasmava, né tantomeno la prospettiva di trascorrere la serata in compagnia di persone con cui non sono in perfetta sintonia, ammucchiati tutti quanti in locali gremiti di gente snob. Che lo sia anch’io?

Eppure, sono sicuro che se mi fossi aggregato alla combriccola sarei riuscito perfino a divertirmi (forse).

Vivo una contraddizione macroscopica.
Amo il divertimento ma al tempo stesso ho la vaga sensazione che uscire, ubriacarmi, condurre una vita socialmente attiva (Sesso, Droga e Rock&Roll), contribuisca solo a rendermi più povero.

Pantofolaio? Seccatore? Nato vecchio (cfr. Benjamin Button)?
Forse tutto e niente.

Più semplice di quanto si creda, alla fine: leggere un libro, vedere un film (meglio se rannicchiato nel tepore delle mura domestiche), confrontarmi con persone vere, mi gratifica assai di più di una vita sulla cresta dell’onda. Il resto non mi accende più di tanto, soprattutto da quando ho la fortuna di condividere il poco tempo libero a disposizione con la ragazza di cui mi sento innamorato.

 

 
 
 

Pretesti

Post n°33 pubblicato il 08 Novembre 2009 da IlCercatoreDiParole
 

Alla ricerca di un pretesto, quale che sia, per continuare a recitare la mia parte.
Anche se, in tutta onestà, la recitazione richiede sempre maggiore fatica.
Quale potrebbe essere il pretesto? Forse, paradossalmente, riprendere la recitazione stessa.
Lo farò a breve, ahimè, già stasera o al più tardi domattina.
Immergersi nel ruolo a capofitto, conficcando la testa sottoterra come uno struzzo.
Oppure alzare la cornetta telefonica (espressione bella, ma desueta), comporre un numero e crogiolarsi per qualche minuto nel tepore di una voce amica.
Credere, forse, che quanto stiamo facendo non è frutto della nostra volontà, ma il semplice corollario di un teorema depositario di verità trascendentali.
Mi serve spazio, e la consapevolezza di poter spaziare oltre i confini tracciati dalla razionalità.

 
 
 

Il prodigio del copy and paste

Post n°32 pubblicato il 25 Ottobre 2009 da IlCercatoreDiParole
 

Copia e incolla.
Copy and paste.
Niente di più semplice.
Non prediligo le citazioni, non rientra nel mio stile indossare il vestito di un altro, appropriarmi delle parole altrui, sia pure con la vigliacca attenuante del virgolettato.
Questa volta, però, non posso proprio farne a meno; trascrivo un pezzo struggente che mi è tornato alla mente nel tardo pomeriggio di ieri, una decina d'anni dopo averlo assaporato per la prima volta.

Cos'altro dire?
Beh, ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

"La guardai. La guardai. Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare. Di lei restava soltanto l'eco di foglie morte della ninfetta che avevo conosciuto. Ma io l'amavo, questa Lolita pallida e contaminata, gravida del figlio di un altro. Poteva anche sbiadire e avvizzire, non mi importava. Anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del suo caro viso".

Vladimir Vladimirovič Nabokov 

 
 
 

Al bivio

Post n°31 pubblicato il 10 Ottobre 2009 da IlCercatoreDiParole
 

Se mi fermo rifletto, mi pongo domande scomode, medito sul senso della vita e della felicità, mi interrogo sul misterioso rapporto che mi lega alla scrittura.
A tratti, mi sembra di tornare sempre davanti alla stessa roccia, in un deserto sconosciuto e diabolico.
Un fiume di sensazioni, dirompente e indefinito, mi travolge in tutta la sua potenza.
Credo di averlo già scritto, ma non m’importa di essere ripetitivo, lo faccio di nuovo.
Mi sto dedicando a un mero esercizio terapeutico, spoglio come sono di qualsivoglia ambizione.
Mi sento vittima di sentimenti confusi e contrastanti: tristezza, realtà, realtà virtuale, amore, affetto, dovere, lavoro, carriera, libertà, passione, evasione, ridicolaggine, universo, arcobaleno, madre, introspezione.

Chissà se ha un senso questa sequenza? Qualche sedicente psicologo dirà che un senso ce l’ha.
Anch'io credo che ce l’abbia, ma sono altrettanto sicuro che non sarà lui a rivelarmelo.

Parole. Associazioni d’idee.

In un certo senso, è preferibile abbandonarsi alla straziante routine del lavoro, lasciarsi sedurre dalla sua effimera passione, dall’odore inebriante del denaro.

Pur di non pensare, non sprofondare nella temibile dimensione del dubbio.

 
 
 

Questo folle sentimento... (1/2)

Post n°30 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da IlCercatoreDiParole
 

Amare significa, tra le tante cose, dare vita a un linguaggio condiviso, dotato di un lessico, di sfumature e tonalità spesso ridicole, riconoscibili solo dalle persone che quel linguaggio hanno creato.

Non è mia intenzione azzardarmi in una definizione del sentimento prediletto dai poeti:, mai mi arrischierei in una simile impresa!

Tuttavia, credo che l’universo di parole creato da due persone che stanno insieme sia indizio di una forte complicità, ed è proprio questo uno degl'innumerevoli ingredienti alla base della misteriosa ricetta dell’Amore.
Sapreste indicarne altri, insieme alle modalità di preparazione e al tempo di cottura?

Sarebbe bello poter indire un concorso e premiare la ricetta migliore.
Parlare d'amore mi è sempre risultato patetico, chissà perché?
Forse è il retaggio della non-cultura in cui sono cresciuto, oppure la conseguenza di un trauma vissuto da bambino. All’età di circa otto anni, infatti, il mio acerbo amore verso una bambina con cui frequentavo la stessa classe alle elementari fu barbaramente deriso (benché non intenzionalmente) da persone nelle quali nutrivo assoluta fiducia.

Se ricordo ancora quell’episodio, così lontano nel tempo, significa che un piccolo segno deve averlo pur lasciato. Con ciò non intendo affrancare la visione di coloro che assegnano un significato trascendentale agli eventi passati, come se ogni nostra azione o sentimento risentisse di un imprecisato effetto domino basato su una visione dell’uomo ultra-deterministica, e non dipendesse invece dalla nostra volontà e sensibilità.

 

 
 
 
 
 

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