Creato da effegent il 22/08/2007

I suoni del silenzio

Appunti e graffiti di un viandante

 

 

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CIAO ENZO!

Post n°14 pubblicato il 06 Novembre 2007 da effegent



La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà!

ROMA - "Berlusconi ha detto da Bucarest che ho fatto un 'uso
criminoso' della tv. Dalla Rai dopo 41 anni di servizio mi hanno
mandato una disdetta con la ricevuta di ritorno. Bene, rifarei tutto
quello che ho fatto. Sono sempre stato dalla parte di quelli che non
vincono". Così parlava del suo 'esilio' dalla televisione Enzo Biagi in
una intervista al Corriere nell'agosto del 2004.
Era il 18 aprile del 2002 quando il neo presidente del consiglio,
Silvio Berlusconi, da Sofia, dopo una durissima campagna elettorale,
puntò il dito contro Biagi, Luttazzi e Santoro, per quello che passerà
alla storia come "l'editto bulgaro". "Vorrei sapere quale reato ho
commesso: stupro, assassinio, rapina?" chiedeva Biagi a caldo
commentando in quel giorno le affermazioni di Silvio Berlusconi. In
quel momento il giornalista firmava 'Il fatto', in onda dal 1995 su
Raiuno subito dopo il Tg1 con grandi risultati di ascolto. Quella sera,
in diretta, Biagi disse: ''Questa potrebbe essere l'ultima puntata del
Fatto dopo 814 trasmissioni, ma non tocca a lei Berlusconi
licenziarmi''.
'Il Fatto' concluderà la sua storia il 31 maggio dello stesso anno. A
scatenare le ire di Berlusconi fu la puntata in cui Biagi, il 10 aprile
del 2001, in piena campagna elettorale, intervistava Roberto Benigni
e il comico non risparmiava battute all'allora leader dell'opposizione.
"Il contratto di Berlusconi con gli italiani? Ormai è un cult. Quella
cassetta lì l'ho registrata proprio. L'ho messa tra Totò e Peppino, e
Walter Chiari e Sarchiapone". O ancora: "Non voglio parlare di
politica, sono qui per parlare di Berlusconi". E il commento di
Berlusconi il giorno dopo fu a lettere di fuoco: ''Ieri sera è stata
una cosa terribile''.
Fu una ferita profonda. "Cara Lucia penso che la mia vita si stata
felice", ha scritto nel libro dedicato alla moglie Lettera d'amore a
una ragazza di una volta, "ma il conto è arrivato tutto d'un colpo. Tu
mi hai lasciato, Anna (la figlia ndr) è morta all'improvviso, sono stato calunniato e offeso nel mio lavoro".
Da allora il giornalista non è comparso in Rai che pochissime volte. La
prima a Che tempo che fa, il 22 maggio del 2005. In diretta, con gli
occhi lucidi, disse: ''Rifarei tutto come prima''. Poi il 21 ottobre
come ospite a Primo piano per raccontarsi, con oltre due milioni di
ascolto. Rifiutò di partecipare a Rockpolitik, dove lo aveva invitato
Celentano per non tornare, scriveva, su Raiuno, la rete ancora diretta
da chi lo aveva cacciato. Al suo posto una sedia vuota. Il 13 ottobre
2006, dopo quattro anni di assenza, il ritorno sull'ammiraglia,
intervistato al Tg1 da David Sassoli. Poi il 10 dicembre 2006, ancora
una volta da Fazio, l'annuncio del ritorno in tv con un programma
dedicato agli italiani.
Da vecchio partigiano, Enzo Biagi scelse la Resistenza come tema della
prima puntata di RT - Rotocalco televisivo, il programma - realizzato
in coproduzione con il Tg3 - che dal 22 aprile su Raitre lo riportò
sugli schermi della tv pubblica. "Buonasera, scusate se sono un po'
commosso e, magari, si vede - disse aprendo la puntata -. C'è stato
qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni".
E oltre alla soddisfazione del ritorno in tv, Biagi ebbe anche quello
della marcia indietro, seppur parziale, di Berlusconi. "Ho assistito
alla prima delle due puntate e l'ho trovata veramente avvincente,
quindi complimenti al dottor Biagi per questa nuova trasmissione", -
disse il Cavaliere dai microfoni di "Radio anch' io", negando, però, di
aver mai chiesto la chiusura di "Sciuscià", "Il fatto" e "Satyricon". E
tuttavia, per la prima volta, Berlusconi ammise un errore: "Forse ho
calcato la mano quando dissi che Biagi e gli altri facevano un uso
criminoso della tv pubblica".
E, come sempre, la risposta del giornalista fu di grande classe. Poche
righe per ringraziare "tutti quelli che hanno apprezzato il nostro
lavoro e in particolare Silvio Berlusconi per il giudizio lusinghiero
espresso su RT rotocalco televisivo".
(Da Repubblica del 06/11/07)

IL RICORDO
Sulla carta o in tv era "il cronista"

Contro di lui l'antigiornalismo

di MICHELE SERRA

Enzo Biagi era un cronista. Lo ripeteva sempre e pareva il vezzo di un
giornalista famoso, popolarissimo, pluridirettore, che si rifugiava
dietro un abito professionale ordinario. Ma non era un vezzo, era la
sostanza viva del suo mestiere. Testimoniata da uno stile tutt'altro
che letterario, scarno, efficace, che gli impedì (per sua fortuna) di
diventare mai un opinionista o un elzevirista come ce ne sono tanti.
Anche i suoi commenti e le sue rubriche erano fatti di spunti di
cronaca, di memorie personali, un montaggio "dal vivo" che raramente
assumeva la forma tradizionale dell'editoriale in punta di penna. Era
capace di lavorare solo sui materiali empirici, toccati con mano. La
sua esperienza, i suoi incontri, i suoi appunti. Un giornalismo "di
strada", anti-intellettuale, direttamente indirizzato alla sostanza
delle vicende umane, al senso comune, a una "normalità" così rara nel
mondo barocco dei media, che riusciva a toccare le corde del pubblico
popolare e che gli aprì le porte di un clamoroso successo televisivo.

Il titolo del suo programma di maggiore impatto e di maggiore ascolto
non per caso fu "Il fatto", una sorta di rivendicazione asciutta della
materia prima del giornalismo. Usava la televisione come un foglio di
carta, ovviamente conoscendone la potenza centuplicata, ma ignorandone
ostentatamente tutto l'armamentario di effetti, il linguaggio pletorico
e/o aggressivo, la rumorosità e la lucentezza eccessiva. In video era
quasi monastico, una scrivania e poche parole, e quella mezza figura
inquadrata - il famoso "mezzobusto" di Saviane - trovò attraverso
l'understatement di Biagi una sorta di fantastico riscatto. Come se il
tono basso, l'abito grigio, l'espressione pacata, servissero
soprattutto a scardinare la presunzione televisiva e ridare centralità
assoluta alla parola, alle facce e alle persone.Nei primi anni Novanta, quando lui era uno dei primi tre giornalisti
italiani (gli altri erano Bocca e Montanelli) e io poco più che un
pivello, mi chiese se poteva venire nella redazione di "Cuore" per
intervistarmi a proposito della satira. Si presentò con un impermeabile
chiaro e una borsa di cuoio, tirò fuori penna e taccuino e cominciò a
farmi domande. Poca conversazione informale, pochi convenevoli, quella
era un'intervista e dunque una situazione professionale. Quello era
mestiere. Rimasi sbalordito dallo spettacolo del vecchio gigante che
appuntava diligentemente sul taccuino le parole di un ragazzo. Capii
che Enzo Biagi era davvero un cronista, che quello voleva essere ed era
sempre stato. L'ostracismo da lui patito negli ultimi anni non è stato dunque rivolto
contro una posizione culturale o politica. E' stato rivolto contro il
giornalismo, che lui personificava come pochi altri.

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I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
>> Enzo Biagi... in silenzio... come sempre su Vita di un IO
Ricevuto in data 06/11/07 @ 12:31
Rimane la pacatezza delle sue inchieste, il volto sereno con cui accoglieva tutti. Rimane la puli...

 
Commenti al Post:
Die972
Die972 il 08/11/07 alle 09:42 via WEB
Lo ricorderò sempre come un uomo garbato, educato ed onesto intellettualmente. Al giorno d'oggi di gente così ce ne sarebbe bisogno in ogni campo, non solo nel giornalismo. Ciao Effe! D.
 
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ECHISSENEFREGA

Elisa Isoardi, conduttrice Rai, rivela: Elisa Isoardi, conduttrice su RaiUno di 'A Conti Fatti'  ROMA - "Matteo Salvini è una bella persona. Mi piace la sua grinta da leader giovane. E' uno che parla a tutti. Ci stiamo frequentando, ci vediamo. Io sono libera. Lui pure. Chi vivrà, vedrà". A dirlo è Elisa Isoardi, conduttrice su RaiUno di A Conti Fatti, che conferma così il gossip che circola da mesi sul suo legame con il numero uno della Lega Nord.

L'ex miss Cinema e il segretario del Carroccio si conoscono dal 2009, ma  hanno iniziato a frequentarsi appena tornati entrambi single (lei è stata legata all'imprenditore Canio Mazzaro, ex di Daniela Santanchè e di Rita Rusic): "Sull'educazione sentimentale io cado", ha detto la Isoardi a Chi, ma "sono concentratissima sul lavoro". E mentre "molte mie colleghe, da Veronica Maya a Caterina Balivo sono già sposate e con figli, io non ho fretta anche se in amore mi ritengo una passionale e vivo tutto sino in fondo".
 

IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

A cavallo tra Calabria e Basilicatasi estende il Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d'Italia con isuoi 192.565 chilometri. Nel suo territorio sono comprese fortezzemedioevali, reperti greci e paesini in cui sopravvive "l'arbeshe", unatradizione culturale e linguistica italo-albanese. E sulle vettepotrete incontrare l'aquila reale, il lupo appenninico e il caprioloautoctono...
Il parco presenta ambienti naturali profondamente diversi traloro. A est e a ovest è bagnato dal mare. Mentre tra le vette sicontano le più alte dell'Appennino meridionale, come il Dolcedorme(2267 metri) e il Monte Pollino (2248 m). Sui rocciosi pendii di questecime si inerpica il pino loricato, l'emblema del parco. Il loricato ha una storia molto antica, che risale finoall'ultima glaciazione. Il suo territorio prediletto è la nuda rocciadelle zone più impervie, dove il forte vento, l'aspro gelo e i fulminimodellano il suo tronco nella crescita...

(da: www.montagna.org/node/4660)



 

 
 
 

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