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Ed eccomi qui per provare a fare quel che mi si era chiesto, ovvero un percorso piccolo e semplice per poter meglio comprendere quel che si legge in un cielo notturno,almeno tramite i miei occhi. Sembra fin troppo scontato dirvi che quasi tutto quel che si vede in cielo sono stelle, un po' meno che fin troppo spesso quel che pensate sia una stella in realtà è un pianeta del nostro sistema solare. Questo dovrebbe farci riflettere quanto la nostra società si sia allontanata dalla natura, tanto da non farci riconoscere un albero da un altro, un uccello da un altro, un insetto da un altro. Se pensate che nell'antichità il riconoscimento delle stelle era una sicurezza per ritrovare la strada di casa per esploratori e navigatori, è quasi divertente pensare che ora i navigatori satellitari ci indicano la strada da una posizione apparente molto simile, ma che se la tecnologia d'un tratto smettesse di funzionare forse ci sentiremmo dispersi a 2 chilometri da casa nostra. Ma ritorniamo a queste lucine; in chat qualche sera fa, ho scoperto che un'amica non si era mai resa conto che le stelle avessero un colore, e pensava che il vederle colorate fosse dovuto alla rifrazione dell'atmosfera, un po' come quando vediamo decisamente rossastra la luna in eclisse. Non è così, anzi ad occhio nudo ci sono delle stelle che risultano decisamente rosse ed altre azzurre, anche se la maggioranza appare bianca. Ci sono in realtà anche stelle arancioni e gialle come il nostro sole, ma essendo colorazioni meno nette sono più difficili da "risolvere". Non dobbiamo però sbagliare; i pianeti interni del sistema solare sono sufficientemente vicini da mostrarsi brillanti e colorati: Marte, non a caso, è chiamato il pianeta rosso da prima che Galileo perfezionasse (od inventasse) il telescopio, mentre Giove e Saturno appaiono giallognoli. Venere no, è decisamente bianca perché riflette gran parte della luce che riceve dal sole, mentre Mercurio è già difficile vederlo ma credo sia biancastro pure lui. In realtà ad occhio nudo si potrebbero vedere anche qualche nebulosità, qualche sbuffo indistinto tra il nero del cielo buio, ma dovrebbe esserci appunto un cielo nero, che dalle nostre parti è difficilissimo trovare, mentre con un po' di fortuna ed in una zona riparata si può ancora scorgere la parte centrale della galassia più vicina (...) a noi, ovvero la galassia di Andromeda. Che c'entra Andromeda? Chi era Andromeda? Se c'è tra di voi chi abbia studiato con passione la mitologia greca lo sa, però forse sa meno che in cielo gli antichi greci hanno riportato la loro mitologia come Michelangelo disegnò la Cappella Sistina. Come in quel semplice giochino che avremo fatto tutti, che si trova nella Settimana Enigmistica, dove unendo i puntini si scopre una figura, gli antichi usavano unire le stelle con segmenti immaginari, per creare in un primo momento probabilmente animali e fatti di vita quotidiana, in un secondo la prova che i segnali "divini" ci erano sempre accanto. I greci hanno trasferito i personaggi mitologici nel cielo, con logica, mettendo, ad esempio, le Pleiadi vicino a Orione (sì quello dello spot Lavazza) che le stava cacciando, e dove Orione è armato di tutto punto e dalla cui cintura pende la sua spada. Se vi devo dire la verità, a me ricorda solo una clessidra, ma l'importanza di attribuire una forma familiare a quel gruppo di stelle ben riconoscibili era data dalla necessità di sapere che sorgevano ad est piuttosto che ad ovest in un certo periodo dell'anno, quando naturalmente il sole era già tramontato e la luna non era ancora sorta. L'esempio più classico di questo sforzo è la stella polare, basilare perché sempre visibile in tutti i periodi dell'anno, e con la particolarità di trovarsi sempre, in qualsiasi ora della notte, nello stesso posto. Non è nemmeno una delle stelle più splendanti, né vicine, non è colorata e la sua costellazione è piuttosto banale (piccolo carro che fa parte dell'orsa minore), ma è stata per centinaia d'anni un efficace sostituto della bussola, arrivata molto più tardi (e nemmeno affidabilissima...). |
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