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Tradurre una poesia

Post n°41 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da AngelaF77
 

«Ecco, in sintesi, come è possibile suddividere le modialità di accesso a una poesia, e quindi le varie forme di traduzione.

1. accesso diretto all'originale: questa è una forma di traduzione intralinguistica o interlinguistica metatestuale, e consiste nel dotare la poesia non tradotta di un apparato critico che faciliti l'accesso dei lettori al testo; a seconda dei casi, tale apparato metatestuale può essere scritto nella stessa lingua del prototesto (intralinguistico) o in altra lingua (interlinguistico).

2. traduzione interlineare con testo a fronte: in questo caso la traduzione non è metatestuale, ma testuale e interlinguistica e, come nel caso precedente, si tratta di creare un metatesto supplementare e complementare al prototesto, che quindi non lo sostituisce ma lo affianca. Quando  il metatesto a fronte è molto servile, ossia riproduce parola per parola (quando è possibile) la sintassi del prototesto, chiamarlo «testo» è improprio, poiché si tratta più che altro di un'accozzaglia di parole non coese e nemmeno leggibili al di fuori della situazione descritta.

3. traduzione filologica: è una traduzione interlinguistica adeguata e non accettabile, ossia che si pone come dominante assoluta l'accesso del lettore alla struttura dell'originale, non la leggibilità del metatesto.  È una modalità teoricamente simile alle due precedenti, da adattarsi quando il prototesto in originale non è comunque accessibile per un dato lettore modello. Come le precedenti, fa parte delle strategie traduttive che allargano gli orizzonti culturali del lettore modello, anziché restringere gli orizzonti culturali per adattarveli. I parametri di versificazione, nella traduzione filologica, sono osservati solo quando sia possibile (la rima, per esempio, è difficilmente riproducibile). Metro, verso, e in qualche caso anche suono, sono riprodotti nella misura permessa dalla struttura linguistica diversa.

4. traduzione con una sola dominante: la si trova a volte quando l'analisi traduttologica è svolta in modo carente, o non è svolta affatto, e si ravvisa un aspetto (spesso accade con la rima) come dominante superficiale e apparente (e assoluta). A quel punto tutto il senso del testo, la sintassi, il registro, lo stile, il valore denotativo delle parole sono assoggettati al raggiungimento della rima. Solitamente ne escono versioni ridicole, caricaturali, note in gergo come «Vispa Teresa» per via dell'effetto cantilena che si ottiene specialmente quando i versi sono parisillabi.

5. traduzione con una gerarchia di dominante e sottodominanti: è un approccio moderato, a metà strada tra l'estremismo dell'adeguatezza filologica e quello dell'accettabilità commerciale. Tiene conto dell'impossibilità matematica di riprodurre tutti gli elementi del testo, e prevede una scelta razionale in cui tali elementi sono messi in una gerarchia dal più importante al meno importante. Prevede un'approfondita analisi traduttologica del prototesto, per riscontrare quali sono gli elementi dominanti per la cultura emittente, e una loro proiezione sulla cultura ricevente per sviluppare un'analisi comparativa e stabilire quali possono essere recepiti con pari intensità e quali meno o più. La scelta della gerarchia delle dominanti va fatta tenendo conto di lettore modello, strategia editoriale, tipo di pubblicazione (e implicitamente gusto del traduttore). Gli elementi individuati come residuo sono sottoposti a traduzione metatestuale. Il fatto che nel metatesto siano sipiegati le scelte traduttive e i residui è fondamentale per far capire al lettore che non è stato manipolato o strumentalizzato da qualcuno che gli fa pensare di avere a disposizione non l'originale ma la sola sua possibile traduzione in una data lingua.

6. trasposizione culturale: prevede l'esistenza di omologhi culturali, ossia di elementi nella cultura ricevente che "corrispondono" a elementi della cultura emittente, e la possibilità di individuarli. 

...

Naturalmente occorre essere molto presentuosi per pensare di conoscere gli "equivalenti culturali" e bisognerebbe sempre domandarsi equivalenti per chi, in quale situazione, da che punto di vista, come, quando, perché. A parte ciò, questa strategia ha una davvero bassa considerazione del proprio lettore modello, se ritiene che questi non sia in grado di capire che le culture sono diverse una dall'altra e che in altre culture vigono valori diversi. È una strategia traduttiva che coltiva il proprio lettore modello mentalmente chiuso e culturalmente monolitico e che non favorisce la comunicazione interculturale e la presa di coscienza della propria cultura che essa determina.

7. traduzione poetica-traduzione d'autore: la traduzione della poesia è affidata a un poeta della cultura ricevente, che perciò rielabora l'originale, ne prende spunto per creare una nuova poesia. Il risultato ottenuto è probabilmente il massimo che ci si possa aspettare sul piano poetico, mentre l'aspetto filologico rischia di essere il più (anche volutamente) trascurato».

Manuale del traduttore – Guida pratica con glossario (Bruno Osimo, pagg. 117-118-119)

 

 

 

 

 
 
 
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