Creato da Aresmorelli il 01/11/2007
La satira ci salverà?

Maremma Ma'...trix

Perché il maremmamatrix non è facile da spiegare. Chi si occupa di satira in modo veramente professionale per un motivo o per un altro ha sempre ignorato le tribune politiche, eppure sono una fonte inesauribile di testi e battute umoristici, non c'è bisogno di aggiungere poi molto alla realtà che è già sufficientemente grottesca. Normalmente la satira politica troppo evidente non è gradita sulle televisioni per tanti motivi che sono intuibili. Queste gag possono far ridere oppure far piangere e purtroppo quando fanno piangere non dipende soltanto dalla nostra cattiva recitazione :) . 
 

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Mobbing, gli aspetti deteriori del lavoro

Post n°173 pubblicato il 03 Maggio 2008 da Aresmorelli
 
Tag: mobbing

Il termine Mobbing è usato per definire il complesso di azioni- e reazioni che ha luogo in una situazione di terrorismo psicologico esercitato sul posto di lavoro. Questo termine è mutuato dall' etologia. Fu infatti l'etologo Konrad Lorenz ad utilizzare nel 1971 questo vocabolo per indicare l'attacco di un gruppo di animali ai danni di un altro animale perpetuato con l'intento di isolarlo ed espellerlo dal gruppo stesso. Nei primi anni '80 il Prof. Heinz Leymann, che coordinava un gruppo di studio in Svezia, utilizzò la parola Mobbing per descrivere, all'interno degli ambienti di lavoro, situazioni nelle quali sono presenti forme di violenza psicologica, persecuzioni, aggressioni sia fisiche che verbali, protratte nel tempo e che si esprimono in un insieme di comportamenti messi in atto ai danni di colleghi o superiori.
Le forme che il Mobbing può assumere sono molteplici: dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall'assegnazione di compiti dequalificanti alla compromissione dell'immagine sociale nei confronti di clienti e superiori. Nelle azioni più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali. Il Mobbing ha effetti devastanti sulla persona colpita: essa viene danneggiata psicologicamente e fisicamente, menomata nella sua capacità lavorativa e nella fiducia in sé stessa.
Il termine Mobbing ha superato in fretta i confini della Regione scandinava, dove è stata usata per la prima volta, ed è entrata a far parte di molte lingue e culture. Soltanto fino ad una decina di anni fa nessuno ne conosceva il significato; negli ultimi tempi la parola Mobbing ha riempito le pagine dei quotidiani, settimanali e mensili, di riviste specialistiche e non, ed è comparsa in molti siti web. Ha fatto discutere esperti e gente comune, psicologi, medici del lavoro, economisti, giuslavoristi, direttori del personale, sindacalisti e lavoratori direttamente interessati da questa sindrome del nuovo millennio.
Gli aspetti psicologici del mobbing
Harald Ege, maggior esperto in Italia di Mobbing, offre spunti inediti per una visione del fenomeno.
Dopo oltre dieci anni di studi conoscendo direttamente le vittime, i mobber e situazioni di Mobbing è arrivato a ridefinire questo fenomeno come guerra sul posto di lavoro. Secondo Ege molti fattori in una situazione di Mobbing evocano l'immagine di una guerra: prima di tutto i comportamenti ostili ed aggressivi del mohher, le ingegnose strategie di attacco, la ricerca delle alleanze influenti. Anche il mohhizzato, dall'altra parte, nella sua reazione attiva o passiva, si comporta come una roccaforte assediata, tentando sortite, progettando tattiche difensive e subendo ingenti perdite. Inoltre ci sono gli spettatori del mobbing, a volte estranei al conflitto, ma più spesso apparentemente neutrali, impegnati in realtà a fungere da abili spie al servizio dell' una o dell'altra parte. Ege sottolinea come il Mobbing non sia in primis un problema medico né psichiatrico, ma una "malattia dell'ambiente di lavoro" (Ege 2001, 14).
Il Mobbing, ovvero la guerra sul lavoro, sempre secondo Ege può essere definito come la routine del conflitto, ossia un conflitto caratterizzato da attacchi costanti perpetrati con una certa frequenza e durata. Il fenomeno si verifica infatti soltanto quando alcune situazioni conflittuali agiscono secondo dinamiche in cui si attivano meccanismi di coazione, sistematicità e fissità, e in cui l'aggressività del gruppo viene incanalata a senso unico verso un singolo soggetto.
È importante operare una differenziazione tra il Mobbing psicosociale ed i conflitti interpersonali. Occorre tener presente che negli uffici una certa dose di conflitto interpersonale può essere funzionale alle relazioni tra colleghi.
Leymann ha elaborato un elenco di 45 comportamenti, suddivisi in 5 categorie denominato LIPT - Leymann Inventory of Psychological Terrorism - che in varia combinazione tra loro costituiscono un comportamento mobbizzante.
Il Mobbing è quindi un fenomeno complesso, che può esprimersi in vari modi e i cui attori possono comportarsi secondo canoni diversi; tuttavia, occorre tener presente che nel Mobbing esiste una costante: la vittima è sempre in una posizione inferiore rispetto ai suoi avversari. Il Mobbing, per quanto esteso possa essere, è un duello, ossia una contesa tra due avversari principali: il mobber o aggressore e il mobbizzato, la vittima.
Nel Mobbing, come in guerra, se per mantenere la pace è necessaria la cooperazione di entrambe le parti, per fare la guerra basta l'intenzione di una sola delle due. Di conseguenza può succedere che uno dei due contendenti non si accorga di essere "in guerra". La vittima è spesso all'oscuro delle macchinazioni ai suoi danni perché le strategie mobbizzanti sono indirette e subdole. La persona che le subisce ha un'enorme difficoltà nel comprendere ciò che le sta accadendo.
Le azioni possono essere palesi e violente, quando ci sono aggressioni verbali e fisiche, urla, commenti palesi alla sfera sessuale o privata; sottili e silenziose quando si verifica l'isolamento della vittima e l'esclusione dal gruppo; disciplinari se la vittima riceve lettere di richiamo ingiustificate; logistiche quando il lavoratore è trasferito in una sede periferica, lontana, scomoda e lontana dai suoi affetti; mansionali quando alla vittima si danno compiti da svolgere al di sotto delle sue mansioni lavorative; paradossali, quando alla vittima si danno da svolgere compiti al di sopra delle sue competenze e in questo caso è ipotizzabile che la vittima non lo sappia fare e sia quindi messa in una condizione oggettiva di sbagliare (Gilioli e Gilioli, 2000).
Chiunque siano le persone e le strategie, nel Mobbing come in guerra, ci sono essenzialmente due parti in disaccordo che si fronteggiano. Come in guerra così anche nel Mobbing un ruolo fondamentale è ricoperto dalle terze persone che assistono al fenomeno: i cosiddetti spettatori.Nessuna situazione di Mobbing può restare inavvertita da questi cosiddetti spettatori: la sua portata è troppo pregnante perché non venga in qualche modo percepita. Di conseguenza, anche gli spettatori del Mobbing ne sono coinvolti: possono fare da semplice sfondo oppure parteggiare apertamente per una delle due parti. Questi personaggi vengono identificati rispettivamente con gli appellativi di co-mobber (coloro i quali sostengono e rafforzano le azioni dei mobber) e di side-mobber che sono persone più creative e non si limitano ad appoggiare le azioni mobbizzanti, ma ne attuano a loro volta di nuove. I motivi per cui un mobber decide di iniziare una guerra sul lavoro sono praticamente infiniti: per ambizione, per sete di carriera, per invidia, per incompatibilità di carattere, per divertimento; e molti altri ancora. Proseguendo nell'analogia con la guerra, si può individuare un denominatore comune tra tutte le possibili motivazioni del Mobbing: rendere l'altro inoffensivo, ossia costringerlo in una posizione di debolezza e inoffensività. Di fronte ad una persona privata di ogni possibilità di difesa l'aggressore può permettersi di agire e di comportarsi come preferisce. Nella guerra sul lavoro la posizione peggiore è la completa incapacità di difendersi e reagire. Raggiunto questo stadio il mobbizzato è preda della più profonda disperazione e normalmente è già soggetto a malattie psicosomatiche e crisi depressive. Il mobber ottiene la sua vittoria: la vittima si dimette dal posto di lavoro.
Anche il Mobbing come la guerra vera, non nasce dal nulla, non è mai un evento isolato, slegato dal contesto, ha sempre una sua storia di precedenti. Il Mobbing deriva da un contesto di incertezza e di instabilità oppure da una serie di azioni negative che durano da parecchio tempo e si ripetono con una certa frequenza. Esiste un' altra caratteristica comune tra la guerra vera e la guerra sul lavoro: entrambe non consistono solo di azioni, ma anche di pause e di intervalli. Nel Mobbing le interruzioni sono molto frequenti perché consentono al mobber di accertarsi degli effetti dei suoi attacchi.
Le fasi del mobbing
Il Mobbing non è una situazione stabile, ma. un processo in continua evoluzione: sulla base di ciò, gli esperti tedeschi e svedesi hanno cercato di definire gli stadi che il mobbing attraversa, per cercare di capire i metodi e le prerogative.
Il modello più famoso è quello a 4 fasi elaborato da Leymann che riflette una percezione del mobbing prettamente applicato alla realtà lavorativa svedese, in cui egli lavorava con una valida integrazione derivata dalle sue radici culturali tedesche; per questo il modello di Leymann oltre che nell'area scandinava si presta in modo eccezionale all'applicazione anche all'interno di studi condotti in Germania. Harald Ege, a cui si deve l'introduzione di questa tematica in Italia, ha apportato degli aggiustamenti al modello base di Leymann per renderlo adatto all'applicazione alla realtà lavorativa italiana. Questa correzione si è resa necessaria non perché il modello base fosse inesatto ma perchè erano le caratteristiche stesse della realtà sociale italiana troppo distanti e non confrontabili con quella germanica o nordeuropea all'interno della quale il modello era stato elaborato. Il modello italiano di Ege si compone di 6 fasi di mobbing vero e proprio, legate logicamente tra loro e precedute da una sorta di pre-fase detta "condizione zero" che non è ancora Mobbing ma ne costituisce l'indispensabile presupposto.
La "condizione zero".
Si tratta di una pre-fase normalmente presente in Italia ma sconosciuta nella cultura nordeuropea: il conflitto fisiologico, normale ed accettato. Una tipica azienda italiana è conflittuale. Si tratta di conflitto generalizzato, che vede tutti contro tutti e non ha una vittima definita: diverbi d'opinione, discussioni e piccole accuse reciproche.
La prima fase: il conflitto mirato.
Si individua una vittima e verso di essa si dirige la conflittualità generale. Il conflitto fisiologico prende una direzione, l'obiettivo è quello di distruggere l'avversario, il conflitto non è più oggettivo e limitato al lavoro ma si sposta verso argomenti privati.
La seconda fase: l'inizio del mobbing.
La vittima inizia ad avere un senso di disagio e fastidio, percepisce un inasprimento delle relazioni con i colleghi ed è portata ad interrogarsi su tale mutamento.
La terza fase: primi sintomi psico-somatici.
La vittima manifesta i primi problemi di salute e questa situazione può protrarsi per lungo tempo. Questi primi sintomi riguardano in genere un senso di insicurezza, l'insorgere dell'insonnia e problemi digestivi.
La quarta fase: errori ed abusi dell'Amministrazione del Personale.
Il caso Mobbing diventa pubblico e spesso viene favorito dagli errori di valutazione da parte dell'ufficio del Personale. Diventano più frequenti le assenze per malattia, l'Amministrazione del Personale si insospettisce, inizia ad indagare invia richiami disciplinari alla vittima.
La quinta fase: serio aggravamento della salute psico-fisica della vittima.
Il mobbizzato entra in una situazione di vera disperazione, di solito soffre di forme depressive più o meno gravi e si cura con psicofarmaci e terapie, che hanno solo un effetto palliativo in quanto il problema sul lavoro non solo resta, ma tende ad aggravarsi. Gli errori da parte dell'amministrazione sono di solito dovuti alla mancanza di conoscenza del fenomeno Mobbing e delle sue caratteristiche; infatti, i provvedimenti adottati sono pericolosi per la vittima, poichési convincerà di essere essa stessa la causa di tutto e di vivere in un mondo di ingiustizie dove non può far nulla precipitando ancora di più nella depressione.
La sesta fase: esclusione dal mondo del lavoro .
Questa fase implica l'uscita della vittima dal mondo del lavoro tramite dimissioni volontarie, licenziamento, ricorso al pre-pensionamento e anche ad esiti traumatici quali il suicidio, lo sviluppo di manie ossessive, l'omicidio o la vendetta sul mobber 
Il doppio mobbing
Il doppio Mobbing è una situazione che Ege ha riscontrato in Italia, ma di cui non si trova traccia nella ricerca europea. Questo fenomeno è legato al ruolo particolare che la famiglia ricopre nella società italiana.
In Italia il legame tra individuo e famiglia è molto forte: la famiglia partecipa attivamente alla definizione sociale e personale dei suoi membri, si interessa del loro lavoro, della loro realizzazione e dei loro problemi.
La vittima di una situazione di Mobbing tende a cercare aiuto e consiglio a casa. Qui sfogherà la rabbia, l'insoddisfazione o la depressione che ha accumulato durante la giornata lavorativa. E la famiglia assorbirà inevitabilmente tutta questa negatività, cercando di dispensare al suo componente in crisi, aiuto, comprensione, rifugio dai problemi: la crisi porterà necessariamente a uno squilibrio dei rapporti, ma la famiglia ha più risorse del singolo e riuscirà a tamponare la falla. Il Mobbing non è un normale conflitto, un periodo di crisi che si concluderà presto.
Il Mobbing è uno stillicidio di persecuzioni, attacchi e umiliazioni che perdura nel tempo, e alla lunga è devastante. La vittima trasmette la propria sofferenza al coniuge, ai figli, ai genitori il più delle volte per anni. illogorìo attacca la famiglia che resisteràper un certo tempo finchè le risorse saranno esaurite ed anch'essa entra in crisi: la famiglia è satura. Se questo avviene la situazione della vittima di Mobbing crolla. La famiglia protettrice cambia atteggiamento, cessando di sostenere la vittima e cominciando a proteggersi dalla forza distruttiva del Mobbing. La vittima diventa una minaccia per l'integrità e la salute del nucleo familiare, che ora pensa a proteggersi prima, ed a contrattaccare poi. Naturalmente si tratta di un processo inconscio: nessun membro sarà consapevole di non aiutare più il familiare. Il doppio Mobbing è la situazione in cui la vittima è bersagliata sul posto di lavoro e per di più privata della comprensione e dell'aiuto della famiglia. 
Le conseguenze del mobbing
Il Mobbing è una pratica dannosa e realmente criminale: le sue intenzioni sono dettate da sentimenti profondamente distruttivi verso gli altri e i suoi esiti sono sconvolgenti, i maggiori danni li subiscono il mobbizzato e l'azienda. Dai dati emersi dalla II Ricerca Europea sulle Condizioni di Lavoro, condotta sulla base di 16.000 interviste a lavoratori di tutta l'Unione europea. ogni anno circa 6 milioni di lavoratori (il 14% di tutti i lavoratori) sono soggetti a violenza fisica, 12 milioni (1'8%) subiscono intimidazioni e mobbing e 3 milioni (il 2%) sono vittima di molestie sessuali. Le ricerche condotte all'estero hanno dimostrato che il Mobbing può portare fino all'invalidità psicologica, e che quindi si può parlare di malauie professionali o di infortuni sul lavoro.
In Svezia un'indagine statistica ha dimostrato che una percentuale stimata tra il lO ed il 20% del totale dei suicidi in un anno ha avuto come causa scatenante il Mobbing.In Svezia e Germania centinaia di migliaia di persone sono finite in prepensionamento o addirittura in clinica psichiatrica. In casi di questo tipo, i costi non hanno investito solo l'azienda di lavoro ma anche la società stessa: un lavoratore costretto alla pensione a soli 40 anni costa alla società 1 miliardo e 200 milioni di lire in più di uno pensionato all'età prevista. Secondo le prime ricerche, in Italia oggi soffrono per Mobbing oltre 1 milione di lavoratori, mentre sui 5 milioni è stimato il numero di persone coinvolte in qualche modo nel fenomeno, come spettatori o amici e familiari della vittima (fonti internet). Il dott. Ege ha fatto i calcoli riguardo un caso di Mobbing in cui si è imbattuto. In un'azienda due persone erano sistematicamente "mobbizzate', dopo sei mesi, una vittima aveva ridotta la sua prestazione lavorativa del 40%, l'altra del 60% e questo soltanto prendendo in considerazione il rendimento. Gli stessi in un anno, avevano totalizzato uno otto settimane di malattia e l'altro dieci.
Sommando il calo delle prestazioni alle assenze retribuite per malattia in un anno, l'azienda aveva subito in un caso una perdita del 29,2% e nell' altro del 41,5%. A queste cifre il dott. Ege ha aggiunto i costi dei sostituti durante le assenze delle vittime e la perdita di tempo lavorativo dei mobber (il 5% delle loro capacità totali erano usate per compiere azioni mobbizzanti).
Alla fine la perdita totale calcolata dell'azienda in un anno era di ben il 190,7

 
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Ho una formazione giuridica che mi ha portato fino ad una specializzazione post laurea e che, nello stesso momento, mi ha compromesso per sempre. Studiare diritto ha terribili effetti collaterali, ancora oggi quando faccio la lista della spesa la suddivido in commi; quando la mia compagna mi rimprovera qualcosa cerco di ricorrere in Appello e se so di essere colpevole fingo la semi infermità mentale (mi viene bene). Ho cercato di rimediare laureandomi in sociologia, la sociologia è bellissima ma anch’essa ha effetti collaterali, ti fa capire quanto alcune nostre certezze siano in realtà soltanto illusioni…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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