Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

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ARTE & DINTORNI

mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Messaggi del 10/05/2008

 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 10 Maggio 2008 da tuttiscrittori
 


Venerdì 9 maggio , puntata di "Parole al passo", il programma di musica, poesie e racconti, nato dalla collaborazione tra www.tuttiscrittori.it e

dal titolo "E bussò il vento" (dal titolo di una poesia di Emily Dickinson).   Durante la serata, impreziosita dal contributo telefonico di Eolian  e dalla selezione musicale di BobSaintClair , abbiamo ascoltato, tra l'altro, i racconti dell'ormai pluridecorato Giancarlo Manfredi e del giovanissimo esordiente Fabio Balboni.

Tra qualche giorno sarà disponibile la registrazione della puntata, ma nel frattempo, per ascoltare e scaricare le puntate precedenti, potete collegarvi QUI

ATTENZIONE! Aspettiamo i vostri racconti e le vostre poesie (potete inviare a: redazione@tuttiscrittori.it). I testi selezionati dalla redazione di tuttiscrittori.it saranno presentati durante le prossime puntate di "Parole al passo", su Radio Imago . Il tema? L'amore, la passione. In tutte le infinite sfumature possibili...

*** *** ***
Ed ecco i racconti:

***

Il dito di Dio (di Giancarlo Manfredi

**

Mare color del piombo fuso: appena sopra l’orizzonte avanza la linea diritta e scura del temporale.
La parte superiore di un fronte perturbato si innalza a cupola verso la stratosfera: conosco le leggi della natura, ma ora il pensiero razionale non riesce a domare un istintivo timore.
Si è fatto subito buio e i volti della squadra sono illuminati, ad intermittenza, dal blu elettrico dei lampeggianti.
Un fulmine; la pioggia si fa scroscio.

- Guardate là!

Perfetto, l’imbuto grigio inizia la sua discesa verso la superficie del mare.

Ha un attimo di esitazione, la sua sagoma si contorce, poi tocca; comincia a pompare acqua di mare ed energia.
Punta verso la riva, risale la spiaggia, macinando sabbia e detriti.
Scavalca la strada, abbatte un capannone, poi inizia a frantumare le serre in un’orgia di vetro, metallo e plastica.
Quindi risale la collina.

Ci scambiamo rapidi sguardi di intesa, poi uno grida: - Laggiù ci sono delle persone… dobbiamo andare!
Ma nessuno è tanto sicuro sul cosa fare.  La teoria insegna che sia cosa facile seguire la traccia di un tornado e in questo caso lo è. Almeno fintanto che non arriviamo alla strada che porta al cimitero.
Qui i grandi alberi secolari sono stati sradicati come fossero bonsai e giacciono di traverso sulla carreggiata.

Il tranquillo e solitario parcheggio dietro il camposanto, solitamente luogo di incontro per gli innamorati, sembra ora un disordinato deposito di macchine schiacciate e gettate lì alla rinfusa. Si sentono grida terrorizzate: qualcuno, fortunatamente, si è salvato rifugiandosi oltre il muro del cimitero. Vengono accese le torce elettriche e con la squadra proviamo ad entrare oltre il cancello in ferro battuto.
Lo spettacolo è di quelli che lascia senza fiato: il tornado si è fermato proprio nel mezzo e sta scoperchiando le tombe.

- E’ il dito di Dio! E’ lui che dice ai morti di sollevarsi! - urla qualcuno, non capisco da quale direzione.

Tra le grida e il frastuono del vento, mi volto verso i miei compagni di squadra, ma non vedo nessuno.
Non posso dar loro  torto, penso, mentre vengo risucchiato dalla forza della natura e scopro la sua vera identità .


***
***

Vento (di Fabio Balboni)

**

La via alberata costeggia il marciapiede e si affaccia sul parco. E’ una giornata primaverile. Una lattina vuota rotola. La chioma di un olmo viene scossa all’improvviso da un brivido. Una foglia lascia il suo ramo. Piroetta leggera, danzando. Si lascia condurre dall’invisibile ballerino senza opporsi alla sua forza: non potrebbe; un soffio e volteggia. Sospinta in alto, confusa in una giravolta, lasciata senza fiato da un casqué. Poi stregata e solitaria a terra. Immobile. Sospira, come inchino per un pubblico già distratto, scomparendo tra le altre foglie.

Elegante, possente, infallibile. I fili d’oro della savana ondeggiano, occhi felini scrutano prede. Corre! Velocissimo a trionfare sul nemico confuso. Ma oggi qualcuno, lo ha tradito: i respiri sono lunghi, affaticati, è circondato da iene pronte ad approfittare della sua debolezza. Ha perso, fiuterà altrove non prima
d’aver recuperato le forze al riparo sicuro di un’acacia.

Potente è il tuono. Nubi nere a offuscare il cielo, senza concedere spazio al tramonto: come fosse notte. La mano salda stringe l’elsa della grossa spada, il mantello sbatte ripetutamente contro gli schinieri dell’armatura. Gli arbusti si piegano. Sventola un vessillo in lontananza, scandisce i secondi con un nuovo ritmo. Il combattente non può trattenersi oltre, il suo urlo, violento e incontrollabile colpirà il petto dell’avversario. Come fulmine.

E’ solo vento, risponde il padre incoraggiando la figlia a non avere paura. Lei si china e raccoglie una foglia.

E’ solo vento, invisibile impalpabile a proseguire il suo gioco con le cose, con la vita.

***

***

e una poesia sugli aquiloni suggerita da Eolian:

Perchè ci sono mani che mi tengono avvinto alla terra
posso arrampicarmi sulle scale celesti.
Sempre, quando volto
scuotendo la mia spalla
contro il vento, io sono
risucchiato più profondamente
pezzo per pezzo nel grembo del cielo.
Perchè ci sono mani che mi tengono avvinto alla terra,
la terra pende dalla mia coda
 
Makoto Ooka

***

***


 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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