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I possibili ritorni della vita

Post n°33 pubblicato il 11 Marzo 2008 da njo28
 
Foto di njo28

L’avventura della vita sul nostro pianeta è punteggiata da brusche frenate e da altrettanto rapide ripartenze. Tutt’altro che tranquilla e lineare, dunque, la sua evoluzione nel corso dei milioni di anni che stanno alle nostre spalle. Tra gli eventi solitamente considerati i più disastrosi per tale evoluzione dobbiamo certamente annoverare il bombardamento di oggetti cosmici, uno scenario tutt’altro che raro nel passato della Terra e degli altri corpi del Sistema solare.

Ma è davvero solamente distruttivo e drammatico il legame tra la vita e un impatto cosmico? Per provare a capirne di più, un team di ricercatori coordinati da Gerda Horneck (German Aerospace Center DLR) ha provato a riprodurre in laboratorio le condizioni alle quali potrebbero essere sottoposti particolari microorganismi nel caso di impatto. I risultati di queste simulazioni sono stati pubblicati nell’edizione primaverile della rivista Astrobiology (volume 8, numero1).

In pratica i ricercatori hanno collocato alcune colture di microorganismi (spore di Bacillus subtilis, cellule del cyanobacterium endolitico Chroococcidiopsis e talli del lichene Xanthoria elegans) tra due dischi di gabbro - una roccia vulcanica molto simile a quella che costituisce le rocce su Marte - e hanno sottoposto il tutto a forti pressioni (fino a 40 GPa). Con questo si voleva simulare lo shock che avrebbe dovuto sopportare un meteorite marziano nel momento in cui, per l’azione di un impatto, fosse stato espulso dalla superficie del pianeta. Con grande sorpresa, l’analisi delle colture al termine dell’esperimento ha suggerito che una parte degli organismi era in grado di sopravvivere a quelle terribili condizioni ambientali.

Guardato con una buona dose di ottimismo, un simile risultato potrebbe addirittura autorizzare a pensare che il meccanismo di espulsione di materiali a seguito di un impatto possa trasformarsi in una sorta di processo di disseminazione. In altre parole, in linea di principio è lecito ipotizzare che microorganismi presenti in passato su Marte possano anche aver raggiunto il nostro pianeta, e viceversa. Un’ipotesi molto cara a chi da tempo suggerisce come la vita, utilizzando le meteoriti come efficaci scialuppe di salvataggio, possa essere successivamente migrata da un pianeta all’altro nei passati tre miliardi e mezzo di anni.

Idea senz’altro appetitosa per gli scrittori di fantascienza, ma - a quanto pare - non così esageratamente assurda come si poteva pensare finora.

Fonte: Coelum

 
 
 

BILL CLINTON E I DOCUMENTI SUGLI EXTRATERRESTRI

Post n°31 pubblicato il 08 Marzo 2008 da njo28
 
Foto di njo28

"L’Archivio di stato, sollecitato da Clinton stesso, ha infatti reso disponibili per la consultazione diversi documenti e fotografie risalenti agli anni della presidenza, rispondendo a 14 delle decine di richieste di accesso agli archivi arrivate nelle scorse settimane: di queste, la maggior parte richiede informazioni sulla documentazione relativa agli oggetti volanti non identificati".

E' quanto si legge sul sito de La Stampa.
Gli amanti di ufologia sanno che l'ex presidente Bill Clinton era interessato particolarmente all'argomento UFO ed X-FILES. Molte sono le telefonate, lettere, messaggi e riunioni che quest'ultimo raccoglieva.
Numerosi, anche, i documenti e la corrispondenza con la Project Starlight Coalition, associazione di scienziati, ricercatori, studiosi e semplici cittadini promuovente lo studio sul fenomeno e la preparazione ad un eventuale contatto con civiltà aliene.

Oltre che da Clinton, la passione per gli OVNI era coltivata anche dal direttore del suo staff John Podesta. Tra i documenti resi noti, infatti, vi sono tante e-mail inviate o ricevute da questi negli anni '98 e '99.
Negli scritti si parla anche di una misteriosa area nella quale sarebbero stati nascosti (o lo sarebbero ancora oggi), resti di un UFO precipitato ed i corpi dei suoi occupanti. L'AREA 51.

Fonte: www.ufosullarete.it


 
 
 

ENORME UFO FOTOGRAFATO SUL TAMIGI

Post n°30 pubblicato il 06 Marzo 2008 da njo28
 
Foto di njo28

 "A quanto pare, alcune ricerche indipendenti hanno avanzato una ipotesi molto più terrestre e che sembra altamente verosimile.
L'oggetto in questione potrebbe essere semplicemente il riflesso del contakilometri della vettura sul vetro"

L'impressionante disco volante è stato fotografato per caso da una studentessa in visita a Londra.

Il sito del quotidiano inglese "The Sun" ha riportato la notizia di un enorme "disco volante" scoperto per caso da una studentessa dell'Università di Exeter, Karolina-Slavka Mueller, nel rivedere le sue foto di viaggio, in visita a Londra.
Come spesso accade, la ragazza non si è accorta dell'oggetto mentre scattava le foto, ma è rimasta scioccata quando, riguardando gli scatti del suo viaggio del 19 gennaio, ha notato quell'inquietante disco fluttuante campeggiare in almeno due delle foto.
Le foto sono state scattate in intorno alle 3.50 di notte e la prima delle due nei pressi di un luna-park, il che potrebbe essere uno dei motivi per cui al momento dello scatto, l'oggetto circolare e luminoso, non ha attirato in modo particolare l'attenzione della ragazza e dei suoi due amici, mentre scorrazzavano in macchina per il centro di Londra.
La seconda foto è stata scattata a distanza di 8 minuti e quindi molto probabilmente sempre nella zona del luna-park, magari da un'altra prospettiva, il che farebbe pensare che, l'oggetto sia comunque rimasto immobile sul fiume Tamigi.
Un oggetto in movimento, di quelle dimensioni e illuminato avrebbe infatti attirato maggiori attenzione e probabilmente non sarebbe passato inosservato.
Karolina, ancora esterrefatta per questa scoperta postuma, ammette: "Nessuno di noi è riuscito ancora a trovare una spiegazione ragionevole su cosa potrebbe essere stato quell'oggetto. Uno dei miei due amici è cresciuto a Londra e neanche lui è in grado di trovare una spiegazione. Ha confermato che non ha mai visto nulla di simile e che assolutamente non si tratta di un edificio presente in quella zona.".
Chris Martin, ricercatore UFO, editore e cameraman è convinto che non si tratti di falsi fotografici digitali o di altra natura, ma di un oggetto reale, del classico ufo a forma di disco volante insomma.
Come di prassi il Ministero della Difesa inglese, interrogato sulle testimonianze e le prove fotografiche non si sbilancia, risillabando con precisione quella cantilena scontata che ormai suona preoccupantemente come un "no-comment": "Il Ministero della Difesa esamina i rapporti solo per capire se ci possa essere un pericolo per gli spazi aerei inglesi. Se non c'è alcuna prova di un pericolo potenziale (ndr. Un enorme disco volante luminoso che svolazza in pieno centro di Londra in che categoria rientrerebbe?) allora non abbiamo alcun interesse nell'identificare la natura della segnalazione.".
A quanto pare, alcune ricerche indipendenti hanno avanzato una ipotesi molto più terrestre e che sembra altamente verosimile.
L'oggetto in questione potrebbe essere semplicemente il riflesso del contakilometri della vettura sul vetro.
Attraverso la comparazione di foto si è addirittura risaliti al tipo di vettura, una Mini.
Questo spiegherebbe anche il perchè non è stato notato dalla ragazza durante gli scatti, spesso infatti i riflessi, essendo dati per scontati dalla nostra percezione, vengono ignorati.
 
 
 

IL MISTERO DELLE BERMUDA

Post n°29 pubblicato il 03 Marzo 2008 da njo28
 
Foto di njo28

STARGATE NEL TRIANGOLO DELLE BERMUDA

Gli scienziati ipotizzano che le difformità siano causate da microscopici “wormholes”: la base navale americana AUTEC potrebbe essere una sorta di Area 51 dei Caraibi. Ma in quelle acque si nasconderebbero anche le vestigia di Atlantide

Oceani di inchiostro sono stati versati sull'argomento Triangolo delle Bermuda, quella sorta di “pozzo di S.Patrizio paranormale” dove sono scomparse centinaia di navi e una ventina di aerei e dove hanno luogo deviazioni dei campi magnetici, improvvise formazioni di fitta nebbia, una quantità di avvistamenti UFO decisamente superiore alla media e molto altro ancora. Svariate ipotesi hanno accompagnato questi rapporti, tra di esse, la più controversa è la teoria secondo cui l'arcipelago delle Bahamas sia formato dalle cime dei monti del perduto continente di Atlantide, affondato in questi mari millenni orsono.

Io sono uno storico, con alle spalle un dottorato in storia e sociologia all'Università di Colonia - quindi ben allenato ad evitare le congetture e ad attenermi ai fatti - e non mi aspettavo certo di contribuire un giorno a questa controversia. Ma il caso ha disposto diversamente. In qualità di istruttore sub professionista, nel 1995 venni mandato, dalla compagnia per la quale lavoravo, a Nassau, nelle Bahamas, per un periodo di sei mesi. Durante il mio lavoro, i proprietari delle imbarcazioni del luogo mi riferirono spesso che la lettura delle loro bussole aveva presentato delle improvvise deviazioni, portandoli completamente fuori rotta. La mia curiosità ebbe il sopravvento e decisi di rintracciare eventuali irregolarità dei campi magnetici nelle zone in cui erano state notate le deviazioni, cercando di registrare misurazioni dettagliate.

A caccia di prove

Basandomi sui resoconti che avevo udito, scelsi di immergermi in sette diverse località: Fish Hotel, Lyford Cay e White Hole, vicino a Nassau; Lost Blue Hole, a circa un'ora di navigazione da Nassau; Dogleg Reef, ad un'ora da Marathon, nelle Florida Keys; il cosiddetto “Atlantis Wall”, vicino Bimini; e Sunken Train, presso Eluthera. Due colleghi sommozzatori - lo statunitense Al Miller ed il giamaicano Joel Green - mi accompagnarono in queste spedizioni. Nell'arco di un paio di mesi ci immergemmo da una a sette volte a settimana, tuffandoci più volte in ogni località, solitamente scendendo ad una profondità di poche decine di metri. Ogni immersione durava in media 60 o 75 minuti. Trovammo prove evidenti di deviazioni magnetiche in quattro di quelle zone: Fish Hotel, Lyford Cay e White Hole nelle Bahamas e Dogleg Reef nel sud della Florida. Durante le nostre immersioni raccogliemmo elementi molto precisi sulle differenze riscontrate tra i valori normali e quelli effettivamente registrati dalle nostre bussole.

Nei mesi seguenti trasmisi questi dati a diversi fisici in tutto il mondo. Tutti furono concordi nell'affermare che tali anomalie dei campi magnetici terrestri potevano essere causate da microscopici “wormholes” che apparivano e scomparivano in brevissimo tempo. Non riuscivano ad immaginare altre possibili spiegazioni. Il Prof. John Wheeler, dell'Università di Princeton, descrive i wormholes come dei “tunnel di transito” tra diverse dimensioni della realtà. Secondo Wheeler i wormholes misurerebbero solo una giga-frazione di un centimetro quadrato ovvero, in cifre, il numero 1 preceduto da 33 zeri, preceduti da una virgola decimale. Si suppone che questi mini-buchi neri, che appaiono e scompaiono continuamente dalla geometria dello spazio, siano delle minuscole particelle di “materia virtuale” ovvero che essi possano esistere solo per un limitato periodo di tempo. I cosiddetti mini-buchi bianchi, loro controparte, sarebbero invece composti di anti-materia virtuale. Nella base navale AUTEC, nelle Bahamas, secondo alcune fonti accreditate, verrebbero condotte ricerche segrete sugli UFO Ogni volta che questi due tipi di materia virtuale si formano, a qualunque livello, si auto-distruggono immediatamente. Il Prof. Wheeler, tuttavia, non sa spiegare il motivo del continuo apparire, scomparire e riapparire di tali mini-buchi.

Opinioni scientifiche

Riguardo le mie registrazioni di anomalie nei campi magnetici, ecco i pareri espressi da alcuni degli scienziati - in genere fisici quantistici - con i quali ho parlato. Secondo il fisico Dott. Werner Muller, di Karlruhe: “Basandomi sulle cifre che mi ha fornito e sul fatto che non sono state trovate fonti naturali sul fondo del mare, non restano altro che le teorie della fisica quantistica per spiegare questo fenomeno”.

Per il Prof. Tsung-Min Gung, fisico di Tokyo: “Se le teorie sulle connessioni interdimensionali non sono totalmente errate e se esse possono venire sviluppate come mi aspetto, la stretta interdipendenza esistente tra la gravità ed il campo magnetico terrestre potrebbe essere uno dei modi per individuare queste aperture fra diverse dimensioni”.

Dal canto suo, il fisico Dott. Grazyna Fosar, di Berlino, afferma: “Dal punto di vista della fisica, l'unica spiegazione ragionevole per queste misteriose deviazioni nei campi magnetici è l'esistenza di 'porte' verso l'iperspazio”.

Sorprendenti risultati, che mi portarono a studiare, con sempre crescente interesse, gli altri fenomeni caratteristici del “Triangolo delle Bermuda”, associati alla zona delle Bahamas.L'isola di Andros, sede dei laboratori dell'AUTEC L'ipotesi che le deviazioni magnetiche siano causate dalla presenza di “stargates” era già stata avanzata qualche tempo fa (sebbene, per quanto ne so, sono stato il primo a raccogliere dati effettivi a riguardo) e alcuni ricercatori hanno associato proprio alla presenza di questi “stargates” l'incidenza estremamente alta di avvistamenti UFO registrata in quell'arcipelago.

Una base navale top-secret

Molti di tali avvistamenti avvennero presso l'Atlantic Undersea Test and Evaluation Center (Centro Subacqueo Atlantico di Test e Valutazione) o AUTEC, base navale americana nelle Bahamas. Pertanto, alcuni ricercatori credono che l'AUTEC potrebbe essere una sorta di “Area 51” sottomarina: un luogo dove il governo americano effettuerebbe delle ricerche segrete sugli UFO e che, di tanto in tanto, verrebbe persino visitato dagli alieni. Decisi di indagare fino in fondo queste incredibili congetture. L'AUTEC possiede delle risorse davvero uniche, incluso un poligono subacqueo per sperimentare e studiare armamenti acustici. Si trova sull'isola di Andros, 285 chilometri a sud est di West Palm Beach, Florida.

Le installazioni ed i laboratori di Andros - per visitare i quali bisogna procurarsi uno speciale permesso - coprono meno di due chilometri quadrati di territorio ma, in realtà, l'AUTEC comprende ben 2.688 chilometri quadrati del circostante Mar dei Caraibi. Questa zona dell'oceano consiste in una baia dalle acque abissali e dai fondali scoscesi, lunga 160 chilometri e larga 32, profonda dai 700 fathom (misura di profondità: 1 fathom = 1,829 m.) dei bordi ai 1.100 fathom del suo lato nord. A conti fatti, si tratta di un'enorme quantità di spazio acquatico. Inoltre, ho saputo da più fonti che la base di Andros è sottoposta a misure di sicurezza severissime e top-secret.

UFO e “blue holes”

Nelle acque circostanti l'isola, di tanto in tanto sono stati avvistati strani apparecchi che non solo somigliavano ad UFO, ma ne avevano anche la stessa sbalorditiva rapidità di movimento e che eseguivano le medesime incredibili virate ad angolo acuto. Un uomo d'affari viennese mi riferì che, mentre circumnavigava le coste di Andros con il suo yacht, vide ad una distanza di circa tre chilometri (era una giornata molto limpida), in acque profonde più di due chilometri, un oggetto immobile che scambiò per una balena. Avvicinandosi a meno di 800 metri dall'oggetto - che aveva iniziato ad emettere uno strano bagliore - scoprì che si trattava invece di un qualche genere di apparecchio tecnologico, dal design ultramoderno. Improvvisamente, l'apparecchio partì dirigendosi verso sud, a quella che il testimone definì “una velocità folle”. Scivolò sulla superficie dell'acqua per poi scomparire istantaneamente tra le onde, senza più riapparire.

Mi sono state riferite teorie di cospirazione e di insabbiamento di natura molto oscura, fiorite intorno al tema dell'AUTEC quale possibile Area 51 sottomarina, così come voci simili circolano sulla vera Area 51. Eccovene un esempio, riferitomi da un informatore che ho intervistato nel Novembre 1998, nel quartier generale della NASA a Cape Kennedy, Florida. Egli mi raccontò che Rob Palmer - un sommozzatore inglese molto noto ed apprezzato nell'ambiente, che era stato per diversi anni direttore di un centro ricerche sui “blue holes”, nelle Bahamas - nel Luglio del 1997 era scomparso durante un'immersione compiuta nel Mar Rosso, in Israele, e lo si riteneva morto. I “blue holes” (o buchi blu) sono delle piccole caverne sottomarine che si sono apparentemente formate dall'interno e che si trovano soprattutto in quell'arcipelago. Io ritengo che i blue holes potrebbero essersi generati a causa delle continue apparizioni e sparizioni dei microscopici wormholes.

A quanto sembra, Rob Palmer aveva una teoria analoga e, inoltre, era convinto che i blue holes potessero essere dei punti di transito per gli UFO in arrivo da altre dimensioni. Le sue indagini lo stavano portando sempre più vicino all'isola di Andros, dove vi è una vera proliferazione di questi blue holes. Il mio informatore mi disse che circolavano alcune voci secondo cui Palmer era stato ucciso da ufficiali dell'AUTEC, probabilmente perché sapeva troppo, tramite una suggestione post ipnotica che lo avrebbe indotto al suicidio mentre si trovava in immersione nel Mar Rosso. In qualità di storico, non è mia intenzione approfondire simili tristi supposizioni, ma il semplice fatto che tali voci esistano suggerisce che potrebbe effettivamente essere in atto un qualche genere di attività clandestina nella base di Andros.

E Atlantide riemerse dalle acque

Poiché molto del materiale che avevo studiato aveva dimostrato di avere una base di verità, per quanto indiretta, decisi di indagare la storia secondo cui l'area delle Bahamas corrispondeva all'antico continente di Atlantide non completamente sommerso. Molti hanno creduto per lungo tempo che le mura sottomarine di Bimini fossero una vestigia di Atlantide. L'idea era stata avanzata in un primo momento dal medium Edgar Cayce, il quale affermava che molte delle persone da lui esaminate avevano vissuto vite precedenti in Atlantide. Alcuni scienziati del British Government's Building Research Establishment (Fondazione per la Ricerca Edilizia del Governo Britannico), usando le più recenti tecnologie, hanno persino scoperto delle minuscole quantità di carbone ed oro all'interno di quelle che sembrano essere pietre lavorate dall'uomo, trovate sul fondale di Bimini.

Come storico, mi interessa principalmente lo studio delle fonti primarie d'informazioni, piuttosto che secondarie, pertanto decisi di leggere l'unico testo sul quale sono state basate le migliaia di libri dedicati ad Atlantide: il Crizia, dialogo scritto dal filosofo greco Platone. Soprattutto, decisi di leggerlo non in chiave mitologica o metaforica, come molti fanno, ma come un vero documento storico. Pertanto tralasciai i dettagliati resoconti degli splendori di questo antico regno, concentrandomi invece sulle sue dimensioni, che ci sono state tramandate da Platone: che forma aveva Atlantide? Quali erano la sua lunghezza e larghezza ?

Appresi qualcosa di affascinante: se potessimo prendere l'attuale arcipelago delle Bahamas e sollevare l'intera massa della terraferma di 90 metri - o, per metterla in altro modo, abbassare il livello dell'acqua che circonda le Bahamas di 90 metri (riportandola al livello che aveva durante l'ultima Era Glaciale) - ci troveremmo di fronte un territorio che corrisponderebbe in maniera impressionante, per forma e misura, all'antica Atlantide descritta da Platone: il filosofo scrisse nel Crizia che tale continente era più grande dell'Egitto (ovvero dell'Egitto allora conosciuto); che il centro dell'isola, non distante dal mare, era formato da una pianura circondata da bassi rilievi ad una distanza di 9 chilometri; e che questi stessi rilievi si trovavano in un'ampia pianura, circondata da alte montagne ad una distanza di 321 chilometri.

La zavorra dei Confederati

Tuttavia, le mie conclusioni riguardo le cosiddette Mura di Bimini, presunte rovine di Atlantide, non sono affatto così “New Age”. Credo, infatti, che le pietre che le formano e che appaiono lavorate dall'uomo, non provengano affatto da Atlantide ma che siano state lasciate là durante la Guerra Civile Americana. A quell'epoca un gran numero di navi forzava il blocco dell'Unione per trasportare merci e rifornimenti nei porti dei Confederati. Braccati dalle navi dell'Unione, questi vascelli spesso si rifugiavano nelle basse acque delle Bahamas, dove le grosse navi da guerra non potevano seguirli. Per riuscire a navigare al di sopra degli scogli che costellavano le acque erano spesso costretti a disfarsi del peso eccessivo, in modo da diminuire il pescaggio delle imbarcazioni. Il modo più semplice di farlo era liberarsi dei massi di granito usati come zavorra nelle stive. Penso che questa abitudine possa spiegare la presenza di gran parte delle pietre scoperte oggi in luoghi come Bimini.

Ho proseguito le mie indagini in molti altri campi. Trovando, ad esempio, che le Bahamas hanno le loro personali leggende su misteriose creature simili a scimmie, che non si lasciano vedere quasi mai: i “chickcharnies”. Ho scoperto, inoltre, che esistono molte “storie di fantasmi” collegate alle Bahamas e che gli sciamani della zona hanno fama di possedere dei poteri semi-divini. Insomma, ho lasciato le Bahamas con la netta impressione - una sensazione difficilmente comprovabile scientificamente - che in quell'arcipelago vi sia un elevato grado di energia psichica o persino di energia “interdimensionale”.

Ammaraggio subacqueo

Tuttavia, la mia attenzione torna agli “stargates subacquei dei Caraibi” scoperti insieme agli amici Al Miller e Joel Green. Ho una proposta. Sarebbe interessante cercare davvero di entrare in uno di questi “stargate”, se non per il fatto che essi sono solitamente microscopici e che tendono a fluttuare dentro e fuori dall'esistenza. Pertanto, vorrei suggerire che uno o più fisici si immergano in alcune delle località dove sono state riscontrate le anomalie magnetiche, magari quelle vicino a Nassau, in acque poco profonde, non distanti dalla riva e dalla capitale delle Bahamas, che potrebbe ospitare in maniera eccellente la stampa internazionale eventualmente interessata ad assistere a questo inusuale “Ammaraggio Subacqueo negli Stargates dei Caraibi”.

Devono sicuramente esserci molti scienziati giovani, atletici e sportivi che potrebbero venire persuasi ad indossare l'equipaggiamento da sub e ad avventurarsi sul fondo dell'oceano per scoprire quali sensazioni telepatiche e quali messaggi sarebbero in grado di cogliere, filtrati nell'attimo in cui questi microscopici wormholes si aprono per poi richiudersi e riaprirsi. La mia proposta può sembrare bizzarra, ma io ed i miei colleghi sommozzatori saremmo lieti di addestrare i ricercatori disposti a tentare e di scendere poi con loro sul fondo dell'oceano a largo delle Bahamas.

Fonte: www.ecplanet.com

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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