UNA VOCE

Questo blog, un mondo un cuore ... UNA VOCE, nasce per dare voce a Karl. Un innocente ingiustamente condannato e rinchiuso in carcere da 20 anni. Sopravvissuto a 14 anni di isolamento, senza nessun contatto umano, senza un abbraccio o una semplice stretta di mano. Sopravvissuto in un mondo crudele in cui la morte, la tortura, la violenza, il grido dei pazzi sono il pane quotidiano … Un uomo che desidera comunicare al mondo la conoscenza appresa dalla sofferenza, dalla profonda introspezione, dal contatto con lo spirito universale, il Creatore, gli Angeli…

Creato da Lakota13 il 03/02/2010

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IL SANGUE D'ALTRI

Post n°16 pubblicato il 13 Giugno 2010 da Lakota13
 
Foto di Lakota13

Recensione de “IL SANGUE D’ALTRI” pubblicata sul numero di novembre ’09 del notiziario del Comitato Paul Rougeau Per chi non conoscesse il Comitato Paul Rougeau (http://www.paulrougeau.altervista.org/), si tratta di un Comitato che si batte per l’abolizione della pena di morte, organizzando interessanti attività e occupandosi di alcuni casi concreti.

L’UOMO CHE NON C’È di Antonio Landino

Recensione del libro: “Il sangue d’altri” scritto da Karl Louis Guillen detenuto in Arizona

Barack Obama non conosce Karl Louis Guillen. Non lo hanno conosciuto neanche i precedenti presidenti. E dopotutto, perché qualcuno dovrebbe conoscerlo? E’ una storia antica, quasi biblica che - senza voler essere irriverenti né nostalgici - si potrebbe modernamente confermare come Legge del taglione. Con buona pace di chi riposa in pace.
Ma Karl Louis Guillen attualmente non riposa bene. Anzi, vive poco e male. E senza pace. E allora? In fondo, è soltanto un uomo che è stato infilato nel Tritacarne. Vogliamo provare a saperne di più? La sua è una storia normale, anzi ordinaria, come infinite ce ne sono nel Grande Paese quando il malcapitato di turno incappa nel Sistema. Sistema Giudiziario, nella fattispecie. Che prevalentemente agisce (e re-agisce!) in maniera dozzinale, prevenuta e facinorosa a fronte di quelli che vengono definiti casi di “basso profilo”. E si parla di un uomo comune che - nell’acquisizione del dolore e della privazione coatta della libertà - attende la privazione della propria vita. Se “vita” si può ancora definire la permanenza nel braccio della morte, in attesa del “verde”, che in gergo significa dare l’ok per ammazzare qualcuno. E si attende, arrivando sino al punto di odiare il proprio stesso odore. Da soli, ma non abbastanza, perché a volte la solitudine è la peggiore compagnia che si possa desiderare, mischiata ai silenzi dell’anima ed ai rumori ovattati dei ricordi, in una sorta di Limbo, perché il Braccio è l’apoteosi del Nulla. Un deserto dove nessuno ti può sentire urlare.
Karl Louis Guillen ha visto tanto, e senza mai urlare. Anzi, ha visto... ma non vissuto, perché vivere è tutta un’altra cosa. Si è semplicemente limitato ad esistere, mentre la vita gli è scivolata davanti voltandogli le spalle. Ma nel frattempo si è migliorato, perorando se stesso e certamente nel modo più difficile, tra vessazioni e soprusi, con estrema lucidità. Un lungo penoso cammino percorso in punta di anni, forse più un trascinamento, dove l’orrore è l’ordinario e la speranza è un privilegio proibito e indifendibile. E scatta così la necessità di comunicare, di divulgare, tentando di rimanere umano ma immerso nella mancanza di umanità, coi turgori dei lividi. Ma quelli si riassorbono. Rimane il Dolore, e per questo ci vuole più tempo. Specialmente perché viene corroborato con torture corporee e privazioni sensoriali. Quotidiane, perché è facile accanirsi contro l’Uomo che non c’è. Eppure, Karl esiste. E continua a farlo. E ce ne sono tanti - di uomini come lui - che non ci sono. Non da questa parte delle sbarre, non per il resto degli uomini che lo sono ancora. Liberi, s’intende. Vogliamo provare a capirne di più?
Dicono che, a volte, le tragedie tirino fuori il meglio da noi stessi. In questo caso, Karl emerge dal sottobosco del “basso profilo” e riesce a restituirci uno spaccato dell’abominevole percorso da lui affrontato, inciampando nel Tritacarne. Il Sistema, appunto. Che è anche il suo primo libro, e che riassume già nel titolo la spietata inefficienza della struttura in cui è stato inglobato. Ma, a differenza di altri, Karl non si lamenta. Non supplica, non si abbatte. Reagisce. E’ esattamente a questo punto che cambia: non è più vittima ma cronista. non più detenuto ma uomo libero. Nel pensiero, almeno. Per dispetto, forse. Per rabbia, magari. Scomodo, senza dubbio. Perché non ha più nulla da perdere, direbbero i meno attenti. Ma quando c’è in ballo ciò che rimane della vita di un uomo, ciò che ne può venir fuori è quello che passa attraverso le spire del Tritacarne, che macina corpo e vita. Ma l’Anima è un’altra cosa. Che pure quella ti manca... ma soltanto perché l’hai lasciata fuori, al di là delle sbarre. E l’Anima vola libera. Libera, sopra un cielo di cemento che qualcuno ha deciso per te. E qui si può - magari - parlare di autocoscienza personale. Succede, a volte, quando la vita che non hai più diventa pensiero ed il pensiero diventa parola. Parola scritta. Anche per gli altri, per quelli che non riescono ad avere alcuna parola, neanche scritta. E ciò, purtroppo, vale per ogni uomo che non c’è. Tralasciando volutamente la cronaca e l’intera vicenda giudiziaria (“basso profilo”!), oltre la Legge che spesso non legge alcun Diritto umano, ecco una testimonianza estremamente diretta e cruda che racconta di farse e teatrini, di disattenzioni e omissioni d’ufficio, di umiliazioni e percosse. Ed è tanta roba, elargitagli a profusione durante tanti altri anni di Nulla. Esce così il seguito de “II Tritacarne”: una confessione dura e descrittiva, che non lesina dovizia di particolari. E stupisce anche l’ottimismo che a volte si mischia alla pena, in una - sotto certi versi - inconcepibile osmosi. E, sempre a beneficio dei meno attenti, si potrebbe osare affermare che in una situazione dove nulla c’è da perdere ed altrettanto nulla da guadagnare, tutti possono essere didascalici. E” esattamente quello che non sa fare Karl, dato che afferma che tutto va bene. Ed il seguito de “Il Tritacarne” si chiama “Il Sangue d’Altri”. Ed è di questo che vorrei suggerirne l’uso, perché è di questo che si stava parlando: un piccolo passo indietro era dovuto, a fronte di un grosso passo in avanti. Fatto senza paura, senza alcuna retorica, ed il cronista si trasforma in testimone, testimone di se stesso, elevandosi di “livello” così come sono vari i livelli dell’espiazione, e tutti quanti aggrappati in punta di vita al viscido bordo della tavoletta dell’abisso dell’abiezione. Ma mai a quella catena, la sua basta ed avanza.
Succede anche questo, a volte, quando un uomo ordinario si trova scaraventato in una situazione al limite, e smette di Essere. Di essere tale. E diventa suo malgrado stra-ordinario, diventa l’Uomo che non c’è. Quello che non mette le bombe, non dirotta, non narcotraffica, non attenta. E credo che il minimo che si possa fare è decidere che merita attenzione. Perché chi non c’è, alla fine, è sempre quello che ci manca. Stavolta, ciò può essere sicuramente un incentivo alla nostra autocoscienza.
E occorre aggiungere che questo “diario di bordo” (libro, sarebbe quanto mai riduttivo) include una graziosa appendice, una sorta di breviario, una specie di vademecum sul Sistema (d’ingiustizia) americano. Una guida agile e severa, con tutta una descrizione tipica e topica, spesso tra il grottesco e l’inconcepibile per chi mastica poco di abusi e soprusi ed a volte necessariamente asettica... per sopravvivere a se stessi ed a ciò che non si è e non si vuole diventare (ma che mai prende le distanze da se stessa!), a tratti cruda e amara, estemporanea ma assolutamente coinvolgente. Si partecipa, con Karl e di Karl. In fondo, chi più chi meno, tutti ci siamo mancati. qualche volta. Ergo, siamo tutti stati l’Uomo che non c’è. E qualcuno lo rimane ancora.
E stupisce, ancora, come Karl si stupisca di trovarsi ancora vivo. E lui lo ammette pacificamente, quasi come se neanche questo gli fosse più dovuto. Apertura mentale, quindi. Ma quella porta rimane chiusa. E riesce a pregiarci pure con qualche consiglio tecnico sui cavilli pseudo-tecnici, le procedure più o meno massificanti di sedicenti procedure forensi e le congrue mancanze di principi fondamentali della cosiddetta Giustizia made in USA. Karl, con una sicura cognizione di causa che speriamo di non assaporare mai sulla nostra pelle, ha chiamato questa guida “Arma di controllo”. Senza alcun volo pindarico, appunto.
I tipi di Multimage hanno avuto il coraggio di stamparlo “Il sangue d’altri”, e di metterlo persino in circolazione. Ad un prezzo d’acquisto di soli 10 euro.
Dedotte le spese, quello che noi uomini veramente Liberi decideremo di dare per comprare “Il sangue d’altri” andrà interamante a Karl. Che continua la sua battaglia legale per ottenere la liberazione prima del 2013.
Potete ordinare “Il sangue d’altri” di Karl Guillen, Ed. Multimage, 2009, pagg. 200, scrivendo al nostro indirizzo postale o inviando un e-mail a: prougeau@tiscali.it ovvero a betta_nico@libero.it (Elisabetta Menini). Riceverete oltre al libro un modulo di c. c. postale per il pagamento (10 euro a copia, più 2,20 euro per spese di spedizione indipendentemente dal numero di copie ordinate).
In questo caso non si tratta solo di fare della beneficenza. “Il sangue d’altri” è un libro importante, interessante e avvincente, compratelo e soprattutto leggetelo!

 
 
 
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