UNA VOCE
Questo blog, un mondo un cuore ... UNA VOCE, nasce per dare voce a Karl. Un innocente ingiustamente condannato e rinchiuso in carcere da 20 anni. Sopravvissuto a 14 anni di isolamento, senza nessun contatto umano, senza un abbraccio o una semplice stretta di mano. Sopravvissuto in un mondo crudele in cui la morte, la tortura, la violenza, il grido dei pazzi sono il pane quotidiano … Un uomo che desidera comunicare al mondo la conoscenza appresa dalla sofferenza, dalla profonda introspezione, dal contatto con lo spirito universale, il Creatore, gli Angeli…
Creato da Lakota13 il 03/02/2010Area personale
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estratto da : Il tritacarne di Karl L. Guillen ( il libro è in vendita il ricavato aiuterà Karl, per informazioni chiedete )
Post n°17 pubblicato il 15 Giugno 2010 da GayusElenMoyam
..........Ero sicuro che sarebbe stato impossibile; invece, sorprendentemente, tornai indietro con il permesso. Potevo rientrare al ranch col furgone di Dale, il che significava che prima avremmo potuto farci un giro. Salimmo a bordo: io e Cheryl montammo dietro e volammo uno nelle braccia dell’altra, toccandoci e accarezzandoci dappertutto. Era passione, pura e semplice. Le misi le mani dappertutto sentendo il suo seno tendersi e farsi più duro. Da qualche parte la stessa cosa succedeva a me: ricordo ancora il contatto della sua pelle e il sapore della sua bocca mentre respiravamo il nostro stesso respiro. Ricordo come fosse ieri che Dale e la sua amica svanirono nel nulla, mentre Cheryl sorridendo si muoveva contro di me come un gattino, strusciandosi e miagolando. Sì, ricordo tutto: le sue gambe che mi stringevano, i suoi muscoli scattanti, i suoi denti sulle mie labbra. E credo di averla amata, come si amano una donna e il suo corpo, tiepido e accogliente nel ricevere il mio e tenerlo stretto. Ero molto vulnerabile nei confronti di una situazione come quella. La nostra voglia si liberò, luminosa, portandoci in un posto speciale in cui eravamo consapevoli di ogni cosa, perché ogni cosa era fatta soltanto di noi due. In quei momenti, in quella sera dalle nove a mezzanotte, mentre viaggiavamo nelle strade scarsamente illuminate di Amarillo, io la amai davvero, con tutto il cuore, anche se non sapevo nel modo più assoluto se l’avrei vista di nuovo o no. Quando atterrammo di nuovo sulla terra quel tanto che bastava per accorgerci che c’era ancora un mondo, là fuori, scoprimmo Dale e l’altra ragazza, girati, che ci guardavano ridendo. Eravamo parcheggiati davanti alla casa di Cheryl. Lei riuscì solo a dire: “Devo andare...” Aveva le lacrime agli occhi, ma non spiegò perché. La strinsi in un abbraccio, a lungo, e ancora più a lungo la baciai. Fuori, sotto il portico, una luce si accese; l’amica di Dale mormorò qualcosa. Cheryl ripetè, con più convinzione: “Devo andare... ti scriverò, promesso.” Un attimo dopo se n’era andata, per sempre. Ricevetti un paio di lettere in cui mi chiedeva di dirle quando sarei stato in grado di tornare in città; purtroppo per me, però, dalla notte del mio primo grandioso tentativo di fuga l’amministrazione aveva perso quasi del tutto la fiducia in me, e non mi avrebbe mai dato il permesso di andare in città da solo. Poche settimane più tardi Dale mi informò che ora Cheryl aveva un ragazzo fisso. Era chiaro che il fuoco che avevo acceso non poteva essere alimentato solo a parole. Presto non ebbi più sue notizie. |
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