Creato da uncuoremonastico il 28/06/2011

Un cuore monastico

piccola via al Monachesimo interiorizzato

 

 

Il tempo dei paramenti "verdi", tempo dello Spirito Santo

Post n°24 pubblicato il 27 Maggio 2012 da uncuoremonastico
 

Inizia quello che oggi si chiama, con una terminologia un tantino insipida, "tempo ordinario". Fino a pochi decenni fa aveva il nome di "tempo dopo Pentecoste": il tempo dello Spirito Santo, che per tutte le lunghe settimane che vanno dalla nascita della Chiesa al ricominciare del ciclo liturgico con l'Avvento, è il protagonista della vita dei cristiani.
Il colore dello Spirito Santo, nel rito Romano, è il rosso. Nel rito ambrosiano questo colore del fuoco dello Spirito continua a caratterizzare tutto il tempo "dopo Pentecoste". Invece nel rito Romano, il tempo che segue la festa di Pentecoste (o l'ottava di Pentecoste nella forma straordinaria) prende i paramenti liturgici verdi. Come mai? Che c'entra il verde? Prima di tutto bisogna dire che non c'entra niente con la "speranza". Anzi, è un indizio ulteriore che il cosiddetto "tempo ordinario", vuole essere il tempo dello Spirito. La Pentecoste, infatti, inaugura per ebrei e cristiani il tempo della pienezza della natura, del rinverdire di ogni cosa. A Pasqua questo si intravvedeva. Ora la fioritura è compiuta e si raccolgono i primi frutti. Verde è dunque colore appropriato al "vivificante Spirito" di Dio. Ed è infatti il colore che i bizantini vestono proprio nel giorno di Pentecoste!
Nell'adottare questo colore per tutto il tempo "post Pentecosten" la Chiesa Romana altro non fa che mettere la propria quotidiana esistenza sotto il continuo influsso dello Spirito che dà la vita, e che rende gioiosa la giovinezza sempre presente della comunità che si accosta al santo Altare.

Pentecoste Ortodossa

Celebrazione della Pentecoste in una chiesa ortodossa, notate i paramenti verdi e la pioggia di rami verdi e petali bianchi che scendono alla lettura del Vangelo.

Testo preso da: www.cantualeantonianum.com

 
 
 

Pioggia di petali di rose nella Domenica di Pentecoste

Pioggia di petali rossi al Pantheon di Roma dopo la messa della Pentecoste, la ricorrenza (nel 50simo giorno dalla Pasqua) che celebrava un tempo la fine del raccolto e che nella tradizione cristiana commemora la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e sugli Apostoli raccolti nel cenacolo.

La cerimonia, sospesa per lunghi anni, è stata ripristinata nel 1995, ma la tradizione cristiana ha quasi duemila anni: deriva anche dall'antica festa di Pentecoste dei primi cristiani a Roma, quando la rosa rappresentava anche lo Spirito Santo ed era il simbolo del sangue versato dal Crocefisso per la redenzione dell'umanità. Nella ricorrenza, petali di rose venivano fatti cadere sui fedeli dal lucernaio della cupola dell'antico Pantheon, diventato Santa Maria dei Martiri, a simboleggiare le lingue di fuoco della sapienza.

 
 
 

DOMENICA DI PENTECOSTE

Post n°22 pubblicato il 27 Maggio 2012 da uncuoremonastico
 

Giorno di Pentecoste, in cui si conclude il tempo sacro dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme, si fa memoria dei primordi della Chiesa e dell’inizio della missione degli Apostoli fra tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni. (dal Martirologio Romano)

L'ottava domenica dopo pasqua, si festeggia la Santa Pentecoste. Con soffio gagliardo, sotto forma di lingue di fuoco, Cristo elargisce agli apostoli lo Spirito divino. In questo stesso grande giorno, si effonde lo Spirito sui pescatori. Per l'intercessione dei tuoi santi apostoli, o Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi. Amìn. (dal Sinassario Bizantino)

"Benedetto sei Tu, o Cristo Dio nostro, che hai mostrato sapienti i pescatori per aver mandato lo Spirito Santo, e per mezzo di essi hai preso nelle reti il mondo; o amico degli uomini, gloria a te." (Inno Bizantino - Apolytìkion. Tono pl. 4)

"Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: fa' che i popoli dispersi si raccolgono insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen." (dalla Liturgia delle Ore in Rito Romano della Domenica di Pentecoste - Anno B)

 
 
 

Icona della Pentecoste

(dal libro di Angelo Vaccarella: Icone e Feste del Cilco Liturgico)

Icona della Pentecoste

Nelle prime icone, della Pentecoste, troviamo insieme agli apostoli, anche la Madre di Dio, simbolo della chiesa. Solo più tardi, quando le solennità dell'Ascensione e della Pentecoste verranno celebrate separatamente, l'immagine della Vergine non rientrerà più negli elementi che compongono la struttura dell'icona. Gli apostoli, infatti, ricevendo lo Spirito Santo ed i suoi molteplici doni, diventano un solo corpo: "…corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Cor 12, 27). Ora essi sono immagine della Chiesa, corpo mistico di Cristo, come lo era Maria nell'icona dell'Ascensione.

"Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui." (At 1, 13-14). Agli undici apostoli si aggiunge, per scelta dello Spirito che fa ricadere la sorte su di lui, Mattia, che sostituisce Giuda (cf At 1, 15-23).

In questa icona la scena della Pentecoste si svolge con ogni probabilità nel tempio dove, poco dopo la discesa dello Spirito Santo, Pietro insieme agli altri undici, si alza in piedi per proclamare il kérigma alla folla presente (cf At 2, 14-41).

Infatti, mentre nell'icona dell'ultima cena, due edifici, molto alti, uniti insieme da un velo rosso, costituiscono l'interno della "sala al piano superiore" dove il Maestro aveva detto loro di preparare la Pasqua, in questa nostra icona invece troviamo dei torrioni a destra e a sinistra che indicano un cambiamento di scenario. Ma anche un altro segno conferma questa ipotesi: la panca semicircolare dove siedono gli apostoli è il synthronon, cioè il trono comunitario che si trova nelle absidi delle chiese cattedrali antiche, dove prendevano posto i celebranti intorno al vescovo che sedeva al centro.

In alto, al centro della icona, raffigurato dal semicerchio con i raggi che scendono verso l'assemblea riunita, vediamo lo Spirito Santo riversarsi sugli apostoli. I rotoli ed i libri che essi hanno nelle mani rappresentano la predicazione, l'annuncio della Buona Notizia che, non solo gli apostoli, ma ogni battezzato, è chiamato ad annunciare.

Nella parte inferiore dell'icona scorgiamo un misterioso personaggio venire fuori da una grotta scura; un vecchio con abiti regali che porta tra le mani un lenzuolo bianco, che a prima vista sembra essere fuori dal svolgimento complessivo della scena della pentecoste. E' un personaggio simbolico che raffigura il Cosmo, tutto il Creato, santificato dallo Spirito Santo.

I Padri

[…Fratelli, celebrate allora questo giorno, consapevoli di essere le membra dell'unico corpo di Cristo. E non lo celebrerete invano, se siete ciò che celebrate: strettamente congiunti con quella Chiesa che il Signore ha riempito di Spirito Santo e fatto crescere in tutto il mondo, riconoscendola come sua e facendosi riconoscere da lei; così lo sposo non si separa dalla propria sposa, e nessuno può sostituirgliela con un altra…]

(Fulgenzio di Ruspe, Discorsi, 8,2-3)


Preghiera


O Dio, luce e vita dei credenti,
di cui la odierna festività rende testimonianza
per la magnificenza ineffabile dei doni,
da' ai popoli che ti appartengono di capire con la mente
ciò che solo un prodigio può tradurre in parole
affinché l'adozione che in loro apportò il tuo Santo Spirito
nulla abbia di tiepido nell'amore
e nulla di avverso nella confessione.

Missale Gothicum, ed. L.C. Mohlberg, Roma 1961, n. 358

La festa

La solennità della Pentecoste, che conclude il periodo pasquale, risale alla prima metà del II secolo, anche se alcune chiese terminavano con la festa dell'Ascensione la celebrazione della Pasqua. Nella seconda metà del VI secolo è poi comparsa l'ottava della festività, modellata sull'ottava pasquale.

 
 
 

L'Ascensione del Signore

L'Ascensione del Signore

Sul Monte degli ulivi a Gerusalemme, nel luogo chiamato Imbobon (altura), si trova un piccolo edificio circolare custodito da musulmani, al suo interno, nel più totale disadorno, è racchiusa la roccia da cui il Salvatore lasciò la terra per ascendere al cielo sotto gli occhi stupiti degli apostoli.

 La roccia dell'Ascensione

L’odierna esegesi biblica di matrice occidentale ritiene che il racconto dell’Ascensione sia direttamente collegato a quello della Resurrezione, una prosecuzione narrativa che ha sdoppiato il racconto dell’evento pasquale, ponendo una fine temporale alla presenza meta-storica del Risorto sulla terra. Nulla di diverso, sostanzialmente, da quanto la secolare Tradizione della Chiesa trasmette ai suoi fedeli. Infatti, se la memoria liturgica di questo evento è oggi posta 40 giorni dopo la Resurrezione e dieci prima della Pentecoste, in origine era invece celebrata nello stesso giorno della Resurrezione, in seguito insieme alla festa di Pentecoste. La prima testimonianza di questa festa si trova in Eusebio dove è chiamata “giorno solenne” e in san Gregorio di Nissa che le dà il nome di Ανάληψις, divenuto poi comune a tutta la Chiesa. Solo tra il V ed il VI secolo si stabilisce definitivamente come celebrazione autonoma.

Kontàkion – tono 6

Avendo portato a termine la divina economia concernente noi e avendo unito le creature terrene alle celesti, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, per non più allontanartene ma per rimanervi ininterrottamente, dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

CROCE DI SAN BENEDETTO

Croce di San Benedetto

Crux Sancti Patris Benedicti
Croce del Santo Padre Benedetto
Crux Sacra Sit Mihi Lux
La Santa Croce sia la mia luce,
Non Draco Sit Mihi Dux
Non sia il demonio mio condottiero
Vade Retro Satana
Fatti indietro, Satana
Numquam Suade Mibi Vana
Non mi attirare alle vanità,
Sunt Mala Quae Libas
Sono mali le tue bevande
Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso il tuo veleno.

 

MI DESCRIVO

mi descrivo

Sono un Cristiano Cattolico di Palermo, dopo aver intrapreso un Pellegrinaggio al Santo Monte Athos (Grecia) ho sentito una forte "chiamata" alla vita Monastica. Non potendo per adesso vivere questa mia "vocazione" in modo visibile, ho intrapreso con l'aiuto del mio Padre Spirituale (di Rito Greco-Bizantino) un cammino verso un "Monachesimo interiorizzato"; attingendo in modo particolare alla Tradizione Monastica della Chiesa Ortodossa e di quella Cattolica. Nell'attesa se Dio vorrà, di essere annoverato un giorno, nel numero del Grande ed Universale Ordine Monastico.

 

IL MIO PADRE SPIRITUALE

Il mio Padre Spirituale

"vivi come se la tua casa fosse un Monastero, la tua camera la cella monastica e l'obbedienza e il servizio a tua madre come all'Egumeno." (Papàs Luigi Lucini)

 

IL GRANDE ABITO ANGELICO

Il Grande Abito Angelico

"Per me, è una grande benedizione essere diventato Monaco".

“Questa nera ed onorata tonaca non la cambierei neppure con la porpora regale! Qui, sotto questa tonaca consunta, si nasconde un Dio” (Archimandrita Sofronio (1896-1993)

 

LA CROCE MONASTICA

La Croce Monastica

Interpretazioni delle iscrizioni:

Gesù Cristo Vince.

Venerato trofeo, terrore dei demoni.

Più espressiva delle parole, sorgente di lacrime.

Cristo ai cristiani si offre in grazia.

Dio santificò il legno della croce.

Lucifero è caduto, abbiamo trovato l'Eden.

La luce di Cristo risplende a tutti.

La forza del monaco.

Il luogo del Cranio (Golgota) è diventato il Paradiso.

 

IL PROTOTIPO DEL MONACO

Sta nei due mari a oriente e a occidente

In lui c' è il fuoco, in lui l'acqua;
la terra e il cielo sono in lui.
Egli è il sole che il mondo intero contempla,
la luce stessa, l'asceta dai lunghi capelli.

Cinti di vento, fango d'ocra è il loro vestito.
da quando gli dèi sono in loro penetrati
vanno seguendo le ali del vento
gli asceti del silenzio.

Inebriati, essi dicono, dalle nostre austerità,
i venti abbiamo soggiogato come destrieri.
E voi, comuni mortali, quaggiù,
non potete vedere oltre i nostri corpi.

Fra cielo e terra, librandosi nell'aria,
dall'alto egli mira la forma di ogni cosa
Si è fatto, l'asceta silenzioso,
amico e collaboratore di tutti gli dèi.

Cavalca i venti, compagno del loro soffio
dagli dèi inspirato.
Sta nei due mari
a Oriente e a Occidente, il silenzioso asceta.

L'orma segue di tutti gli spiriti,
delle ninfe e degli animali della foresta.
I pensieri loro conosce e, con l'estasi innalzato,
ne diviene dolce amico, l'asceta dai lunghi capelli.

Il vento ha preparato e mescolato per lui
una bevanda spremuta da Kunamnama (energia degli dèi)
Con Rundra (dea della morte) ha bevuto alla coppa del veleno,
l'asceta dal lunghi capelli.

(Inno del Rg-Veda X,136, ca. 1200 a.C.)

 

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LA CORDA DA PREGHIERA

Alla vestizione di un monaco o di una monaca nella tradizione greca e russa, c'è l'abitudine di dargli una cordicella per la preghiera (komvoscoinion). Nella tradizione russa l'abate pronuncia le seguenti parole:

La Corda da Preghiera

"Prendi, o fratello (sorella), la spada dello Spirito, che è la parola di Dio, per la preghiera continua a Gesù, perchè tu devi sempre avere il nome del Signore Gesù nella mente, nel cuore e sulle tue labbra, dicendo continuamente: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore."

 

SUPPLICA ECUMENICA

Supplica Ecumenica

Padre Santo, è giunta l'ora: glorifica il Figlio Tuo, Gesù Cristo nostro Signore, affinchè Egli glorifichi Te e tutto il mondo sappia che Egli è stato inviato da Te con ogni potere sugli uomini, perchè essi credano in Te, unico vero Dio, e tutti siano una cosa sola.

Come Tu e Lui siete una cosa sola; Tu in Lui e Lui in loro perché, consacrati alla verità e perfetti nell'unità, siano santificati nel tuo amore, ed abbiano la vita eterna. Amen.

 

BIBLIOGRAFIA

Come monaci nel mondo

Monachesimo nel mondo

Non siamo migliori

Il Monachesimo

 

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