ventusblog

L'alchimista moderno

Alcuni secoli fa, alcuni sapienti, alquanto bizzarri, ma non più di quelli che vivono oggi, credevano, e la cosa è ancora non del tutto chiarita, di poter, attraverso esperimenti chimici o roba simile, trovare una pietra, detta filosofale, che avrebbe potuto trasformare il piombo in oro (almeno letteralmente per dirla con Dante).

Da questi esperimenti, da questi alambicchi, da questi fumosi laboratori nacquero varie cose: a Firenze Francesco I trovò il sistema di ricreare la porcellana cinese e, generalmente parlando, in Europa nacque la moderna chimica.

Ovviamente la moderna chimica non si peritava certo di pietre filosofali, pozioni o filtri magici,  si occupava, per lo più, di misurazioni matematiche di enti, apparentemente immisurabili, come i gas, di classificare, poi, in maniera scientifica le varie regioni fisiche del creato. Da questa classificazione, da questa tavola pitagorica russa degli elementi, si venne a conoscenza, appunto di una sorta di pietra filosofale moderna, capace di trasformare la materia in energia, l’uranio. Non solo se ne venne a conoscenza, ma studiandone le caratteristiche dai tempi dei coniugi Curie ad oggi se ne sono trovate diverse applicazioni, non tutte prive d’inconvenienti. L’uranio però o anche elemento chimico U 92, in quanto occupa il novantaduesimo posto nella tavola periodica, va precisato a scanso di equivoci, che in natura è da una parte estremamente raro e anche scarsamente pericoloso. Da solo l’uranio, preso per se stesso, è solo un grosso sasso pesante e un po’ luminoso. Il povero uranio, come cosa in sé kantiana, non ha colpe o meriti tutto sta in chi lo usa e come lo usa.

L’alchimista, infatti, per poterlo trasformare in quel che vediamo oggi in Giappone, deve lavorarlo, arricchirlo, trattarlo (a seconda delle terminologie) faticosamente, esattamente come gli antichi alchimisti trattavano il piombo per trasformarlo in oro e, se il paragone mi viene passato, oggi il vero oro moderno, quello che manda avanti le nostre industrie, i nostri computer, i nostri telefonini cos’altro è se non l’energia?

E qui vediamo che la presunta “oggettività” della scienza va, un pochino, a farsi benedire. Gli alchimisti esistono eccome se esistono. Trasformare una grossa pietra pesante in energia cos’è se non alchimia? Cos’è se non sentirsi in piccola parte Dio? Cosa c’è di oggettivo, di matematico, di razionale nel volersi sentire Dio? Non pronuncio condanne si badi bene, ma un uomo che si mette in testa una corona, può far bene o far male, ma di certo non sarà oggettivo, perché nel preciso momento in cui si pone in testa quella corona si distacca, volontariamente, da tutti gli altri uomini, affermando, a torto o a ragione, una sua superiorità su essi.

Ecco il mio discorso potrebbe continuare a lungo, ma come dice la Bibbia, tempus loquendi et tempus tacendi.

Parlare non è difficile, fermarsi a tempo è difficile.