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« Le streghe in Europa | Credenze sulle streghe n... » |
Durante i processi di stregoneria, le streghe che non confessavano subito erano sottoposte alla tortura perché, quando vi era incertezza nel giudizio, questa era prescritta dalla legge. Le ragioni per giustificare questa pratica disumana derivavano da una credenza medievale, l'ordalìa, ossia il Giudizio di Dio di origine germanica. Secondo esso, l'imputato che non aveva sufficienti testimoni a suo favore doveva sottoporsi ad ardue prove quali ad esempio passare sui carboni ardenti, battersi in un duello all'ultimo sangue, stringere in mano un pezzo di ferro incandescente, ecc. Questo avveniva perché si era convinti che Dio, essendo il giudice supremo delle azioni degli uomini, presenziasse a tutti i processi e salvasse l'innocente, facendogli superare la prova, o smascherasse chi era effettivamente colpevole lasciandolo morire. La tortura praticata nell'epoca dei fatti di Triora proveniva dallo stesso principio, per cui si riteneva che chi non confessava nonostante i tormenti fosse protetto da Dio. Essa era però molto più pericolosa della vecchia ordalìa, perché, chi non la sopportava, alla fine, oltre a se stesso, incalzato dalle domande dei giudici, accusava anche altri innocenti.
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