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Oggi Asami è qui...

…ebbi modo di lavorare a lungo con suo Padre e sua Madre. Era il 1988. Da allora non sono passati gli anni, ma un’eternità…tanto è ormai diverso e decadente il mondo di oggi, rispetto allo splendore abbagliante ed alle promesse di quello. Io, ancora fresco di laurea e con un entusiasmo infinito, quasi comico, credo, mi sentivo un po’ come il ragazzo di bottega che va ad imparare un mestiere; loro, invece, mi consideravano un loro pari…Oggi, a 48 anni, vedo subito quale tra i miei collaboratori porta con se quella scintilla che fa la differenza e comprendo infine anche l’errore di valutazione di questi miei cari amici; loro sono stati dei protagonisti ed io solo un testimone privilegiato. Kiyotaka e Yae, il tempo vi ha portati via;…e che allora il tempo sia benigno con Voi, lassù. Durante la loro “vacanza romana”, come amavano chiamarla, non erano mai soli…Li seguiva sempre un’ombra fresca e sorridente….Asami, il loro dolce “mare all’alba”…Di lei ricordo che mi impressionarono l’estrema educazione, la grazia, l’altezza….e gli occhi….quegli occhi a mandorla, castani, enormi, in quel viso di undicenne…Ho impiegato tre giorni per arrivare in macchina a Sendai da Tokio, quando, in condizioni normali, ci vogliono 90 minuti con quei loro treni. Cercavo Asami, forse scampata al disastro, forse ferita ma ancora viva, forse ricoverata in un ospedale di emergenza; le voci su di Lei erano contraddittorie e confuse…Laggiù, ho capito come potrebbe essere l’inferno,…ho condiviso un dolore immenso, dipinto nei pochi volti di chi ancora si aggirava in mezzo al nulla ed ho visto la grande dignità di chi sa quanto ha dato per questa nostra strana ed assurda esistenza….Dopo una giornata intera trascorsa insieme alla mia guida tra macerie ed accampamenti, in mezzo ad una polvere dall’odore penetrante di morte, che oggi so anche radioattiva (sul nucleare ho già scritto tanto; non amo ripetermi, ma invito chi lo appoggia ad andare lì, come ho fatto io), l’ho infine trovata….Era insieme a tanti altri sventurati, stesa su di un giaciglio di fortuna al secondo piano rialzato di una delle poche costruzioni rimaste in piedi e che mi sembrava essere stata una sorta di officina meccanica. Aveva il volto tumefatto, un piede e due costole rotte e tagli su tutto il corpo….Non voleva crederci che fossi venuto lì per Lei…per Lei e per il ricordo e la riconoscenza che mi lega ai suoi genitori…Ero distrutto dalla tensione emotiva, dalla stanchezza e di quegli istanti rammento distintamente solo la gioia incontenibile; ne ho vissuti tanti durante la mia vita, ma questo momento rimarrà per sempre tra i più belli ed intensi…Non so per quanto tempo ci siamo abbracciati mentre Lei piangeva, mi stringeva e diceva parole a me incomprensibili. Oggi Asami è qui…Il giorno che partivamo ha salutato la sua città con il modo che so essere tipico del suo popolo quando cerca di dare un senso a tutto, anche agli avvenimenti più oscuri. E’ stata al contempo una piccola cerimonia di commiato e propiziatrice: due semplici ma colorati mazzi di fiori di campo, legati tra di loro con dei fascetti d’erba e deposti ai piedi della grande statua Bodhisattva Avalokiteśvara della compassione e della misericordia, rimasta in piedi davanti alla desolazione più totale, mentre il personale medico faceva da corona ed un vento freddo ci sferzava il viso…Uno ad oriente, per il suo popolo ed uno ad occidente, per il mio...