Creato da vitotroiano il 08/01/2008
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Il Papa politico

Post n°217 pubblicato il 28 Aprile 2011 da vitotroiano


La sera del 25 Aprile,su Rai Tre, è andata in onda una delle puntate più entusiasmanti de "La grande storia", realizzata da Luigi Bizzarri, con la collaborazione di Nicola Vincenti, dedicata alla figura di Papa Giovanni Paolo II. La tv, come è peraltro inevitabile, gioca un ruolo sempre più decisivo nella narrazione storica, nell’essere il medium che più di tutti si presta a rappresentare il passato. Entusiasmo per un racconto ricco di documenti spesso inediti e solcato da una costante ricerca della più intima natura del messaggio del Papa Polacco. Entusiasmo per la potenza delle immagini al servizio di una doppia operazione: le immagini al servizio di una storia individuale che diventa collettiva e, sempre le immagini, che definiscono al meglio, insieme alla parola, le ragioni profonde della mediaticità di un Papa.
Che sta, essenzialmente, nel coraggio delle proprie idee. La vita di Wojtyla è stata ed
è oggetto di libri, film, fiction, saggi, inchieste. Eppure, come ci svela il filmato, vi sono dettagli poco o punto noti che spiegano più di qualsiasi saggio. Insieme agli spezzoni di filmati polacchi, di cinegiornali sconosciuti con rare apparizioni di colui che sarà poi eletto Pontefice nel 1978.
Fra la sorpresa generale, anche se qualcuno l’aveva previsto, come ha testimoniato Enzo Bianchi, priore di Bose.
Cosicchè, una delle qualità decisive della puntata va ricercata nella coincidenza fra il prima e il dopo di Giovanni Paolo II, fra la sua adolescenza e giovinezza oscillanti fra il teatro, la poesia e l’insopprimibilità di una vocazione religiosa, fino alla entrata in seminario, la maturazione, la crescita nei gradi ecclesiastici.
Giustamente, e forse per la prima volta con una dovizia di documentazione internazionale visiva, il lavoro ha mostrato le più vere coordinate della vicenda umana di una Papa che ha attraversato una parte preponderante del secolo scorso con le sue guerre, i totalitarismi neri e rossi, le persecuzioni di un popolo coraggioso e sfortunato.
La cui rivincita sembra collocarsi nelle volontà divina di fare assurgere un polacco al Soglio di Cristo per evangelizzare il mondo ma, soprattutto, per fare crollare il comunismo. Insistere su questo aspetto per ritrovare le ragioni profonde di un percorso che ha davvero segnato i momenti più decisivi, le scansioni fra un prima e un dopo, grazie anche alle sottolineature delle meccaniche repressive di quel regime, delle sue censure, dei suoi ottusi sistemi .
Di cui fu vittima la Chiesa e lo stesso Wojtyla, a lungo “monitorato” cioè spiato e intercettato dalla polizia segreta. Ci sono, a questo proposito, due momenti per dir così topici, due dettagli che basterebbero a ridefinire una volta per tutte cos’era il comunismo che blindò per quasi cinquanta anni l’Est europeo.
Il primo è del Cardinale di Cracovia, Dziwisz, a lungo segretario del Papa, che racconta come negli anni sessanta il regime fece sequestrare,ovvero imprigionare, l’immagine della Madonna Nera di Czestochova perché non fosse portata in pellegrinaggio. Messa in prigione la Madonna, la Chiesa ne portò in processione la cornice vuota affinché il popolo ne vedessero il cielo sullo sfondo.
Geniale, vero? Il secondo episodio riguarda la prima visita del Papa nella sua terra. Accolto trionfalmente da milioni di connazionali. La Tv polacca ricevette l’ordine di non inquadrare mai la folla, di stringere le immagini, di mostrare i primi piani, l’altare della Messa, gli anziani, e il volto del Papa.
Purtroppo non potevano censurare quel volto,quell’immagine,quell’icona. Soprattutto non potevano fermarne il carisma irresistibile di un personaggio che credeva nella sua missione nella storia. Questo non si può censurare. Nè arrestare. E da lì cominciò a franare il Muro. 

 
 
 
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