Creato da vitotroiano il 08/01/2008
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Ecco chi è il pontiere tra Bersani e Bossi
Post n°209 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da vitotroiano
Tratto da Affaritaliani
Le trattative tra la Lega e il Pd sono all'ordine del giorno da qualche mese. La dimostrazione più evidente l'abbiamo avuta con l'intervento in prima pagina su la Padania del segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha esplicitamente chiesto al Carroccio di mollare Silvio Berlusconi e fare il federalismo insieme alla sinistra. Ma l'artefice dell'avvicinamento tra i due partiti ha un volto e un nome ben precisi. Si chiama Daniele Marantelli, deputato del Pd, varesotto e amico personale di Umberto Bossi e di Roberto Maroni. Marantelli nato a Varese il 18 gennaio 1953 sposato e padre di due figli, dopo essersi diplomato all'istituto tecnico commerciale ha lavorato come dipendente di un'azienda bancaria. Entra in politica nel 1985 e fino al 1995 è consigliere comunale a Varese con funzioni di capogruppo e presidente Commissione Bilancio e successivamente diventa vice sindaco della città lombarda. Dal 1995 al 2005 è Consigliere regionale della Lombardia. Nel 2006 il trasferimento a Roma dove viene eletto alla Camera nella lista dell'Ulivo e fa parte dell'Assemblea nazionale del Partito democratico. E' proprio lui a dividere i colonnelli del Senatùr: al fianco del sinistro Maroni, pronto a diventare premier anche con l'appoggio di Bersani (come propose Enrico letta mesi fa), ci sono il governatore del Piemonte Roberto Cota, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il leader della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti. Sul fronte dei berlusconiani, ovvero i fedelissimi del ministro Calderoli, troviamo Marco Reguzzoni, Angelo Alessandri, presidente federale del Carroccio e Rosi Mauro, vice presidente del Senato.
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INTERCETTAZIONI SPETTACOLO
La non politica che in Italia ormai manca da quindici anni, in questi giorni, si infiamma sulle presunte intercettazioni che riguarderebbero il Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi, che non è il male di questo Paese, dal '94 ad oggi è stato indagato 800 volte: nemmeno il capo dei capi (Riina) è stato così tanto perseguitato. In un Paese, dove la democrazia è occupata dal potere della magistratura e della stampa la forbice tra benessere e malessere continua ad allargarsi sempre di più. Con questo provvedimento proposto dal Governo si spera di chiudere, per sempre, una lunga stagione iniziata con la falsa rivoluzione del'92 sotto il nome "Tangentopoli". L'Italia stà diventando sempre più un Paese irriconoscibile e, questo, gli Italiani non lo meritano
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