Creato da SIAMOVIVI_VENETO il 31/01/2009

SIAMOVIVI_VENETO

Movimento di aggregazione popolare

 

vogliamo che i soldi del referendum vadano ai terremotati!

Post n°15 pubblicato il 09 Aprile 2009 da SIAMOVIVI_VENETO
 

Ennesima gaffe del Premier

"E' come un week end in campeggio"
la stampa estera attacca Berlusconi

La stampa straniera torna all'attacco di Berlusconi, parlando di «gaffe» dopo le dichiarazioni rilasciate alla televisione tedesca N-tv, cui, in un riferimento agli sfollati sistemati nelle tende, ha detto: «E' una sistemazione provvisoria, dovrebbero considerarlo come un fine settimana in campeggio». Secondo il «Times» di Londra, il presidente del Consiglio si è reso protagonista di «una grave gaffe».

I suoi commenti alla tv tedesca sono «tra i meno diplomatici di una lunga carriera» durante la quale ha tra l'altro paragonato un deputato tedesco a un kapò di un campo di concentramento e ha definito il presidente degli Stati Uniti Barack Obama «abbronzato», ricorda il quotidiano britannico.

«Berlusconi alle vittime: è come un giorno in campeggio», titola sulla sua edizione online il quotidiano spagnolo «El Mundo», mentre il blog americano «Huffington Post» titola sulla sua homepage: «La gaffe di Berlusconi sul terremoto provoca scandalo». E ricorda gli 'incidentì dei giorni scorsi con la regina Elisabetta II e con la cancelliera Angela Merkel, lasciata ad aspettare mentre il presidente del Consiglio parlava al cellulare con il premier turco Recep Tayyipp Erdogan.

Secondo il «Guardian», il sito web dell'emittente tedesca precisa che la battuta è stata fatta mentre il premier veniva intervistato da uno dei suoi giornalisti durante una visita a un campo allestito per gli sfollati, ma il video dell'intervista pubblicato sul sito non contiene la frase incriminata,« destinata a creare un'intensa discussione».

«Le sue parole - sottolinea il quotidiano britannico - che sembravano destinate a rassicurare la popolazione, difficilmente corrispondono all'esperienza degli sfollati. Tra lunedì e martedì hanno sopportato una notte di pioggia e grandine durante la quale le temperature sono scese a quattro gradi».

Un concetto sottolineato anche dal «Telegraph», che sul sito apre lo speciale dedicato al terremoto in Abruzzo con le parole di un Berlusconi definito «incline alle gaffe», che «cerca di sdrammatizzare il disagio» dei terremotati. «Le Monde», invece, definisce di «dubbio gusto» le dichiarazioni del presidente del Consiglio sul «weekend in campeggio», mentre i siti dei quotidiani tedeschi «Frankfurter Allgemeine Zeitung» e «Bild» riportano tutti le parole di Berlusconi.

Un'altra occasione persa per stare zitto; od almeno per usare parole più appropriate e consone al dramma degli sfollati. Immerso nel suo fantastico mondo ovattato e avulso da ogni turbativa esistenziale che riguarda solo le persone normali e non certo quelle "unte dal Signore" come lui; incapace di cogliere la portata di una tragedia che non si limita a colpire le condizioni materiali delle persone ma che lacera nel profondo la loro stessa tenuta morale, il Premier si lascia andare all'ennesima battuta di cattivo gusto, sia pure in buona fede e con l'unico intento (glielo riconosciamo) di rassicurare in qualche modo i terremotati rispetto ai futuri aiuti del Governo in vista di sistemazioni più confortevoli e dignitose.

Ma per rassicurare le persone che versano in una situazione così drammatica non servono battute idiote, ma la dimostrazione di atti e fatti concreti. Ad esempio, non servono baggianate come la trovata di "un progetto per ogni provincia": è lo stato ed il governo che si deve muovere - e alla svelta - cominciando a cavare i soldi da dove li sta vergognosamente sperperando, come ad esempio nella moltiplicazione degli appuntamenti elettorali estivi, al solo fine di far fallire il referendum: mossa che costerà ai contribuenti italiani almeno 470 mln di euro letteralmente buttati via, in quanto si potrebbero tranquillamente risparmiare concentrando il voto nell'election-day: questi soldi, i contribuenti italiani sarebbero ben felici di poterli destinare ai terremotati e agli sfollati dell'Abruzzo. In secondo luogo si accettino gli aiuti internazionali: non faccia come i dittatorucoli ridicoli delle repubbliche delle banane, che per finto orgoglio patriottico e per dimostrare al mondo di essere potenti, ricchi e autosufficienti, quando invece hanno le casse vuote e l'organizzazione pubblica allo sfacio, rifiutano gli aiuti internazionali e lasciano nella miseria la propria gente.

Questa ennesima figuraccia internazionale il premier se la poteva e ce la poteva dunque risparmiare. Ma soprattutto poteva risparmiarsi una battuta che ha l'amaro sapore di una mancanza di rispetto per la condizione di sofferenza morale e materiale delle decine di migliaia di persone che in Abruzzo si aspettano ora dal Governo fatti e atti concreti.

Che altro dire...qualcuno lo ingaggi in qualche circo equestre a fare il clown, suo vero mestiere mancato. Noi di questo pagliaccio non ne possiamo più!

firmate l'appello

I SOLDI DEL REFERENDUM AI TERREMOTATI

(dal blog un battito d'ali)

 
 
 

crisi economica, i lavoratori tornano in piazza

Post n°14 pubblicato il 02 Aprile 2009 da SIAMOVIVI_VENETO
 

Sabato 4 aprile grande manifestazione nazionale CGIL
per una politica economica che tuteli i lavoratori  e non
scarichi il peso della crisi economica sulle classi meno abbienti

PER UNA POLITICA DIVERSA,
DALLA PARTE DEI PIU' DEBOLI!

Intervista a Guglielmo Epifani, segretario generale CGIL.

Sabato sarà il giorno del «suo» Circo Massimo. In attesa, Guglielmo Epifani è a Londra per il G20, occasione per presentare ai potenti del mondo, riuniti nel summit per fronteggiare la crisi economica globale, il punto di vista sindacale sulla crisi. Nel giorno in cui l'Ocse paventa per il prossimo futuro un rischio-collasso per la «coesione sociale». Il pensiero del segretario generale della Cgil va alla manifestazione del 4 aprile, ma anche al dopo:

«Se, dopo l'accordo separato sugli assetti contrattuali del 22 gennaio, verranno varati i decreti attuativi di quell'intesa - nei termini anticipati qualche giorno fa dal manifesto - la Cgil non potrà che opporsi e chiederne la verifica con il voto dei lavoratori».
Iniziamo dalla crisi e da come l'affrontano i governi. Secondo Dahrendorf il G20 sarà un fallimento. Le politiche nazionali messe in atto o annunciate sono impotenti o persino dannose?
Abbiamo presentato al premier britannico Gordon Brown il documento del Global Union perché lo trasmetta agli altri capi di governo. Chiediamo di cambiare passo, di affrontare la crisi coordinando le politiche economiche e sociali, di tener conto dei problemi occupazionali che stanno aumentando, investimenti a sostegno dei redditi, politiche industriali non protezionistiche. Perché se abbiamo governi e stati che spendono molto a sostegno delle loro industrie e governi che non spendono nulla, è evidente che chi spenderà di più difenderà i frutti degli investimenti fatti, alzando barriere protezionistiche. Devono tener conto della nostra opinione, perché questa è una crisi che colpisce essenzialmente il lavoro. Debbo però registrare che Brown non è sembrato particolarmente attento ai nostri argomenti.
Ma cosa chiedete oltre agli ammortizzatori sociali? Quale ruolo prefigurate per l'intervento pubblico?
Al pubblico innanzitutto chiediamo di definire, in maniera universale, le regole di controllo dei mercati finanziari, che lasciati senza regole e controlli producono fenomeni speculativi che ci portano a questo straordinario impoverimento di gran parte del mondo. In secondo luogo, politiche pubbliche di coordinamento delle scelte di ciascun paese. Poi, investire: dove? In settori che possono avere un senso strategico, a partire dall'economia sostenibile, a partire dall'energia. Ricreare cioè le condizioni, così come fu con l'informatica, per uno sviluppo sostenibile.
Poniamo che ci sia un coordinamento europeo dei governi, fino a che punto un soggetto pubblico può intervenire nelle politiche di indirizzo delle imprese?
Facciamo un esempio concreto, l'auto. La Francia fa interventi di dimensioni enormi, altri paesi pure, l'Italia fa il minimo indispensabile e tutto questo finisce per alterare il mercato. Quello che si chiede all'intervento pubblico non è un coordinamento astratto, ma un coordinamento che metta i produttori nelle condizioni di avere almeno un plaphon uguale di risorse e di misure. Altrimenti davvero si scatena poi una logica tutta protezionistica e nazionalistica, in cui ognuno salva sé stesso, magari fa riportare in patria produzioni delocalizzate ma così creando pensa a sé e un pochino meno ai paesi che avrebbero bisogno di non avere altri danni dalla crisi.
Esclude l'intervento diretto in economia, uno stato imprenditore?
Ma no, non lo esclude più nessuno. Già quello che sta avvenendo su banche e assicurazioni è un intervento diretto in economia, nel capitale azionario. L'industria automobilistica tedesca è quasi tutta direttamente in mano pubblica, la Renault pure. Dove è necessario si può fare. Io penso sia prioritario un intervento pubblico sulle grandi reti di protezione sociale e di formazione, dalla sanità alla scuola. E' lì che andrebbero investite massicciamente le risorse pubbliche. Perché gli interventi pubblici peseranno sui deficit degli stati e - passata la crisi - avremo salvato le banche presentando il conto allo stato sociale, per tagliare poi in settori essenziali dove il pubblico invece deve restare.
La crisi semina panico: vede delinearsi un pericolo populista?
Sì. I valori, le scelte e gli che si affermano in questa crisi segneranno anche il dopo. Se tu lasci le persone sole aumenta sfiducia e rassegnazione, talvolta anche paura. Su cui alberga la xenofobia di fondo. Per questo servono politiche pubbliche sulle reti di solidarietà e cittadinanza. In caso contrario davvero tu lasci le persone ad arrangiarsi, a pensare solo a se stesse e questo non fa che alimentare corporativismi, chiusure individualistiche e comportamenti che talvolta possono essere regressivi.
Però anche il sindacato qualche responsabilità ce l'ha, per esempio nel farsi «concorrenza» tra un paese e l'altro, nell'essere terribilmente indietro sulla strada di un sindacato europeo.
Vero, ma contrariamente ad altre fasi vedo prender piede una consapevolezza nuova per le organizzazioni sindacali europei e mondiali, perché effettivamente c'è stato un lavoro di coordinamento, di discussione, molto più approfondito. Poi quando ci si chiude nei singoli paesi in parte questo si smarrisce, è il limite che ancora abbiamo nel sindacato europeo. Quello che rimproveriamo al governo e agli stati, in realtà lo dobbiamo rimproverare anche a noi.
Veniamo a sabato. Terza volta al Circo Massimo, sempre contro Berlusconi. L'accusa è che fate politica: intransigenti col centro-destra e morbidi col centro-sinistra.
Rispondo che noi siamo sempre gli stessi - a prescindere dal colore dei governi - e che ci siamo mossi dall'inizio chiedendo al governo di centro-destra un confronto vero su come affrontare la crisi, sulle priorità, sulle misure sociali, sulla difesa dei diritti del lavoro. Per la verità ci siamo trovati una serie di muri, il tentativo di dividere il sindacato scientemente, esplicitamente, e la mancanza di tavoli di confronto. Sia sulle scelte di carattere generale che sulle stesse crisi aziendali o di settore, dalla Fiat alla chimica. Il governo agisce in maniera del tutto autoreferenziale, scegliendo cosa fare solo quando non può fare a meno e sostanzialmente lavorando su una politica di bilancio molto restrittiva. Perché al netto degli interventi fatti nei confronti delle banche il nostro governo ha stanziato fino adesso 4 miliardi di euro, praticamente nulla.
Ma se c'è un disegno politico, perché Cisl e Uil hanno firmato il 22 gennaio?
Me lo spiego così: pensano che di fronte a un governo e a una maggioranza molto forti, l'unico modo per strappare qualcosa sia stare dentro quel disegno. È il punto vero che ci differenzia. In particolare la Cils è convinta che gli spazi di contrattazione si riducono e quindi conviene puntare di più a un uso combinato della statalità e della gestione dei servizi per tutelare il mondo del lavoro. Io credo che sia uno sbaglio. Perché è vero che è più difficile contrattare oggi, in un mondo globalizzato e senza regole, ma questo implicherebbe uno sforzo in più per vedere come rinnovare e rinforzare la contrattazione, non come diminuirla. Come l'accordo del 22 gennaio propone.
A proposito di quell'accordo, i maligni sospettano che siate stati spinti alla mobilitazione dal fallimento di una strategia che puntava a un'intesa con Confindustria per arginare il governo. E, invece Confindustria vi ha mollati.
«No, non è questo. Penso che il sindacato e la Confindustria dovrebbero essere interessate a un'intesa di fondo tra i soggetti decisivi nel mondo del lavoro. Ed è un ragionamento che si chiarisce meglio a proposito degli enti bilaterali: importanti, ma sempre come «arma», come strumento e possibilità in più che ha un sindacato per completare le funzioni e gli spazi di rappresentanza dei bisogni e dei diritti dei lavoratori. Se invece gli enti bilaterali diventano l'alternativa alla contrattazione del sindacato è evidente che servono a indebolire il ruolo del sindacato confederale. Ma tornando alla tua domanda, in questo caso sono prevalsi anche dentro Confindustria i settori che pensano di usare la crisi per indebolire e ridurre gli spazi di contrattazione. Questa è la verità.
Dopo il 4 aprile, se passano le note applicative dell'accordo del 22 gennaio, che farà la Cgil?
Nei prossimi giorni gli altri sindacati firmeranno le note applicative del settore confindustriale. Noi risponderemo tenendo fermi nei nostri comportamenti contrattuali le nostre impostazioni, sia per il contratto nazionale sia per la contrattazione di secondo livello. Insieme rilanceremo con forza la questione della verifica democratica tra i lavoratori. Perché la democrazia o vale sempre e per tutti o non è.

I c.d. "Grandi" della terra si ritrovano a Londra per il summit del G-20 e fingono di affannarsi a trovare risposte ad una crisi economica che è non solo globale ma strutturale in quanto investe le dinamiche di fondo ed incrina i pilastri portanti del modello di sviluppo economico-sociale basato sull'ideologia liberista. Mentre i leaders mondiali discutono e intanto banchettano a base di ostriche e caviale, i lavoratori, i disoccupati, gli studenti tornano a riempire le piazze ed a gridare la loro protesta ed urlare la loro rabbia ed esasperazione da Parigi a Francoforte, da Berlino a Londra, fino ad espandersi in tutta Europa.

Anche in Italia, dove la rabbia sociale serpeggia evidente nei ceti deboli ma sembra faticare a trovare sbocchi ed a manifestarsi in forme conclamate, i lavoratori tornano a mobilitarsi e decidono di tornare in piazza sabato 4 aprile per una grande manifestazione nazionale. La manifestazione è stata indetta ed organizzata dalla CGIL per sollecitare il Governo ad attuare una politica economica e sociale radicalmente diversa.

L'obiettivo è quello di costringere gli attori politici e sociali (compresi gli altri sindacati confederali che hanno firmato l'accordo separato sgli assetti conrtrattuali) a mettere al centro di ogni politica anticrisi la gravissima situazione di sofferenza dei ceti popolari, dei lavoratori a reddito fisso, dei cassaintegrati e dei disoccupati, degli studenti senza più speranza di un futuro degno di questo nome e di tutte quelle categorie sociali ( compresi gli immmigrati regolarmente soggiornanti in Italia e che con il proprio lavoro concorrono al PIL nazionale ) sui quali i poteri forti (grandi imprese, banche, istituzioni finanziarie e loro governi "amici") stanno cercando di scaricare tutto intero il peso della crisi. Di una crisi  di cui essi stessi sono, com'è di tutta evidenza, i soli responsabili. Per questo aderiamo alla manifestazione di sabato ed invitiamo tutti coloro che si riconoscono e condividono questa protesta a parteciparvi attivi e numerosi.

Roma, Circo Massimo
4 aprile 2009

per info sull'organizzazione:

www.cgil.it 

 
 
 

IL CAMMINO DEL M.A.P.

Post n°13 pubblicato il 29 Marzo 2009 da SIAMOVIVI_VENETO

 

MARTEDI 24/03/2009 SI COSTITUISCE UFFICIALMENTE IL MOVIMENTO DI AGGREGAZIONE POPOLARE SIAMOVIVI. APPROVANDO LO STATUTO E PROVVEDENDO ALLA NOMINA DEL PRESIDENTE DEL MOVIMENTO E DELLE ALTRE NOMINE.

IL “MOVIMENTO DI AGGREGAZIONE POPOLARE SIAMOVIVI”:

- è una libera associazione di persone che vogliono contribuire all’unità delle classi svantaggiate e private dei propri diritti, per trasformare radicalmente l’attuale società;

- è un’organizzazione autonoma, multietnica, antirazzista, laica, antifascista, antisessista, che si riconosce nei fondamenti della Costituzione Italiana, mediante una riaffermazione dei valori della Resistenza;

- si prefigge di creare una società fondata sulla pace sulla libertà, sulla salvaguardia della biosfera e sulla collaborazione di tutti gli individui che mettano  al centro gli interessi delle classi svantaggiati , il valore e la funzione sociale del lavoro, i diritti umani, la difesa delle libertà individuali e collettive, perché non si debba dipendere dalla benevola concessione di nessuno per ottenere ciò di cui si ha diritto;

 - vuole essere riferimento e nucleo di ricomposizione di un soggetto politico che superi la diaspora e il degrado degli attuali partiti e la polverizzazione degli attuali movimenti, favorendo l’aggregazione e il confronto tra le diverse realtà sociali del Paese.

- è contro ogni forma di esclusione e di illegalità per suscitare speranza e impegno politico in chi si sente deluso abbandonato e tradito dalle esperienze politiche passate;

 - si prefigge come scopo l’abolizione della povertà, la difesa del lavoro e della sua dignità, l’impegno e la ricerca sulle problematiche legate al nuovo proletariato e all’immigrazione;

 -mira alla conservazione e al risanamento dell’ambiente, che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e di consumare.

 -intende proporre  un incremento degli investimenti nella scuola pubblica, destinati alla ricerca, al miglioramento culturale e a garantire a tutti pari opportunità e lo stesso diritto all’istruzione, abbassando i costi di accesso all’ Università.

 

-L’Associazione perseguirà le sue finalità attraverso:

 - l’organizzazione di comitati locali per perseguire gli obiettivi e le finalità statutarie;

 - l’organizzazione, diretta o partecipata, di iniziative culturali e politiche come referendum, raccolta di firme, manifestazioni, ecc.;

 - l’istituzione e la gestione di blog su tutta la rete, di forum, di radio web, di un sito Internet aperto a tutti: fulcro principale della sua attività di discussione, di confronto e di decisione;

 - la collaborazione con altre organizzazioni ed enti allo scopo di potenziare le attività istituzionali;

 - l'ideazione, l'allestimento e la circuitazione anche telematica, diretta o partecipata, di mostre e similari;

 - organizzare, incontri, convegni, dibattiti, chat, videoconferenze e simili, stampare, distribuire, porre in vendita libri e pubblicazioni, produrre, acquistare, distribuire, proiettare filmati, registrazioni ed ogni altro tipo di riproduzione visiva o sonora; organizzare od offrire il patrocinio a gare, incontri, tornei sportivi e in generale esplicare ogni attività che possa contribuire al perseguimento degli scopi che si prefigge, mettendo in atto tutte le iniziative idonee ai fini enunciati;

 - attività di formazione: corsi di aggiornamento, corsi di perfezionamento, istituzione di gruppi di studio e di ricerca;

 L'Associazione ricercherà, per il conseguimento delle finalità sociali, contatti e collegamenti con altre organizzazioni sia nazionali che europee.

 

 
 
 

Crisi economica e priorità della destra in Regione: mandare in fiera le imprese del lusso!

Post n°12 pubblicato il 22 Marzo 2009 da SIAMOVIVI_VENETO

Politiche anticrisi della Regione Veneto

180 mila euro per la Fiera del lusso:
di cui 140 mila sottratti
alle politiche del lavoro!
 

Della serie: far piovere sempre sul bagnato....
...mentre le politiche del lavoro possono attendere

 

A qualcuno è venuto perfino voglia di ironizzare. Della serie: se il lavoro di questi tempi rischia di essere un lusso, perché stupirsi se la Regione Veneto ha dato un contributo di 180mila euro a Luxury & Yacht, appunto la Fiera del lusso appena conclusasi a Vicenza?

«Io vorrei sapere quale tipo di valutazione ha spinto la Regione ad erogare tale cifra sottraendola ai capitoli destinati alle politiche per il lavoro, in un momento di crisi economica ed occupazionale così forte», dice Andrea Causin, consigliere regionale del Pd che ieri, con altri otto colleghi democrat, ha scritto una interrogazione alla giunta di Giancarlo Galan.

Tutto documentato. La delibera di giunta del 24 febbraio 2009 - proposta dall’assessore al Lavoro Elena Donazzan e dalla collega al Bilancio Isi Coppola - prevede, testuale, di "concorrere alle spese di realizzazione, comunicazione e promozione dell’area espositiva "Le eccellenze del Veneto" nell’ambito del 7. Salone internazionale del lusso "Luxury & Yacht" con un contributo omnicomprensivo di euro 180.000,00, di cui euro 140.000 a valere sul capitolo 072016, euro 20.000,00 a valere sul capitolo 101058 ed euro 20.000,00 sul capitolo 007028 del bilancio regionale 2009, da erogare a Fiera di Vicenza spa".
 
Causin è andato a vedere a cosa corrisponde il capitolo 072016, quello da cui vengono prelevati i 140mila euro. Il capitolo in questione si intitola "Interventi regionali per la formazione e l’orientamento al lavoro dei cittadini", per il quale nel bilancio 2009 ci sono 580mila euro di residui presunti, 950mila di competenza, 300mila di cassa. E quasi la metà della cassa di competenza dell’assessore vicentina Donazzan se ne va alla fiera del lusso di Vicenza?

Chiamata in causa, l’assessore Donazzan puntualizza immediatamente. «Intanto i soldi non sono andati tutti alla Fiera del lusso ma alla Fiera di Vicenza perché si tratta di un progetto annuale e dunque ci saranno altre iniziative. È un progetto che riguarda le eccellenze nelle imprese, siamo partiti con dieci imprese artigiane che mettono in risalto il capitale umano, quel made in Italy che è sostanzialmente veneto, altre avranno la possibilità di mettersi in vetrina».

La sua spiegazione è: l’anno scorso l’assessore ha visitato la Fiera del lusso, c’erano 300 espositori di cui 90 veneti. Quest’anno si è informata con la Fiera e, saputo che, causa crisi, alcune di queste aziende avrebbero avuto difficoltà a ripartecipare a Luxury & Yacht, si è fatta avanti la Regione mettendo a disposizione uno stand: «Mettiamole in vetrina».

Le 10 aziende - specifica Donazzan - non le ha scelte la Regione, ma la Fiera di Vicenza. «Dieci artigiani straordinari: uno specializzato in ferro battuto, uno che fa cucine in pietra, uno tessile che recupera materiali dei primi del ’900, un altro che dalle bricole crea il parquet.

E i riscontri sono stati positivi. C’era un’azienda calzaturiera e la responsabile della Swarovski ha proposto una collaborazione con l’intera Riviera del Brenta. Delle dieci aziende in vetrina, poi, almeno quattro verranno attivate per accogliere lavoratori in apprendistato».

Insomma, una promozione del lavoro - dice - attraverso le eccellenze venete. Ma Causin ribatte: il capitolo di spesa da cui sono stati attinti i 140mila euro dovrebbe servire per le "misure di politica attiva per il lavoro", specie in periodi di crisi, non per gli stand nelle fiere del lusso.
  

(dal Gazzettino del  17  marzo 2009)

 
 
 

c'è la crisi, ma non per tutti!!!

Post n°11 pubblicato il 15 Marzo 2009 da SIAMOVIVI_VENETO

Maxi premio ai super dirigenti,
bufera in Regione

Ai supermanager ricchi premi (a spese dei
contribuenti), ai lavoratori taglio dei salari e licenziamenti!

 

È polemica in Veneto per il premio di risultato - in media circa 15mila euro ciascuno - assegnato dalla Giunta Regionale ai 13 massimi dirigenti della Regione. Un maxi bonus che equivale al 10% dello stipendio, il massimo previsto, per il raggiungimento degli obiettivi 2008 da parte di dirigenti e segretari ai vertici dell’ente regionale. «La giunta - ha commentato oggi per il Pdci il consigliere regionale Nicola Atalmi - dimostra di non rendersi conto della crisi che sta colpendo i veneti. Dare un premio di 15 mila euro indistintamente a tutti i massimi dirigenti della Regione vuol dire insultare le migliaia di veneti che in questi giorni devono arrabattarsi con assegni di cassa integrazione di 700 euro al mese».

Per Atalmi significa anche dare «il cattivo esempio perchè, come già per i direttori delle Asl, non si premia chi merita, chi ha migliorato il funzionamento della macchina pubblica, chi ha servito meglio le istituzioni e i cittadini». In tempi di crisi, rileva l'esponente dei Comunisti italiani, servirebbe semmai «tagliare gli sprechi, ridurre i costi della politica, proprio a partire dai dirigenti e politici».

«Ai manager caviale e champagne, ai lavoratori devastati dalla crisi economica neppure un tozzo di pane». È il duro commento del deputato del Pd Andrea Martella, alla decisione della Giunta regionale del Veneto di gratificare con un maxi premio di risultato - circa 15 mila euro lordi - i massimi dirigenti dell’ente. «Questa - aggiunge - è la logica di chi governa la Regione, che elargisce a pioggia il massimo del premio previsto ai suoi dirigenti indipendentemente dai loro risultati e, soprattutto, incurante del clima sociale che stiamo vivendo nel Paese e nella nostra regione». Per Martella «la cosa ancora più strabiliante è che, contemporaneamente, Galan e la sua Giunta continuano a far finta di nulla nei confronti delle decine di migliaia di lavoratori che si trovano in cassa integrazione e che non hanno ancora alcuna certezza circa la copertura economica degli ammortizzatori sociali». «È bene che su questa vicenda - conclude Martella, annunciando in proposito un’interrogazione al ministro Brunetta - venga fatta piena luce. Anzi, se il presidente Galan ha un minimo di dignità, metta da parte i suoi quotidiani proclami, fatti su ogni cosa, e agisca bloccando questi aumenti». (ANSA).

Mentre decine di migliaia di lavoratori e le loro famiglie soffrono nella morsa di una crisi che taglia salari e posti di lavoro, la casta politica regionale foraggia i propri galoppini dispensando loro ricchi premi a pioggia e senza valutazione del merito, se non quello di un ferreo servilismo politico, utilizzando i soldi delle tasse pagati dai contribuenti, sempre più tartassati e spremuti dal fisco, compreso quello regionale e locale.

Ma quando verrà la crisi anche per costoro???

 
 
 

 

 

 

Nessuna cività potrà essere
considerata tale se cercherà
di prevalere sulle altre.

 

 

 

 

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