Post n°211 pubblicato il 13 Aprile 2016 da Web_London
"Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?"
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"Alberi, Web, se serve un albero, si mette un albero"
"Federico P.
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Incontri (Im)perdonabili
Un bel po' di tempo fa, parecchi anni, prima del Blog, prima anche di sapere bene "cos'era" un Blog ...
Ero in una specie di trattoria per turisti al centro di Roma, proprio davanti al Pantheon. Mi ricordo che ce n'erano due vicine, io ero in quella che faceva angolo. Mi trovavo a Roma per un convegno di lavoro e ne avevo approfittato per incontrare una persona. La mattinata era passata ad ascoltare uomini e donne che a loro modo pretendevano di prevedere il futuro, supportati da grafici colorati e convincenti ragionamenti sui derivati e sull'andamento dello swap tra il dollaro e lo yen. Il momento era ancora critico, poco più di un anno prima la Leman Brothers era saltata per aria e molte altre banche si erano trovate ad oscillare pericolosamente come birilli tra il fallimento ed il salvataggio. A fine mattina di "Maghi Merlini" ne avevo abbastanza e sentivo il bisogno di ritornare a qualche cosa di più "normale". Purtroppo, non ci riuscii nemmeno nel pomeriggio
Erano più o meno le 16, il treno sarebbe partito verso le 18 e la persona che in quel momento avevo davanti da quasi due ore parlava solo di "Lei" Era di Roma, la conoscevo da qualche mese e faceva (credo faccia ancora) la "studiosa di fenomeni sociali", forse una sociologa o qualcosa del genere. Ci eravamo incontrati una sola volta, in Umbria, durante una riunione ad uno dei raduni del Gran Mogol. Avevamo avuto un'accesa discussione sul testo di un pezzo che un tipo di Salerno aveva presentato. (a me piaceva ... a lei no ...) Più per sfida che per un vero interesse, e forse anche per finirla lì, le avevo proposto che la prima volta fossi sceso a Roma, se voleva, avremo potuto continuare quella discussione davanti a qualcosa da bere Lei, con l'accordo di tutti aveva accettato e sembrava contenta quanto me di quella fine-litigata.
Un paio di giorni prima di andare a Roma per il convegno, mi ricordai la promessa e quasi per scherzo le mandai una mail. Con mio grande stupore lei accettò l'invito e ci organizzammo di incontrarci per l'ora di pranzo appena avessi finito il convegno. In quel periodo avevo voglia di incontrare persone nuove e quella poteva essere un'occasione come un'altra.
Nel locale non c'era molta gente e si riusciva a parlare con una certa tranquillità. Scoprii a mio malgrado che era una di quelle persone che io definisco "Vodafone", quelle che, in sostanza, pensano che il mondo ruoti sempre (e solo) attorno a loro. Anche la normale cortesia del cameriere che ci serviva veniva scambiata per un interesse verso di lei. Per non parlare dello sguardo distratto dei clienti che entravano e uscivano dal locale Me lo disse lei, in un modo che a me apparve delirante, che quando gli uomini la incontravano, lei "sentiva" che restavano abbagliati e incantati dal suo "presunto" charme e dalla sua "presunta" avvenenza. (Mah, sinceramente a me non pareva proprio, ... ma niente, niente eh! ... sarò forse io l'unico a non accorgermi di questa «meraviglia» della natura? ... Bah ...) Lo ammetto, si presentò in modo originale indossando un cappello a bombetta in paglia, un mantello verde scuro sopra una maglia viola e una gonna che faceva appena intravedere le ginocchia Ma soprattutto parlava, santo cielo quanto parlava quella donna! Appena finimmo il secondo, aprì la borsa e tirò fuori un foglio pieno di parole. Me lo porse per farmelo leggere. Mi pulii la bocca, finii il vino che avevo nel bicchiere e cominciai a leggere.
Un paio di minuti dopo, nemmeno il tempo di arrivare a metà, mi chiese "Web, cosa ne pensi?" "Aspetta, non ho ancora finito" Due minuti dopo ... "Allora, che ne pensi?" "Un momento ..." (e che è tutta sta fretta? ...) Facevo sinceramente fatica a leggere, quel foglio era un delirio di avverbi, aggettivazioni e concetti presi a picconate A volte mancava il verbo e spesso nel discorso si apriva in altre strade che non si chiudevano mai e che portavano ad altre ancora e così via Era impossibile capirci qualcosa (mi ha sempre detto che è una professionista, mah, a me sembravano le cazzate che negli anni successivi avrei scritto nel mio blog ... ^_^) Finii di leggere e improvvisamente sentii un gran bisogno di risciacquarmi il cervello con qualcosa. Notai un paio di donne entrare nel locale e sedersi poco distanti da noi. (ecco, questo aiuta, ... almeno gli occhi ... ^_^) Non mi degnarono di uno sguardo ma comunque a me bastò, in qualche modo mi riconcilio con la realtà. Appena alzai lo sguardo dal foglio, lei mi piomba addosso come un'anaconda e va subito dritta al sodo "Allora? Che ne pensi?" "Di questo?" le chiesi indicando il foglio che avevo tra le mani "Si" Sinceramente ero incerto sul da farsi "L'hai scritto te?" chiesi (Attento Web, questa è una trappola ...) "No, me l'hanno inviato qualche giorno fa e visto che oggi ci vedevamo volevo sapere tu cosa ne pensavi" "Sicura che non è roba tua?" "Si, non l'ho scritto io ... e allora, che ne dici?" "Mah, ..." "Che ne pensi?" (Web, anche se ti ha detto che non l'ha scritto lei, non ci credere ... stai attento! ...) "Non è importante quello che penso io..." "No no, dai, dimmi che mi interessa la tua opinione" (Beh, in fondo mi ha detto che non l'ha scritto lei ... e poi, all'improvviso, la solita vocina ... «Nooo, prendi tempo!» ... ... «Web, quella è una donna! ... e quindi ... è una trappola!!» .... ^_^) "Sono stanco, non credo di aver capito bene cosa c'è scritto" "Non importa Web, «ad istinto», dimmi cosa ne pensi" (Ah, beh, se la metti sull'istinto, allora è tutto un altro paio di maniche ....) "Ok, ti dico quello che penso" "Allora?" "Allora, «ad istinto», ... per me, è solo «Diarrea Linguistica»" In zero secondi la ciarliera donna che mi aveva allietato nelle ultime due ore precedenti con i suoi successi in tutti i campi dello scibile umano, e chi più ne ha più ne metta, si trasformò, si irrigidì e la sua voce diventò improvvisamente dura e tagliente come l'acciaio "In che senso?" mi chiese gelida "Sembra quasi che chi l'ha scritto l'abbia fatto gettando in aria il vocabolario e usato le parole a caso che leggeva quando cadeva" "Stronzate!" "Ecco, appunto, stronzate" "Web! Tu non capisci niente!" righiò dura alzando la voce "Si, può essere, me lo dicono spesso" risposi e meravigliandomi un attimo dopo di quella risposta così calma e in qualche modo "serena" (Ma in fondo, pensavo in quel momento, a me, che mi frega? ...) Furiosa come una scimmia, lei partì in quarta "Io sono una giornalista professionista, sono iscritta all'Albo, ... bla, bla, bla, ... e diventerò presto una scrittrice, bla, bla, bla, ... e sarò famosa" (Pure «sarò famosa»! ... caspita, vuoi vedere che ho vicino a me l'Oriana Fallaci del futuro e non me ne sono acccorto! ... idiota che sono ... ) "Scusami, ma poco fa non mi hai detto che questa roba non l'hai scritta te?" "Si, no, ... Web, sei uno ... sei uno stronzo lo stesso!"
Inutile dire che se ne andò lasciandomi lì gettandomi addosso tante di quelle maledizioni e "buoni auspici" che son sicuro mi basteranno per una vita intera. Pagai conto, presi la metro per la stazione e tornai a casa con il FrecciaRossa delle 18 o giù di lì. Alla stazione di Firenze già mi ero dimenticato dell'episodio e non ci pensai più.
Mesi dopo rilessi il foglio di quel giorno Lo rilessi due volte, giuro, e provai a capire. Lo feci addirittura leggere ad un'amica che prima di dedicarsi a tempo pieno ai suoi tre marmocchi scriveva da Dio. Alla fine, dopo la terza volta mi arresi e mi resi conto che, per me, restava sempre e solo "Diarrea Linguistica"
Ma molto probabilmente ero io che non avevo capito. Amen
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il 01/11/2024 alle 19:42
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il 31/10/2024 alle 20:08
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