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Note a margine

A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari

 

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«Forse sono io che ...»

Post n°499 pubblicato il 11 Febbraio 2017 da Web_London
 

 

 

Al telefono la sentivo piangere così forte come non avevo mai sentito piangere una donna.
Era impossibile fermarla ma forse non era nemmeno giusto farlo, aveva bisogno di parlare o solo di qualcuno, di chiunque, che la stesse ad ascoltare.

Quella sera, per caso, solo per caso, dall'altra parte del telefono risposi io e tutto mi sarei aspettato ma non di essere gettato a testa in giù dentro i confini di un mondo che troppo spesso pensiamo esista solo negli incubi più oscuri e che invece è molto più vicino a noi di quel che crediamo.
Parlammo per quasi un'ora e mezzo, interrotti solo dai suoi singhiozzi e dai miei silenzi.
Non era facile restare indifferenti allo scorrere delle sue parole ma c'erano delle regole da rispettare.
In quel momento però, era quasi impossibile non restare coinvolti dal suo racconto e da quelle parole strozzate che uscivano dalla sua bocca ed entravano nel mio cervello come sassi scagliati uno dopo l'altro da una fionda impazzita.
Lei si chiamava Stefania anche se in quel momento il suo nome non aveva grande importanza
La continua violenza al suo corpo da parte di chi lei continuava a giustificare, e in qualche modo si sentiva ancora legata, le avevano minato ogni certezza e ogni fiducia e la speranza nelle persone, negli uomini, in tutto.
Si sentiva in trappola, incapace di uscirne e continuamente alla ricerca di una spiegazione razionale per tutto quel dolore
"Forse sono io che sono sbagliata" continuava ripetermi tra le lacrime, "forse sono io che mi merito questo, forse sono io che sbaglio e lui non ha colpe"
"Forse sono io, un cazzo!!"
pensavo mentre la ascoltavo.

Incapace di uscirne e tanto spaventata di quello che sarebbe successo se lo avesse fatto, dei giudizi della gente, di sua madre, di suo padre, di quelli che avrebbero silenziosamente pensato che non era il caso di "Farne una tragedia e che, se era successo, probabilmente aveva anche lei le sue colpe"
Cosi mi aveva detto, aveva paura di chi avrebbe detto di non "farne una tragedia e che, se era successo, probabilmente aveva anche lei le sue colpe"
Le chiesi se avrebbe voluto che fossimo intervenuti noi, in casi particolari si può, ma lei mi disse di no, si era rivolta alle sue amiche, al suo datore di lavoro, aveva presentato denunce su denunce.
Ma fino a quel momento, mi disse, non era successo niente, tutto era continuato come niente fosse
E lei cominciava sempre più spesso ad avere per la testa dei brutti pensieri

Mi salutò come si era presentata, a voce bassa e si ripromise di pensare di andasene da quella casa
Mi disse che ci pensava spesso ma non trovava mai la forza di farlo, si sarebbe sentita ancor più da sola
Era una follia, Stefania era disposta a giustificare ogni violenza pur di non restare da sola, era una follia e razionalmente lo capiva anche lei
Ma non le bastava capirlo, lei non aveva la forza di lasciarlo.
Poi, quasi a metà di un discorso, mise giù

Dopo di allora non l'ho più risentita, se ha chiamato ancora io non lo so, ma quella sera, prima di andare a casa, mentre facevo il piccolo rapportino di fine turno, il pensiero di Stefania mi accompagnò e continuai a pensarci anche il giorno dopo.
Ricordo che alla fine del rapportino sottolineai una frase per chi sarebbe arrivato dopo di me

Da allora, quando sento di qualche donna uccisa dal suo uomo le antenne si drizzano ed entrano subito in allarme
E penso a Stefania.

...

 


Gemelli Diversi
Mary

 
 
 
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