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La guerra in Vietnam, a guerra nel vivo - Tratto da cronologia.it -

Post n°62 pubblicato il 20 Giugno 2006 da the_end_of_dream
 
Foto di the_end_of_dream

VIETNAM 1965

All'inizio dell'anno, erano non solo passati i 40 giorni previsti per piegare i nordvietnamiti, ma erano già passati 5 mesi, nè si vedeva un miglioramento dopo gli attacchi aerei. Anzi la resistenza si era consolidata.
Il Vietnam cercò ancora una volta le vie diplomatiche, fece capire che il Paese era uno solo e che lo straniero non doveva interferire in questioni interne. L'italiano FANFANI era riuscito a stemperare le ostilità e aveva trovato una soluzione onorevole per tutti. Ma furono tutti sordi. I Francesi, che li conoscevano bene i vietnamiti, ammonirono gli americani, e De Gaulle cercò di far capire agli USA che la loro impresa era senza una via di uscita, non conoscevano ancora di che pasta era fatto il nazionalismo vietnamita, e che al primo colpo di cannone avrebbero subito ritrovato la loro unità di popolo. (De Gaulle non sbagliava affatto. A casa sua - in Francia - prese anche il "premio" per questo atteggiamento; a dicembre fu nuovamente rieletto Presidente dei francesi)
Ma i suggerimenti dello statista francese non furono ascoltati, gli americani dopo aver sferrato il loro attacco risultò subito inutile e privo di risultati strategici.  Ma ormai non potevano perdere la faccia.

Il 7 febbraio 1965 il presidente Johnson fece allora un ulteriore passo nella escalation; gli aerei americani bombardarono di nuovo la Repubblica democratica del Vietnam e i raids moltiplicarono nelle settimane successive; il 6 marzo gli americani fecero sbarcare a Da Nang il primo contingente di marines. La missione era quella di presidiare la grande base aerea. Ma in realtà era il primo contingente che avrebbe dovuto affrontare i nordvietnamiti via terra.

360.000 giovani americani nei successivi mesi iniziano a partire per questa guerra che nessuno vorrebbe fare. (vedremo dopo come il governo aggirerà questo ostacolo - con la coscrizione obbligatoria)
Hanno innescato gli Usa in febbraio e marzo una delle piu' inutili grandi guerre del secolo (alla fine, dopo dieci anni, verrà considerata una delle più vergognose).
Fin da questi primi micidiali bombardamenti, questa guerra sta solo provocando sdegno e biasimo in tutto il mondo, ivi compresa una parte della stessa popolazione americana, dove in molte città avvengono le prime manifestazioni pacifiste, non ancora oceaniche, anche perchè coloro che le fanno rischiano di essere accusati di antipatriottismo.
Ma quando le bare cominceranno a ritornare ogni giorno dal Vietnam sempre più numerose, per una guerra dove sempre di più l'opinione pubblica americana non trovava nessuna motivazione, ne' alcuna relazione al patriottismo, dove non sembrava proprio esserci in gioco la sicurezza della nazione, e vedranno solo morire i loro cari (60.000) senza nessun successo militare nonostante l'alta tecnologia impiegata, le file dei pacifisti si ingrosseranno anche con quelli che erano stati inizialmente ottimisti o neutralisti.
Oltre che a subire i morti l'America si stava giocando tutta la sua credibilità all'interno e il suo prestigio all'esterno.

Nella storia degli Stati Uniti, la guerra del Vietnam ha costituito un qualcosa di unico: impopolare sia in patria che nel resto del mondo. Fu combattuta ininterrottamente contro un nemico diabolico con un nazionalismo estremo del tutto sconosciuto ai 18.000 consiglieri americani; una componente che non era stata (e fu pagata cara questa cecità) nemmeno considerata; eppure era nella storia, e anche nei fatti molto recenti. Ma questo fenomeno è noto in tutti i trattati della psicologia delle masse, delle nazioni, dei paesi, perfino nei trattati delle belve o delle formiche. Quando ci sono delle divergenze interne, anche le più estreme, se si è attaccati da un nemico esterno, si dimenticano le beghe interne  e ci si unisce per difendere il proprio territorio. E in Vietnam avvenne proprio questo semplice fatto comportamentale. I Francesi che li conoscevano meglio -lo abbiamo sopra già ricordato- li avevano mesa in guardia gli americani.

L'escalation di una guerra senza fine era iniziata. 3.000.000 di americani alternandosi furono in seguito mandati in Vietnam, si toccò una punta massima di presenza di effettivi di 550.000 uomini, vi morirono 60.000 uomini, costò agli USA 200 miliardi di dollari, e impiegarono 14 milioni di tonnellate di bombe per distruggere uomini e cose (tre volte di più che in tutta l'Europa e l'Asia durante tutta la Seconda Guerra Mondiale, su un Paese grande come l'Italia e con 32 milioni di abitanti.).

La guerra in Vietnam isolò sempre di piu' gli USA. Una viva ostilità nei loro confronti da ogni parte del mondo che considerava il loro intervento "un'aggressione vera e propria e non una missione di pace per salvare una democrazia". Fra l'altro non fu dichiarata nemmeno la guerra, sempre convinti di restare ai margini del conflitto. Fu proprio questo il motivo per cui sorsero contrasti anche in seno ai Paesi della Nato.

Mentre negli USA con una opposizione che già stigmatizzava questa guerra e iniziava ad odiare la obbligatoria coscrizione, ai primi mesi del 1965, si aggiunse il timore di un intervento o della Cina o della Russia. Una parte dell'opinione pubblica prese coscienza che non erano in gioco i confini o la sicurezza degli Usa, e che con quella guerra si era sbagliato il modo di procedere, si erano sopravalutate le proprie forze ed era stato troppo sottovalutato il nemico. 
Il fronte esterno al governo iniziò sempre di più a far cedere anche quello interno;  poi si aggiunsero gli ambienti economici e finanziari americani perché tutte le risorse erano ormai assorbite dalla guerra, che non era più quella del 1942-45, quando furono coinvolti quasi tutti i settori dell'industria, soprattutto quella pesante e quella tecnologica. Ora quasi metà dell'America si sosteneva con le fabbriche "del nulla", quelle del voluttuario, del divertimento, dell'effimero. Tutti questi settori -ormai tutte colonne portanti dell'economia di un paese opulento - iniziarono sempre di più ad andare in crisi.

 Insomma il movimento di opinione aumentò, e finalmente, come vedremo, prima Johnson cercò una via di uscita dal "pantano" senza mai riuscirci, poi in seguito NIXON trovò la soluzione: tornarsene a casa anche senza aver concluso nulla in dieci anni di guerra e con tanti americani morti per nulla. 
Questa fu -secondo una parte del Paese- la saggia soluzione.

Avevano dunque vinto i Vietnamiti. Facendosi distruggere città e paesi, pagando un tributo di sangue enorme: 2.000.000 di morti e altrettanti feriti, mutilati, invalidi e orfani.  Ma erano riusciti a ottenere la loro indipendenza. Una vittoria dopo la ostinata campagna militare di una grande potenza come quella americana che aveva cercato di dividere il Paese .
 Il conflitto rafforzò la volontà nei Vietnamiti di difendersi; infatti dimenticati i vecchi rancori, il Vietnam riuscì a ottenere la sua unità meglio di prima.
Con un coraggio stupefacente, non solo era riuscito a resistere e a vincere, ma era riuscito a umiliare una grande potenza anche nel profondo della coscienza collettiva americana, un disagio questo che si è poi annidato dentro nell'animo come un fantasma. Ad ogni piccolo e insignificante conflitto tornava (e tornerà per chissà quanti decenni)  ad emergere la paura di questi 10 anni di guerra "inutile".
La guerra che secondo i calcoli dopo solo 6 settimane doveva finire vittoriosa, non solo fu persa ma la sconfitta si trasformò nella  "sindrome del Vietnam".

Di tutta la letteratura sul Vietnam, corrispondenze, memorie, testimonianze, conosciamo soltanto le versioni occidentali. E nonostante queste non siano molto tenere sul conflitto, e abbastanza realistiche nel raccontarci anche le fasi tragiche, documentando i massacri che vennero fuori nei numerosi processi,  nulla conosciamo della letteratura, testimonianze e memorie dell'epica battaglia del popolo vietnamita. Nulla é stato messo a disposizione agli storici occidentali (lo ammette la stessa monumentale Storia della Cambridge University, i piu' prestigiosi 32 volumi di storia mondiale).
Con tutta la sua virulenza iniziò una delle più inutili guerre della storia moderna, che coinvolse tutto il mondo occidentale nell'osteggiarla e, paradossalmente, anche negli stessi Stati Uniti. I giovani della generazione beat, la prima generazione che non aveva conosciuto la guerra, furono scaraventati all'improvviso su un territorio che prima di allora non avevano mai sentito nominare,  una guerra di fronte a un nemico determinato e sfuggente, nonostante lo spiegamento di grandi mezzi militari e le migliori tecnologie. 
Gli Usa non otterranno nei lunghissimi dieci anni alcun risultato. Dovettero a furore di popolo, ritornare a casa dopo aver subito circa 60.000 morti. Un'avventura iniziata male, finita in peggio. Grandi armi e grandi tecnologie nel fango o nella polvere. Imponenti forze terrestri contro una lotta partigiana in una boscaglia micidiale con un nemico inafferrabile e risoluto a resistere. (furono fra l'altro per la prima volta impiegati gli elicotteri da combattimento). Uno scontro di Davide e Golia. 
Alla fine fu una sconsolata sconfitta di una decennale politica estera totalmente sbagliata, quando dopo tante lacrime e sangue, l'opinione pubblica americana volle nel 1973 ad ogni costo che si abbandonassero al loro destino i vietnamiti. Una guerra che non "sentiva" nessuno, nonostante gli appelli di "guerra giusta";  anzi il Cardinale Spellman, nel benedire le truppe che partivano per il Vietnam, la considerava "una guerra santa"
Ne vedremo gli sviluppi nei successivi anni; il coinvolgimento dell'Italia nelle varie manifestazioni, quelle che si svolsero poi in America, e infine la disfatta. Che rimase nella coscienza collettiva americana come uno "spettro" da allontanare. Fu del resto la prima guerra persa dagli Stati Uniti nella sua storia.

Nei cieli la potenza americana si era manifestata con i giganteschi B-52 che avevano raso al suolo citta' e paesi; con le navi che avevano vomitato fuoco sulle coste; e con gli elicotteri che per la prima volta impiegati su larga scala seminarono la morte volando rasoterra vomitando milioni di litri di erbicidi, di defolianti nelle foreste o sganciando le famigerate bombe al Napalm: veri mari di fuoco che bruciavano i modesti villaggi e i paesi in un istante.
Grandi armi e grandi tecnologie, contro piccoli battelli e contro una micidiale lotta partigiana nella boscaglia, con un nemico sfuggente e risoluto che mise in crisi tutte le strategie della guerra moderna.

Fu una cocente sconfitta della politica Usa, quando la stessa opinione pubblica americana volle ad ogni costo che si abbandonassero al loro destino i vietnamiti. Era una guerra che non li riguardava. Ma questo disimpegno fu rimandato per oltre dieci anni.
Solo il 30 aprile del 1975 i soldati americani tornarono a casa, dopo aver provocato una Apocalisse. In patria li accolsero persino con fastidio, furono considerati dopo alcune terribili testimonianze, tutti assassini, dei drogati e li emarginarono; perfino coloro che erano ritornati mutilati. Insomma provarono anche gli americani quello che provarono i soldati italiani nel 1945 quando tornarono a casa dai vari campi di concentramento; furono commiserati, rimproverati di non aver vinto la guerra, emarginati, infine dimenticati.

VIETNAM 1966

E' l'anno in cui iniziano le manifestazioni studentesche contro la guerra americana in Vietnam. In America e' in atto una singolare coscrizione: "quelli che non hanno buoni voti nelle universita' devono partire". (In Vietnam ci andranno 3 milioni di americani - ma se non erano bravi a scuola come avrebbero mai potuto vincere una guerra?). I francesi che temono il dilagare del conflitto iniziano grandi manifestazioni che causano gravi incidenti con morti e feriti. Anche in Italia iniziano manifestazioni pacifiste. Don Milani che si azzarda a parlare di Obiezione di coscienza, verrà incriminato ("diffonde espressioni di vilta'") e condannato anche dopo morto (era il 27 ottobre 1967).

1° GENNAIO - Paolo VI in occasione del suo discorso si rivolge anche per iscritto a MAO TSE TUNG, al nordvietnamita HO CHI MIN, a VAN THIEU sudvietnamita, a PODGORNI in Russia e a JOHNSON in America. "Adoperatevi in questa crisi dolorosa per favorire una giusta soluzione che salvaguardi l'indipendenza del Paese". Non ottiene nessuna risposta. Anzi il 9 gennaio con una spettacolare invasione di elicotteri, 7000 americani sferrano una nuova grande offensiva. L'hanno chiamata l'Operazione Trappola. Ma i Vietcong non si fanno intrappolare, sono sorprendenti, hanno la meglio e anche in questa circostanza  gli americani falliscono l'operazione; mancò poco di finire loro in trappola.
1° MAGGIO - In Cina grande parata del Primo Maggio nella Piazza di Tien An Men, vi sfilano imponenti Forze Armate e cinque milioni di GUARDIE ROSSE. I moniti che vengono lanciati all'America per l'aggressione al Vietnam inquietano il pianeta.
L'organizzazione giovanile rivoluzionaria creata da Mao, conta ora 25 milioni di "Guardie Rosse", giovani fanatici sostenitori della politica della forza. Con la loro uniforme oliva inneggiano alle opere e al pensiero di Mao, mostrano il suo libretto rosso al cielo, e dichiarano che sono determinati a tutto.


Passano pochi giorni e i cinesi sono ancora sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo spargendo altra inquietudine. Infatti, fanno esplodere alcune bombe atomiche nel deserto del Sinkiang, sette volte piu' potenti di quella di Hiroshima.
In America gia' si teme un coinvolgimento della Cina in Vietnam e iniziano i movimenti d'opinione contrari all'intervento armato e all'escalation che responsabili e irresponsabili stanno innestando dopo la caduta di Da Nang nel sud Vietnam.  Una città che è costretta a capitolare dopo che l'esercito regolare si era ammutinato appoggiando i pacifisti, chiedendo la fine di quella dittatura militare nel Sud appoggiata dagli americani, e libere elezioni. La conseguenza fu una vera guerra fratricida dopo che Cao Ky (governo fantoccio messo dagli americani) soffocò la rivolta nel sangue trascinando il Paese in una sanguinosa guerra civile. Da Nang fu quindi resa inoffensiva, poi occupata e infine trasformata in una micidiale e strategica testa di ponte, compresa una base aerea, per il successivo attacco americano.
5 GIUGNO - Agli americani non bastano più le riserve, la crescente necessità di uomini per la guerra in Vietnam richiede la coscrizione negli States. La selezione avviene in un modo molto singolare e impopolare che lascia non solo il malcontento in chi deve partire (che non ne ha nessuna voglia) ma va a ingrossare il movimento pacifista. Infatti il reclutamento avviene fra gli universitari americani meno bravi negli studi, onde "non mettere a rischio il capitale umano migliore della nazione".
Questa frase è un boomerang; perchè implicitamente si ammette che la guerra in Vietnam comporta un viaggio senza ritorno. Infatti 60.000 furono le vittime, mentre i 3.000.000 che faranno ritorno in patria a guerra finita (ma dovranno passare altri dieci anni) con i documentari delle atrocità che facevano già il giro del mondo saranno emarginati come drogati, matti, e responsabili di una guerra vergognosa, dalla quale non si è ottenuto alla fine nemmeno quanto era stato offerto in quel  negoziato proposto da Fanfani e Ho Chi Min.
29 GIUGNO - Aerei americani effettuano un terribile bombardamento di 50 minuti a tappeto e per la prima volta su due grandi citta' del Vietnam del Nord, Hanoi e Haiphong partendo proprio dalla grande base Da Nang. Vengono distrutti diversi impianti industriali e il 60% delle riserve di carburante dell'esercito nordvietnamita.
6 LUGLIO - Molta impressione in America per lo "spettacolo" che va in onda in tutto il mondo. Cinquanta aviatori abbattuti e catturati mentre bombardavano la capitale Hanoi nel Nord Vietnam vengono fatti sfilare in catene e con la casacca di delinquenti comuni nelle strade della capitale fra la folla inferocita. Ho Chi Min li bolla come "pirati dell'aria" e li addita al disprezzo e all'odio di tutto il mondo. Il 20 luglio l'ambasciatore del Nord Vietnam a Pechino dichiara ufficialmente "I piloti americani catturati sono criminali di guerra e la Convenzione di Ginevra non è applicabile nel loro caso.".
Gli americani protestano. Ma la tesi di Hanoi è fondata sul fatto che fra Usa e Nord Vietnam non esiste stato di guerra dichiarato e si ritiene quella americana essere una ignobile aggressione, quindi il processo ai "pirati" sarà fatto in conformità alle leggi vietnamite.

E' un grande shock per l'America che ha in questo momento in Vietnam 280.000 figli, padri e mariti e altrettanti stanno per partire, lasciando studi, lavoro e lo spensierato "mondo hippie" i "figli dei fiori". E' sdegno in tutto il mondo, soprattutto nel mondo dei giovani, perche' in realtà gli Usa effettivamente non hanno mai dichiarato guerra al Vietnam del Nord.

Soltanto un anno prima a Londra i giovani amavano vestirsi con enormi pastrani militari per irriverire la stolta generazione dei padri "guerrieri". Ora c''è il timore che li debbano mettere sul serio e fare ne più nè meno quello che avevano fatto i loro padri. Ed è quello che sta già accadendo in America.
18 DICEMBRE - "Possibile la pace? qualcuno non la vuole". - "Jhonson riceve il rapporto di FANFANI e La PIRA (sono i due latori di un messaggio segreto consegnatogli  da Ho Chi Min, che non doveva essere pubblicato. Il silenzio era una delle condizione.  Ndr). E' un messaggio-appello,  per rendere possibili negoziati di pace, una cessazione del fuoco in terra, in aria e nel mare. Ma  viene invece reso noto (da un giornale di provincia, il Saint Luis Post) poi  pubblicato dal dipartimento di Stato (Infine da tutti i giornali e anche in Vietnam- facendo infuriare Ho Chi ). Inoltre, Rusk, il  segretario, sostiene che gli Usa non corcordano con la tesi avanzata da Hanoi "Siamo lontani dall'essere persuasi che le dichiarazioni di Ho Chi Min citate dalle fonti italiane  dimostrino un reale desiderio di esaminare tale questione senza condizioni" (Com. Ansa, 18 Dic. ore 02.40).
Insomma la solita formula per non fare un passo indietro.
 
Il giorno prima, il 17, nella proposta di pace vietnamita, secondo gli Usa non c'erano condizioni per far cessare la guerra! Ma Ho Chi Min, in queste trattative, aveva chiesto il segreto, doveva anche lui salvare la faccia nel suo Paese, e quindi dopo la "imprudente pubblicazione" smentì il 19 quello che era disposto a fare. Parla Fanfani: "Ho Chi Min aveva espresso  un "forte  desiderio" per un regolamento pacifico e aveva indicato che Hanoi era disposto a trattare la pace senza condizioni preliminari e senza chiedere in particolare il ritiro delle truppe americane"( Com. Ansa, 17 Dic, ore 23.20)
Ma a quanto sembra gli americani non avevano nessuna intenzione di far finire la guerra. Rimase un mistero chi aveva dato il messaggio al giornale di provincia, che così compromise i contatti con Hanoi, che per ovvi motivi "ha smentito l'esistenza di un messaggio inviato al Presidente degli Usa attraverso Fanfani" (Com. Ansa, del 18 Dic, ore 21.15)
INTANTO TUTTA LA VICENDA  VIETNAM inizia a diventare tragica e assurda e in molti casi anche ambigua.
"Gli Usa ammettono di aver usato l'impiego di gas, Ma "da fonte autorizzata americana è stato precisato che il gas è stato disseminato da elicotteri con personale "vietnamita"
(Com. Ansa, 23 marzo, ore 10.30).
Che insomma loro non si sono sporcate le mani.
PASSA MEZZ'ORA E ARRIVA UN FEROCE COMMENTO: "Il New York Times pubblica un editoriale in forte polemica con il governo:  Condanna l'uso dei gas. "La colpa è dell'uomo bianco: Nel Vietnam   dei gas sono stati forniti da uomini bianchi i quali hanno approvato il loro uso contro gli asiatici. E' questo un fatto che nessun asiatico, che sia comunista o no, dimenticherà mai. Gli Stati Uniti affermano di combattere nel Vietnam la libertà, la giustizia e gli altri principi morali, contro il comunismo e per la sicurezza del mondo libero. Servendosi di gas nocivi, l'amministrazione Jhonson applica il vecchio adagio che in guerra tutti i mezzi sono buoni, ma in questo caso si tratta di una guerra nella quale la posizione morale degli Stati Uniti è altrettanto importante dei proiettili" (Com. Ansa, 23 marzo, ore 11.07)
MA SI INSISTE NEI PROCLAMI - "La parola d'ordine è: "uccidere i vietcong". Lo ha dichiarato il generale Greene partendo da Da Nang visitando le installazioni e le posizioni occupate dai Marines "in  modo che siano pronte a tutto" (Ib, 28 aprile, ore 14.15)
"Protestano le mamme americane con dei cortei a New York spingendo delle carrozzine con i figli invalidi, capeggiati da un pediatra, per una immediata cessazione del fuoco" (Ib. 11 aprile, ore 18.36)
24 DICEMBRE - Nel Vietnam su tutto il fronte cessano per 48 ore ogni attività di guerra. Sono stati gli americani a lanciare l'idea di una pausa per celebrare il Natale. Ma dopo poche ore dall'inizio della pausa, riprendono le ostilità con più vigore e con maggiore distruttività. Furono tali che il tribunale internazionale "Bertrand Russel" denunciò pubblicamente i crimini e le atrocità che stavano commettendo gli americani in Vietnam.

Tuttavia "Il generale GIAP non si impressiona: "indipendentemente dal numero di soldati che gli americani possono inviare in Vietnam e del punto a cui porta la escaletion della guerra, il popolo delle due zone del Vietnam è fermamente deciso a combattere ed è convinto che otterrà la vittoria" (Com. Ansa. 22 dic. ore 12.20)

 
 
 
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Data di creazione: 16/05/2006
 

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