Nel cielo del sogno trema una stella

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Quando lottiamo con la nostra parte oscura e inconciliati ci pieghiamo al domandare assiduo, non è insensato muovere in direzione della persona che il destino ci ha sottratto. Nottetempo, cedendo alle lusinghe del sogno, tendiamo una mano all’ailleurs e sovvertiamo la storia di Enea e Didone: non fugga Enea né si dia la morte Didone, ma insieme, trionfanti, cancellino la linea destinale voluta dagli dèi.

Al risveglio, non costituirà motivo di stupore il dischiudersi di un orizzonte nuovo, e questa volta non l’obliquità del tempo né le asimmetrie dell’inganno disgiungeranno la vita dalla morte.

Fonte di ispirazione:

Trovo del tutto ragionevole la credenza celtica secondo la quale le anime di coloro che abbiamo perduti sono imprigionate in qualche essere inferiore, un animale, un vegetale, un oggetto inanimato, perdute davvero per noi fino al giorno, che per molti non arriva mai, nel quale ci troviamo a passare accanto all’albero o a entrare in possesso dell’oggetto che ne costituisce la prigione. Allora esse sussultano, ci chiamano, e non appena le abbiamo riconosciute, l’incantesimo si spezza. Liberate da noi, hanno vinto la morte, e tornano a vivere con noi”.

Marcel Proust, Dalla parte di Swann

Il sogno

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Il sogno è ciò che abbiamo di veramente nostro, di impenetrabilmente e inespugnabilmente nostro…tutti possono vedere ciò che io vedo o possedere ciò che io possiedo…Ma ciò che sogno non lo può vedere nessuno tranne me, nessuno tranne me può possederlo“.

Fernando Pessoa

Il sogno è sovversivo nebbioso veritiero grottesco. Soprattutto, come dice Pessoa, è ciò che ci appartiene di più, è appannaggio esclusivo del sognatore. Per sua natura il sogno è enigma e benché talvolta si declini in incubo, è lui il nostro angelo custode.

Sì, un momento
passi ancora
per il mio vago pensiero,
e ricordarti sarebbe tormento
se immaginare fosse disgrazia.
Sì, in quell’ora
in cui parlammo più guardando
che parlando,
derivò questa cronica esitazione
che ora ho nel ricordarti.
Apparisti
nella mia vita
come una cosa che era alla porta.
Sparisti.
Più tardi seppi del tuo eclissarti.
Tuttavia, tuttavia,
riuscisti
a prendermi un po’ il cuore.
È un cuore triste
e non
si intende con tutto
né ha modi
per farsi amare
o per immaginarlo.
Salvo quando
il tuo sguardo
ostinatamente dolce
mi faceva saltare
il cuore in petto.
Ove andavo io?
Già lo scordavo.
Sì, il mio cuore fu tuo
in quel giorno,
in quel giorno o in un altro …
Neanche vi fosse altra terra o cielo
qualcosa sarebbe accaduto.
Fernando Pessoa