#testdrive #Marzda2 Hybrid con ausili alla guida e alta tecnologia

Mazda 2 svela ambizioni e potenzialità ben oltre il target di city car

La cilindrata di 1500 cc del motore rotante assicura elasticità al tre cilindri 

Mazda 2 Hybrid: ricordate il vecchio ciclomotore ‘Ciao’? Chi ci andava a scuola, mio fratello, chi come me a lavorare dalla periferia al centro della città. Ce ne sono ancora diversi in circolazione, blu, rossi, qualcuno di color nero: è una bicicletta un po’ più robusta per poter trasportare il peso del motore, del serbatoio, dei freni a tamburo, con i pedali per l’avviamento, per spingersi in salita, per compiere spostamenti brevi. Riusciva a trasportare anche due persone, la seconda seduta sul portapacchi (allora si chiudeva un occhio) e non si fermava mai. Nemmeno in salita. Tanto che ‘da adulti’ ci lanciavamo le sfide a superare, con successo, più di qualche passo alpino o prova speciale del rally, allora dell’Alpi Orientali. Nonostante le dimensioni e la vocazione, già allora ibrida, visto che al motore a benzina, anzi a miscela, abbinava l’energia umana scaricata sui pedali, ha svolto un ruolo imprescindibile nella mobilità, facendo prevalere la passione per la genuinità, l’affidabilità, i pezzi originali. Analogamente, se sui tratti di salita estremi, con il Ciao ci si aiutava, e ancor’oggi ci si aiuta, spingendo sui pedali della parte ciclistica, il nostro test driver ha potuto paragonare a questa opportunità la spinta ausiliaria a un motore tre cilindri assicurata dall’unità ibrida da 59 kW e 23 CV. Anche in questo caso l’apporto ‘elettrico’ al motore termico esprime le sue prerogative con sufficiente brio. Non si tratta del tradizionale tre cilindri che allo start & stop soffre alla ripartenza, e vi induce a evitare di attivare il climatizzatore, altrimenti è finita..

La cilindrata maggiore rispetto ai più diffusi 1000 cc lo dota della potenza

sufficiente a renderne più fluido l’utilizzo. Il motore, com’è tradizione Mazda, è rotativo, con una cilindrata di 1490 cc: ciò assicura maggior spinta al motore, un miglior ‘tiro’ ai bassi regimi, maggiore silenziosità perché gli sono richiesti meno giri per prestazioni analoghe, e probabilmente tutto questo si traduce anche in un minor consumo. Elementi importanti anche per una city car, che si riveleranno utili specialmente ora che la utilizzeremo sulle strade extraurbane, sulle quali sfruttiamo l’utile e completo sistema di ausilio alla guida, e un accessorio di un livello solitamente presente soltanto sulle auto di categoria superiore. Si tratta dell’Head-up- display’: ve lo spiego perché il termine inglese non è facile da ricordare.

Consiste nella proiezione sul parabrezza dei dati di marcia e navigazione.

Anche nel sistema di spie, indicatori, strumentazione Mazda 2 Hybrid si presenta di livello superiore. I comandi principali sono concentrati sulle razze del volante in similpelle, ma per non distogliere lo sguardo dalla strada, sul vetro dinnanzi a noi, come su uno schermo dedicato trasparente leggiamo la nostra velocità, il limite di velocità in tempo reale, i giri del motore, l’avviso dell’assistente alla guida laterale e frontale (ci avvisa quando il rischio di collisione è reale), la velocità alla quale abbiamo impostato il cruise control. Venendo

al cruscotto, è formato da un piccolo display centrale e due orologi laterali.

Sul minischermo centrale c’è una marea di informazioni proposte con chiarezza nonostante le dimensioni ridotte: orologio, indicatore del consumo di energia, calcolo istantaneo del consumo di carburante, immagine grafica delle funzioni di assistenza alla guida attive, velocità impostata sul cruise control, avviso rischio collisione, autonomia, segnali stradali rilevati, avviso in caso di eccessivo avvicinamento al margine della carreggiata, temperatura esterna, modalità di guida attivata, spia allacciamento cinture di sicurezza, chilometri percorsi dall’auto. Sugli orologi, a sinistra è indicato il tipo di marcia selezionata, l’attivazione della modalità elettrica che mantiene per brevi tratti, un indicatore del consumo di energia e della guida Green, o sostenibile. Nell’orologio di destra ci sono: velocità rilevata dal tachimetro, quantità della benzina nel serbatoio, temperatura del liquido di raffreddamento. Il display al centro della plancia è di medie dimensioni e a tocco: reca tra l’altro la lettura del

flusso di energia in corso nella rigenerazione o nell’impiego in marcia,

la radio che sfrutta le opportunità della DAB con possibilità di ‘riavvolgere’ la trasmissione e ascoltarla da un punto precedente a piacere. La ricarica per i cellulari è in wireless. Si avvicina la sera, ma non preoccupatevi: i fari sono automatici a led e molto potenti. In autostrada l’avviso di rischio collisione laterale è evidenziato sugli specchietti retrovisori esterni, mentre in parcheggio abbiamo apprezzato l’arresto automatico nel caso si avvicini inaspettatamente un ciclista o un pedone. Come avete percepito, i servizi di assistenza e le dotazioni elettroniche della Mazda 2 Hybrid sono piuttosto avanzati e completi, molto per essere una ‘semplice’ city car. Tanto che, in pratica, hanno riempito un’intera puntata di #charlieinauto.

#charlieinauto3/310                                     #provavintage


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#testdrive #provavintage La sportiva elettrica per Volkswagen è Cupra Born

Compatta ma spaziosa all’interno è performante e sicura: 204 CV

Aggressiva e look e colorazioni molto attraenti è piena di soprese

C’è sempre una prima volta, anche per un test driver che in sei anni ha provato oltre 170 auto di ogni fascia, tipologia, per intenderci dalle Supercar al pick-up, alla micro-utilitaria da città con cambio a cloche, italiane, anche di Maranello, francesi, tedesche, ceche, spagnole, americane, indiane, coreane, russe, cinesi, giapponesi ecc.. Quindi di quasi tutte le Case. Quasi… qualche elemento ci manca ancora per completare il puzzle, il caleidoscopio del mondo dell’automotive nazionale, europeo, globale. Di solito, a sorpresa si aprono nuovi mondi e opportunità da versanti ancora inesplorati, con risvolti inattesi e sorprese che… Beh, non ci crederete ma anche noi giornalisti del volante, ma in passato anche delle due ruote a motore, riusciamo a farci cogliere di sorpresa. Anche perché, in questo caso, per esempio, credevo che questo Marchio fosse semplicemente la parte sportiva, e un po’ particolare di una Casa storica, che conoscevo fin da bambino perché produceva le nostre Fiat con un restyling un po’ modificato, dalla Fiat 600 fino alla Fiat 1800: era la spagnola Seat.

Cupra, invece, possiede una parte del suo percorso come brand sportivo

della Seat, poi, di recente, è andato per conto suo con uno stile grintoso e sportivo. Oggi Seat e Cupra fanno parte del Gruppo Volkswagen, quindi capita che qualche progetto possa essere sviluppato in un marchio più vocato. Così è per la Cupra Born, la piccola sportiva del brand spagnolo, la prima sportiva interamente elettrica del Gruppo tedesco. Probabilmente, almeno è quanto appare confrontando le due auto, è la versione sportiva di un modello tedesco, dello stesso Gruppo. Versione decisamente riuscita, perché grinta, eleganza, stile proiettato al futuro non le mancano. La prima sorpresa? Siamo arrivati al vasto parco stampa del gruppo Volkswagen in Italia a Verona, e abbiamo trovato le auto completamente coperte di brina. Non  certo l’ideale per usare un’auto elettrica lasciataci alla colonnina della ricarica. Ma l’autonomia non risentirà del freddo. La prima vera sorpresa è

l’avere scoperto che Cupra fa anche auto elettriche, questa è la prima,

e ci si dedica con particolare cura nella progettazione. Compatta ma spaziosa all’interno, dove i sedili sono comodi e contenitivi, i posti cinque e comodi, la seconda sorpresa sta nel fatto che non è stato fatto nulla per limitare i consumi di energia, nonostante questa sia una precauzione imprescindibile per le auto elettriche per preservarne una discreta autonomia. Infatti, nonostante l’ottimo impianto stereo e altri accessori che descriveremo, riesce a percorrere con un pieno di energia elettrica 290 km: un buon risultato. Ovviamente, dovrete evitare di chiederle di continuo le prestazioni delle quali è capace, altrimenti i valori dell’autonomia scenderanno più rapidamente. La terza sorpresa è che

pur così piccola scarica alle ruote 204 CV di potenza.

Il risultato è un go-kart bello da guidare, scattante ma sempre in modo controllabile. In città è semplice. Si comporta come una utilitaria, seppur elettrica, quindi vi permette di districarvi nel traffico della metropoli come guidando un giocattolo telecomandato. Sul quale però ci siete anche voi. Come funziona? Un pulsante a destra del cruscotto e si attiva. Poi, quarta sorpresa, una chiavetta che ci metterete un po’ d’attenzione per capire come farla interagire perché non è nata dal pc di un tecnico di casa nostra, vi farà scegliere tra N, la folle, R, retromarcia, o se azionare il freno di stazionamento. Le funzioni principali, ruotandola, sono

D, la marcia normale, B, credo stia per Born, amplifica l’effetto frenante

che si ottiene rilasciando l’acceleratore, ci fa risparmiare i freni, ma soprattutto aumenta la capacità di autorigenerazione dell’auto che ci fa recuperare diversi km di autonomia. Dimenticavo un dettaglio, la quinta sorpresa: il cruscotto è grande come un telefono cellulare disposto orizzontalmente. Buone dimensione per il display centrale, tant’è che tutti i dati, i valori, le indicazioni dei servizi e di utilità vi sono riportati all’interno e ripetuti sul display. Ma non lasciatevi spaventare dalle dimensioni dei caratteri sul cruscotto: sesta sorpresa le indicazioni fondamentali sono proiettate efficacemente sul parabrezza. Oggi pioviggina, e nel traffico per fare in fretta sembra di guidare una 4X4. Ma… ecco la settima sorpresa, quella più sostanziale e che ve la farà amare spassionatamente. Di che cosa si tratta? Ve lo racconto la prossima settimana. A, nel frattempo come vedete nella foto anche a Milano si incontrano automobilisti poco civili…

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#testdrive #testroad #Peugeot Hybrid 225 e-EAT8 sportiva GT spaziosa

Veloce e sicura con grande accelerazione per i sorpassi con 360 N di coppia

Oltre 50 km in modalità elettrica e ci addentriamo a Valle Vecchia (Ve)

Per la precisione, la Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT è proposta nelle versioni benzina, diesel e ibrida, che è il modello del nostro test drive. È il più performante della gamma 308, perché il suo motore è ‘piccolo’, se lo consideriamo come l’avremmo definito anni fa, ma è ‘medio’ e di cilindrata maggiore rispetto a quelli montati attualmente sulla maggior parte delle auto ibride: è un quattro cilindri di 1.598 cc. turbocompresso ed eroga, assieme all’unità elettrica, ben 225 CV. Una potenza che è adeguata al tipo di vettura, una SW, ovvero la classica ‘familiare’ che dispone di una capacità di

carico di oltre 1.600 dm3, perché è erogata con una coppia di 360 Nm.

L’aspetto della 308 SW va oltre le attese della categoria e la rende sportiva: il muso è allungato con il cofano motore importante, il parabrezza è arretrato, il passo è più largo della parte superiore della carrozzeria, con i parafanghi bombati che ne fanno intuire le velleità sportive. La guida ne risulta divertente, e dal comodo e coccolatissimo posto di guida la strada si lascia scorrere volentieri sotto le ruote da 18’. Il comportamento sulle strade extraurbane, anche con una guida allegra, è sempre molto sincero e corrisponde alle tipiche prerogative dell’auto a trazione anteriore. Anche il cambio automatico a controllo elettronico a 8 rapporti è bene rapportato con le caratteristiche dell’auto, che anche per favorirne la tenuta di strada nella guida veloce pesa oltre 1700 kg. Ciononostante, anche grazie all’aerodinamica e alle caratteristiche del muso che favorisce la

penetrazione nell’aria, i consumi vanno da 4,5 a 6 lt/100 km,

considerando anche la parte di mobilità elettrica. Il confort e l’insonorizzazione sono molto buoni, e la serie di accessori e dotazioni è di categoria superiore per permetterci di apprezzare l’impianto di intrattenimento Focal di alta qualità, con subwoofer. Ma soprattutto di

testare l’efficacia del sistema di massaggio montato su entrambi i sedili

anteriori, che si prende cura della nostra schiena e della parte lombare con trattamenti: ‘a farfalla’, ‘da un lato all’altro’, ‘serpeggiante’, ‘spalle’, ‘lombare’, ‘stretching’, ‘ondulato’ e ‘zampe di gatto’. Un’opportunità inattesa, che differenzia la Peugeot 308 Hybrid GT dalla versione elettrica. L’auto ibrida si può infatti ‘permettere’ di sprecare energia attivando i motori e i controlli del massaggiatore, innanzitutto perché si muove principalmente con il motore endotermico, cioè a benzina, in secondo luogo perché la batteria necessaria per la ‘parte elettrica’ della propulsione viene ricaricata in corsa, ovvero in frenata e in decelerazione. Però, oggi vedremo come l’auto ibrida può essere utile per gli appassionati della natura. Infatti, oltre a permetterci di entrare nel cuore della città, ci consente di addentrarci nei pressi delle aree protette o degli ambiti naturali senza disturbare l’avifauna presente. Ovvero, di goderci pienamente lo spettacolo della natura. Questa volta arriviamo nel Veneto orientale, a

Caorle (Ve) nella zona cosiddetta della Brussa. È un’area protetta

tra le spiagge di Bibione (Ve) e Caorle (Ve) dove il paesaggio del litorale è rimasto pressoché intatto, e si può fare il bagno nell’Alto Adriatico senza essere oppressi dall’invasiva vicinanza di altri bagnanti, degli ombrelloni, a ridosso di un habitat che conserva le caratteristiche antiche e originarie, tanto che vi si svolgono attività sperimentali e di divulgazione anche rispetto all’itticoltura delle valli da pesca, curate da Veneto Agricoltura. Siamo arrivati a Valle Vecchia, l’area lagunare tra i fiumi Tagliamento e Livenza. In avvicinamento, già immersi nella vegetazione rivierasca ci godiamo lo spettacolo delle essenze arboree tipiche grazie al tettuccio panoramico, e apribile. Opzioni e tempi di ricarica e utilizzo dell’ibrido Peugeot? Ne parliamo la prossima settimana.

#charlieinauto3/303

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#testdrive: Hyundai Kona N cavallo di razza che sa essere l’auto di famiglia

Bagagliaio spazioso e posti comodi in una super car performante da 280 CV

Mentre tiriamo le briglie lei gioca le sue carte ma è presto per scoprirle

Abbiamo parlato di cavallo di razza da domare. La Hyundai Kona N lo è, con il suo motore a benzina di 1998 cc, turbo, da 280 CV e 392 Nm di coppia. Di carattere ne ha da vendere. Nel contempo però, sa essere un’auto per la famiglia, perché è spaziosa quanto serve, facile anche per la guida sulle strade di ogni giorno, dotata dei sistemi di assistenza alla guida che consentono a tutti di spostarsi in sicurezza sulle strade urbane come quelle extraurbane. Un’escursione che compiamo in tutto relax, assecondati dall’ottimo impianto di intrattenimento di bordo Krell dotato di subwoofer.

Riepilogando, Kona N monta un motore 2.0 T-GDI cambio DCT a 8 marce.

Le sue prestazioni ci consentono di spostarci agilmente anche nel traffico, semplicemente grazie alla curva di coppia di un motore turbo a benzina che inizia a spingere da subito. Ma c’è un altro ausilio che monta quest’auto della Casa coreana e che si può rivelare utile soprattutto in condizioni di scarsa aderenza, permettendoci gli spostamenti in piena sicurezza su ogni tipo di fondo stradale e con tutte le condizioni metereologiche, anche le più avverse: è il differenziale elettronico a slittamento limitato (E-LSD). Che cosa fa?

Controlla meccanicamente il trasferimento di potenza alle ruote anteriori.

In questo modo gestisce la sterzata e la stabilità anche sulle curve ad alta velocità. Dunque, quando salirete a bordo non vi dovrete lasciar intimidire dal volante grintosissimo dal design N, dal pomello del cambio e dalla pedaliera in metallo, dai sedili sportivi con cuciture rosse, perché la Kona N si può guidare anche ‘normalmente’. Certo, è un peccato doversi accontentare del test stradale, perché, per esempio, la Kona N è dotata di due display touchscreen da 10,25’, con grafiche ispirate al motorsport. La modalità N di quest’ultimo modello è dotata di opportunità elettroniche intriganti, come i tempi su giro. Oltre alla mappa con design N, ecco i pulsanti personalizzabili per poter scegliere tra due modalità predefinite.

In modalità Sport o N compare un’esclusiva grafica HUD da corsa,

che ci informa sulla velocità, sui giri del motore, sulla marcia inserita per non distogliere lo sguardo dalla strada. Compito che è agevolato dal sistema Hyundai SmartSense, che comprende il Rear Cross-traffic Collision-Avoidance Assisti (RCCA), il Blind Sport Collision-Enverance Assist (BCA) e il Forward Collision-Evitance Assist. Sistemi, che a loro volta ci aiutano a individuare per tempo vetture, pedoni e cicli con i quali saremmo a rischio di collisione. Ah già… eravamo partiti per una gita nella Riviera friulana. Attraversiamo splendide strade in aperta campagna, tra distese di campi coltivati che si allungano a perdita d’occhio. Un tempo queste campagne erano zone paludose, e le terre oggi agricole sono utilizzabili perché negli anni ’20 del secolo scorso iniziò una massiccia azione di bonifica. Tutt’oggi, se le idrovore sparse sul territorio fossero spente, parte di queste zone sarebbe nuovamente ricoperta dalle acque. Paludi che erano costellate di una particolare varietà di canne, oggi a rischio di scomparsa a causa della siccità che impoverendo la portata dei fiumi consente all’acqua della laguna e del mare di risalire il loro corso, alterando l’habitat ideale dei canneti. Ci troviamo a Torviscosa, comune dell’ex Provincia di Udine, fondato a seguito della realizzazione di un centro abitato di servizio all’industria nei pressi dello stabilimento SNIA, nel centro del Paese, nel quale, dalle canne raccolte in laguna si produceva il tessuto interamente naturale Viscosa. La particolare architettura della cittadina rivierasca, che replica il modello dell’antica Roma, ha creato diversi angoli e scorci turisticamente appetibili. Da qui, lungo le suggestive strade arginali, in parte sterrate, ci dirigiamo verso la Costiera triestina, affacciata sui golfi di Panzano e di Trieste e rivolta a Grado e alla Riviera friulana, che si sviluppa anche sopra le suggestive falesie di Duino.

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#testdrive: la Hyundai Kona N alle prese con i fanghi di Mossa (Go)

Se l’è cavata bene anche sullo sterrato delle mitiche speciali dell’enduro 

Anche fuoristrada mantiene sicurezza e confort

Tanta potenza a disposizione per un SUV erogata da un motore turbo da 1998 cc che potrebbe non essere facile da domare perché si tratta di un’auto a trazione anteriore: i 280 CV a disposizione con una curva di coppia importante, nel caso ci troviamo a percorrere un tratto con scarsa aderenza, asfalto bagnato o altro, si potrebbero rivelare eccessivi. Stiamo vivendo un periodo nel quale le precipitazioni sono scarse, anche per lungo tempo, quindi, di testare la Kona N sul bagnato per ora non se ne parla. Quindi occorre pensare a un piano B. il ricordo corre istintivamente a tempi abbastanza remoti, quando muovevo i primi passi su un mezzo a motore. Allora era la prima moto targata che i miei mi avevano concesso di possedere, e mi consentiva una discreta autonomia da casa, o meglio dal garage di casa. Era una Beta 125 enduro. Ovviamente, obiettivo della scelta era la possibilità di poter sfruttare al massimo la nuova ‘chanche’, ovvero, andare dappertutto con la preziosa due ruote, e ovviamente, con qualsiasi tempo. La moto fuoristrada, allora, trasmetteva questo senso di libertà.

Così, dopo la mattinata al liceo classico, nel pomeriggio l’escursione, tanto, allora, la benzina e l’olio per la miscela avevano un costo sostenibile anche per uno studente. Obiettivo il Collio cormonese e goriziano, perché nel fine settimana lì si sarebbe corsa una gara del Triveneto di enduro, che era il mio obiettivo di allora. Il periodo era la primavera, quindi il meteo era, allora, imprevedibile. Tant’è che dopo i primi sentieri accanto ai quali era già tracciato il percorso ho risalito il colle alle spalle di Mossa, vicino a Capriva. Per fortuna avevo addosso il classico Barbour, pantaloni da pescatore e giaccone nello stesso tessuto, rigorosamente ricoperto di grasso d’oca opportunamente spalmato.

Questa volta le strade sono le stesse e, almeno qui, un acquazzone c’è stato. Dalle strade arginali del Torrente Torre, a Cividale del Friuli, città Patrimonio dell’UNESCO, alle strade rurali che scorrono accanto alle vigne del Collio, fino a Capriva del Friuli (Go). Così infilo con decisione il muso della Kona N sullo sterrato, affondo sul pedale dell’acceleratore e… niente, tira parecchio ma non si scompone. Finalmente ecco le prime pozzanghere. Ma il controllo elettronico della N è ancor più realistico che sull’asfalto asciutto, anche se più sincero. Le lascia un po’ di deriva, ma non lascia scampo al desiderio di libertà di questa super car. Ci riferisco ovviamente alla scelta di affondare il piede sull’acceleratore, che non sortisce l’effetto atteso. Infatti, se ovviamente percorrendo una curva stretta a pieno regime, o meglio in accelerazione, l’auto tenderebbe ad andare per la tangente, ma relativamente perché basta davvero poco per controllarla, è davvero difficile farla sgommare, anche sul terreno umido e fangoso.

Ovvero, è sempre controllabile.

Per le emergenze, ci siamo ricordati di vere a disposizione il freno a mano, che qui è ancora a bacchetta. Ma non so, su un SUV, quanto ci potrebbe giovare un ‘derapage’ controllato, soprattutto tenendo conto della notevole potenza a disposizione. Così in frenata, la Kona N è sicura anche su questi tipi di terreno. Ah, un altro accorgimento: in questo caso, trattandosi di percorsi e strade aperti al traffico, non mi sono azzardato a premere il pulsante Tack, quello che disabilita alcuni controlli antiskating. Lo faremo la prossima volta, sull’asfalto.

#charlieinauto3/289

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#testdrive: #AlpineA110 GT aggressiva ma morbida gran turismo sportiva

A Nordest nonostante le reiterate proposte #mancaancoraunautodromo

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Così facciamo un passaggio ‘a norma’ a Canebola altare del Rallysmo internazionale

Muris, il ‘muro’ dei ciclisti, lo è anche per gli automobilisti. Una vecchia utilitaria avrebbe stentato a superare le rampe strette e a ripartire dai tornanti più ripidi. La nostra Alpine A110 GT lo ha fatto con potenza ed eleganza portandoci come una gran turismo ad ammirare la valle del Tagliamento, dove la montagna incontra la pianura, dal Monte di Muris. L’Alpine ha utilizzato i 292 CV con una coppia da Super car senza deludere, aggressiva sotto controllo, come avrebbe fatto la sua ‘nonna’ dotata di un propulsore di vecchia generazione con una potenza che sarebbe stata la metà di quella erogata dal motore dell’auto del nostro test drive. Ma, soprattutto, l’equilibrato mix tra ‘telaio’, oggi scocca, assetto e motore, consente all’A110 moderna di dare il meglio anche nelle condizioni particolari. Ovvero, spesso si sostituisce al driver per consentire ad Alpine A110 GT di rispondere in modo appropriato alle aspettative anche di un conducente non preparato alla guida sportiva. Ciò non significa che sia impossibile guidare la sportiva francese come un’auto da ‘turismo’. Ma ci manca ancora un passaggio. Ricordate? Sul volante sportivo, arredo significativo di interni eleganti e di alto livello ancorché spartani per ridurre il peso della vettura, sotto alla razza di destra c’è

un tasto rosso, ben evidente, con scritto TRACK. A che cosa serve?

L’assioma con il significato della traduzione del vocabolo è intuitivo, senza che ci sia bisogno di ricorrere alla ricerca: riguarda la trazione. Perché il pulsante è di color rosso fuoco? Perché disattiva buona parte dei controlli di trazione, ma anche perché l’utilizzo di un’auto come questa presuppone la conoscenza delle tecniche basilari e fondamentali per la guida. Soprattutto, considerando che l’Alpine A110 GT è a trazione posteriore. In casi come questo, con auto di potenza elevata, occorre saperla controllare in ogni condizione. Tale abilità è il frutto di capacità che sono innate nei driver di successo, ma possono essere implementate anche nell’automobilista consapevole che intenda saper affrontare le strade di ogni giorno in sicurezza, con la capacità di saper affrontare e superare ogni situazione anche utilizzando le super car. Ma ritorniamo a noi: il pulsante TRACK disattiva alcuni dei controlli per la sicurezza attiva della guida, in particolare quelli inerenti la trazione. Beh, non disponendo di un autodromo nelle vicinanze, anche se ancora negli anni ’80 sono stato tra i promotori di progetti concreti che ne prevedevano la costruzione a Bordano, ad Amaro, a Tolmezzo, ma furono sempre osteggiati perché additati come fonte di devianza sociale… (sig!), scegliamo uno dei percorsi classici del rallysmo internazionale:

 

 

 

 

 

 

 

Canebola. Qualcuno ricorderà che vi si cimentarono con le Alpine A110 di allora

Polese, Aguzzoni, Eliseo Stella, Pippo Barbetti. Un percorso in dolce ma continua salita, un misto senza tregua con brevi allunghi e curve cieche, da imparare a fondo

 

 

 

 

 

 

per recuperare tempo prezioso sugli avversari. Certo, per capire che cosa intendiamo davvero sarebbe stato necessario provare l’Alpine con il controllo di trazione ridotto dalla funzione TRACK in pista e sul bagnato. Ma l’obiettivo del nostro lavoro è quello di fornire ai lettori e ai follower le informazioni utili per un uso tradizionale dell’auto, non sportivo, anche se l’impiego più spinto è mirato a evidenziare le

 

 

 

 

 

 

criticità. Quindi, senza controllo di trazione, su un tracciato nervoso ma su una strada aperta al traffico, con il fondo asciutto perché in piena estate. dunque, nessuna imprudenza perché la possibilità di testare staccate e ripartenze, e soprattutto di arrivare a Canebola con una icona dello sport del volante è imperdibile. Tre, due, uno, via!

Scegliamo il cambio sequenziale a palette perché il tipo di percorso richiede un passaggio rapido

da una marcia all’altra e l’A110 GT ci conferma il perfetto equilibrio tra assetto, motore, superpotenza, rapporti del cambio. Riproviamo il tratto successivo con l’aiuto del cambio automatico, e le scelte dell’auto non smentiscono la sua fama perché grazie alla potenza non riescono a smorzare il nostro entusiasmo. Arrivati in cima ci ricordiamo i commenti delle interviste fatte per Autosprint, poi Rombo, ma prima ancora per Il Piccolo, l’Eco dello Sport, e ancora indietro Radio Alfanord, RAN stereo, Canale 49, RDF TV, Telefriuli, passando dalle prime emittenti private ‘pirata’, ma fino a un certo punto, degli anni ’70 e ’80, con le prime dirette in notturna della storia del motorismo, parallelamente a Radio Montecarlo, ai piloti di allora, da Munari a Verini, Pinto, Ballestrieri, Pasutti, più tardi Lupidi: commenti entusiasti su una strada tutta da guidare, a pochi km dalla città, per arrivare subito alla montagna friulana. finito il testdrive ritorniamo nella #Rivierafriulana con tappa all’Azienda agricola Lorenzonetto Cav. Guido, a Latisana. QUindi, la serata in mezzo alla campagna del Veneto orientale, a Casa Gioconda, a Sam Michele al Tagliamento. L’indomani, la giornata al mare, a #Lignanosabbiadoro, passando per il ristorante Da Miro, poi in serata Al Bancut. Un drink dissetante, alla Tavernetta Vitasana e poi il meritato riposo all’Hotel Salus.

#charlieinauto3/283         

#testdrive: Alpine A 110 GT è un’icona vintage tuttora capace di emozionare

Motore turbo di 1800 cc da 300

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CV: con coppia a 340 Nm va da 0 a 100 in 4”

Due posti secchi e poco spazio per i bagagli ma il motore a portata ottica

Chi ci aveva chiesto iniziare l’anno nuovo con effetti speciali sarà soddisfatto. Gli auguri di Buon anno nuovo da parte di #charlieinauto arrivano infatti a bordo della iconica Alpine A110, versione GT, l’intramontabile vetturetta francese che già negli anni ’70 si imponeva nel mondo dei rally vincendo a Montecarlo (1971-’73). Il peso di una vettura da pista, trazione posteriore, un motore con potenza e coppia da super car, e l’elettronica che la rende facile anche per chi non ha velleità corsaiole. Il suo stile che è accattivante, sportivo ma morbido, aggressivo ma rassicurante, la rende attraente

 

 

 

 

 

 

dalla prima uscita nello scorso millennio a oggi, quando è già disponibile la versione R. Noi siamo a bordo della GT, la Gran Turismo, la stradale più completa e adatta all’uso quotidiano, comunque essenziale: dalle alette parasole senza specchietti né luci di cortesia, all’assenza di maniglie interne a parte quelle essenziali per la chiusura delle portiere, al rivestimento delle portiere senza tasche, all’assenza del cassetto porta documenti che assieme alle istruzioni e al set di pronto soccorso sono piazzati nel ‘bagagliaio’ posteriore. Anche i materiali utilizzati sono ultraleggeri. Ma ritorniamo a noi: se all’epoca eravamo riusciti a fare soltanto un giretto con la HF che vinse Montecarlo, più di cinquant’anni dopo testiamo la versione del terzo millennio della sua avversaria naturale, ovvero l’esatto contrario della Lancia a trazione anteriore, perché l’Alpine Renault, già allora, era posteriore secondo la tendenza dell’epoca. Questa Alpine A110, dopo la sua antesignana fu realizzata la A310, più spigolosa e meno fortunata, è una coupé gran turismo, la GT appunto, il modello con l’allestimento più completo installato attorno a un’auto che promette emozioni. Infatti, se l’Alpine storica che ricordiamo nei colori azzurro corsa francese, rossa o bianca, dispone, perché ci sono ancora diversi esemplari su strada, di un motore di 1565 cc, l’R16 da 148 CV che la spingeva a 215 km/h, l’A 110 GT attuale monta un motore turbo assistito di 1800 cc, che eroga 301 CV per spingere un’auto di 1100 kg fino a 250 km/h. E’ il risultato di un’accelerazione che la porta da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi. Ma i suoi segreti li sveleremo per ordine. Saliamo a bordo, al massimo in due, perché è quella che possiamo definire una due posti secchi. I sedili sono ovviamente sportivi, in pelle con cuciture in filo azzurro, regolabili e con riscaldatore. Il volante è a tre razze con il comando del clacson ricoperto dallo stemma azzurro con al centro la grande A di Alpine. Al volante i comandi del cambio sequenziale a 7 marce, o automatico sempre a 7 marce, con doppia frizione. Siamo in città e ora ci serve un’auto maneggevole, che si sappia districare nel traffico, semplice da guidare. L’accensione del motore è a pulsante sul tunnel centrale che è piuttosto alto come nella versione originaria. Sempre lì il comando delle funzioni di guida: N (Neutral), D (Drive), R (Retro). Accendiamo, e sentiamo il rumore del motore alle nostre spalle. Ma è proprio alle nostre spalle, perché, ve lo mostreremo, il cofano posteriore, piccolo (90l), consente di accedere a un bagagliaio nel quale sta una valigia delle dimensioni di un trolley. Quindi? Il motore è… nell’abitacolo. Per accedervi ed eseguire le operazioni di manutenzione basta ribaltare in avanti i sedili, rimuovere la cappelliera e la protezione, ed ecco il propulsore, rombante, che anche nella funzione Normal (N) all’interno dell’abitacolo riesce a comunicazione emozioni. Infatti è un ‘motore centrale’, cioè piazzato davanti alle ruote posteriori. Questa soluzione, assieme ad altre scelte sportive, deriva dall’esperienza corsaiola su pista dell’Alpine. Rimaniamo alla funzione N per attraversare la città, anche se ci incuriosisce il grande pulsante rotondo rosso piazzato sotto la razza destra del volante, che sembra promettere bene. Per ora ci accontentiamo della versione turistica dell’Alpine A 110 GT, tra le modalità di guida disponibili. In questo modo scopriremo che il serbatoio dell’A 110 GT di soli 30 l è sufficiente perché nella guida cittadina il consumo dell’A 110 GT è sostenibile e arriva fino a 20 l/100 km.

#charlieinauto3/280

#testdrive: l’efficacia del mild-hybrid nella Hyundai Bayon 1.0 ovvero senza cavo

Sostenibilità e prestazioni con dotazioni di sicurezza di alta tecnologia

Un urban SUV coltre il concetto iniziale si distingue per la linea innovativa

Un urban SUV che può essere molto di più. La Hyundai Bayon X Line 1.0 tre cilindri T-GDi è ovviamente una Euro 6.2, ed è spinta da un sistema ‘mild-hybrid’ 48V, ovvero ricarica la batteria da solo e utilizza l’energia elettrica per ‘consumare’ di meno ed essere all’occorrenza più scattante. Questo sistema le assicura una potenza complessiva di 100 CV, 88 CV dal motore endotermico, mentre il cambio manuale a 6 marce permette di sfruttare bene le prerogative di motore e tecnologia. Abbiamo già visto che nella guida sul misto ha un rendimento più che soddisfacente e i consumi di carburante sono bassi: è la dimostrazione che questa è la formula di mobilità innovativa al momento più conveniente. Questo, perché i vantaggi immediati del supporto della tecnologia elettrica, che si rilevano nei sorpassi quando si richiede all’auto un consumo maggiore per migliorare le prestazioni, invece di corrispondere a un maggior dispendio di benzina, si rivelano più bassi delle attese. Infatti, nelle percorrenze più lunghe,

specialmente su percorsi misti la Bayon abbatte la ‘sete’ di carburante

che ci saremmo potuti aspettare. Detto questo sull’auto, torniamo al ‘testroad’ e dopo avere visitato la Basilica di Aquileia e altre antiche vestigia, parte del patrimonio archeologico del Friuli Venezia Giulia, proviamo altre dotazioni elettroniche della macchia coreana. Per esempio, il riconoscimento dei limiti di velocità, ovvero la tecnologia che permette di leggere sul cruscotto la velocità massima consentita nel tratto che stiamo percorrendo. Bayon però non si limita a questo, ma è in grado di adeguare la velocità dell’auto al limite prescritto o al limite che imposteremo manualmente. Per fare questa prova, ci spostiamo verso la Laguna di Grado, a pochi km di distanza, e una volta affacciati sul suo splendido specchio d’acqua ci viene in mente d’avere letto sui quotidiani che proprio a quest’ora sarebbe iniziato l’Air Show Grado 2022. Così, dopo avere visitato l’Aviosuperficie-piccolo aeroporto AVRO della Fondazione ‘Lualdi’ a Rivoli di Osoppo (Ud) troviamo un parcheggio lungo la diga stradale che collega la terraferma, dalla località Belvedere, all’Isola di Grado, e ci possiamo godere

lo spettacolo della Pattuglia acrobatica nazionale ‘Frecce Tricolori’

da un’angolazione inusuale. Cioè, non dalla spiaggia, bensì dalle spalle della città, dalla sua Laguna. Ma la giornata, il test è stato effettuato in piena estate, è ancora lunga. Così imbocchiamo l’autostrada per un’ulteriore riscontro sulla sostenibilità dei consumi della Hyundai Bayon, ma anche sui sistemi di sicurezza attiva, dal mantenimento attivo della corsia al cruise control con regolatore e limitatore della velocitò automatico. Ci stiamo dirigendo verso Sedegliano (Ud) per una tappa a una serata country nel complesso di Corte degli artisti, e tale percorso ci permette un ultimo riscontro in condizioni che non abbiamo ancora testato, almeno in questo test drive: lo sterrato. Ricordo infatti che avevamo già provato la prima serie della Bayon due anni fa sulla terra della Toscana, e il risultato era stato nettamente positivo. Questa nuova versione non poteva che confermare quelle valutazioni, supportate anche dal sistema di elettronico di controllo della stabilità. Si è fatta sera e ripieghiamo verso la Riviera friulana: la nostra fotocamera nonché telecamera, ovvero il telefonino di ultima generazione è quasi scarica, ma è inutile dire che la Bayon dispone anche del sistema di ricarica wireless, assieme alla connettività sempre wireless per Apple e Android, nonché ai tergicristalli e ai fari, a led, automatici. Arrivati a Lignano (Ud), anche se è tardi, tappa al ristorante Al Municipio, a Sabbiadoro, accanto al lungomare con vista sulla spiaggia, per concludere in bellezza la serata con gli amici.

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#testdrive Hyundai Kona full hybrid è la soluzione?

Proviamo la versione che autoricarica il sistema elettrico

E’ ausiliario al motore a benzina per un totale di 141 CV e bassi consumi

Full-hybrid, che cosa significa? Lo chiediamo alla Hyundai Kona 2022, un modello che vi avevo già segnalato per la sua sostenibilità e affidabilità, e avevo testato lo scorso inverno. I vantaggi più evidenti di un’auto che non si ricarica soltanto collegandola alla colonnina elettrica? Ovviamente, la libertà di poter dedicare il proprio tempo a tutt’altro che la frenetica ricerca di una colonnina, se in trasferta, o di un albergatore o amico connivente che, a pagamento o per gentilezza vi consenta di connettervi alla sua rete di elettricità.

Nel caso di full-hybrid, è evidente che

l’elettricità della batteria di bordo vi può servire per compiere brevi,

o meno, tragitti in modalità elettrica, con la possibilità di accedere e attraversare il centro storico delle principali città perché in assenza di emissioni, nonché per ottimizzare il rendimento del motore endotermico, a benzina, e ottenere uno spunto più energico e immediato nelle partenze, nei sorpassi, ecc. Tutto questo nella Kona è già presente e l’auto si avvale di un sistema elettronico molto avanzato. Rispetto alla versione 2021, quella del 2022 è ovviamente migliorata nei dettagli, forse anche nel rendimento che è ulteriormente migliorato. Gli interni sono curati e in similpelle che ne portano la qualità al livello di un’auto di categoria superiore. Ne consegue che anche la sicurezza passiva viene migliorata dall’assenza di spigoli e angoli vivi presenti, anche se in parti con le quali è difficile venire a contatto, ancora in diverse vetture.

La Kona è un SUV di classe B, che come abbiamo visto è sul mercato anche nella versione completamente elettrica, che abbiamo provato anche nella versione 2022, e la full-hybrid è spinta da un motore a benzina a 4 cilindri assieme a un motore elettrico da 48 V, 43,5 CV, che porta la potenza complessiva a 141 CV. Ovvero, ci offre una vettura performante, ‘facilitata’ nelle prestazioni dalla doppia frizione e dal cambio sequenziale, a sei rapporti, che si comanda anche manualmente con le palette al volante, con una coppia appagante: 265 Nm. A trazione anteriore, 5 posti, ha un bagagliaio capiente di 361 cm. L’auto è la Hyundai Kona 1.6 HEV nelle versioni XTech, Xline, Xclass con un prezzo che va da 28 a 33 mila euro. Della Kona, nel 2017, alla sua prima uscita, sono stati venduti in Italia oltre 34 mila esemplari. Poi è arrivata la mild-hybrid, meno performante e con un rendimento diverso, che a suo tempo abbiamo testato.

Nella full-hybrid, la nota distintiva a livello estetico sono i cerchi in lega leggera da 18’ che la rendono più grintosa, e a livello ‘organico’ la batteria da 1,56 Kw/h ricaricabile in corsa. E i consumi? A 90 km/h sul misto con sali scendi si arriva ben oltre i 20 km/l. sapete come funziona? Al posto dei freni si usano le palette al volante: quella di sinistra con quattro livelli di frenata consente di guidare anche in montagna senza frenare, ricaricando nel contempo la batteria dell’auto. Con questo sistema siamo riusciti a raggiungere anche una media di 40 km con un litro di benzina. In città si va dai 20 km/l in su. Non è male puntando alla sostenibilità dell’auto, no?

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