Il paesaggio nel grembo della roccia. Tre gli appuntamenti pubblici in programma nel mese di dicembre con critici dell’arte, architetti paesaggisti e registi per il premio Carlo Scarpa . “Pier Paolo Pasolini e la Cappadocia”, “Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia”, “Diario di un paesaggista in Cappadocia”.
Il “sigillo” disegnato da Carlo Scarpa, simbolo della trentunesima edizione del Premio, alla storica dell’arte Maria Andaloro, ideatrice e coordinatrice della missione di ricerca che fa capo all’Università della Tuscia.
In Cappadocia due valli contigue scavate nella roccia vulcanica, Güllüderee Kızılçukur, sono il centro del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2020-2021. Questa regione si estende con i suoi altipiani nel cuore della penisola anatolica, da sempre ponte tra culture diverse. Il suolo è arido, eroso dall’acqua e dal vento, il clima difficile: uno scenario naturale che ha vissuto l’arrivo dei primi cristiani e, poi, il diffondersi della cultura bizantina, con insediamenti eremitici e monastici, chiese e santuari. A questa storia corrispondono spazi sorprendenti, edifici ricchi di dipinti, stalle, abitazioni rurali, cisterne, apiari e piccionaie, che continuano a comporre le tessere di un paesaggio coltivato straordinario. Nonostante i segni dell’abbandono dei paesaggi tradizionali e i nuovi usi del turismo di massa, queste valli rappresentano oggi la misura e il significato di un luogo che è memoria di un’antica civiltà dell’abitare, in equilibrio tra natura e cultura, e il cui valore travalica ogni confine.
XXXI edizione, 2020-2021 Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia; ciclo di oncontri online dicembre 2020-gennaio 2021
La Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza nei mesi di dicembre 2020 e gennaio 2021, sulla piattaforma Zoom, il ciclo di incontri online, Sulle tracce del luogo del Premio Carlo Scarpa 2020-2021, pensato per approfondire alcuni dei temi connessi all’ultima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, il Premio a un luogo dedicato quest’anno a Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, in attesa della riapertura, nelle sede di Ca’ Scarpa, a Treviso, della mostra Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia, provvisoriamente chiusa in relazione all’attuale situazione sanitaria.
Tre gli appuntamenti pubblici in programma nel mese di dicembre:
Giovedì 3 dicembre alle ore 18, Maria Andaloro, storica dell’arte, direttrice della Missione dell’Università degli Studi della Tuscia in Cappadocia, parlerà di Pier Paolo Pasolini e la Cappadocia, insieme a Patrizia Boschiero e Luigi Latini, coordinatori delle attività del Premio Carlo Scarpa.
Tra maggio e agosto del 1969 Pasolini girò, prevalentemente in Siria e in Turchia, il film Medea, con Maria Callas nel ruolo della protagonista. Nelle valli e negli spazi scavati nella roccia della Cappadocia, Pasolini vide la Colchide, il regno di Eeta, figlio del Sole e padre di Medea. «La Colchide, “barbara e arcaica”, è rispecchiamento e ricreazione della Cappadocia attuale, quella del nostro 2020» racconta Maria Andaloro «le loro geografie, immaginate e reali, combaciano al punto che ogni spazio e luogo “inventato” da Pasolini per Medea risulta riconoscibile. Così che, una volta rintracciato, ogni nuovo dettaglio va a posizionarsi accanto agli altri nelle maglie di una possibile mappa topografica Colchide/Cappadocia». I materiali realizzati dal regista nel corso dell’impresa dedicata al film, i suoi testi, le testimonianze, le poesie scritte durante la lavorazione di Medea, sono la bussola che guiderà Maria Andaloro nel racconto della Cappadocia di Pasolini fra geografia reale e geografia immaginata.
Giovedì 10 dicembre alle ore 18 è in programma la proiezione online del film documentario Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia introdotta dal regista, Davide Gambino, con Patrizia Boschiero. Al termine degli interventi sarà comunicata la password per accedere alla visione gratuita del film nel canale Vimeo della Fondazione.
Il film, ideato e prodotto dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, documenta “l’eplorazione sul campo” compiuta dal Comitato scientifico della Fondazione nell’ambito del lavoro di ricerca del Premio per l’individuazione prima e lo studio poi del luogo designato.
Per un film dedicato a un luogo è indispensabile maturare, in poco tempo, una vicinanza concreta agli aspetti che permettono di capirlo, attraversando i molti campi che ogni lavoro sul paesaggio rende necessari: l’incontro con le persone che lo abitano, l’esplorazione degli ambienti di vita, l’approfondimento degli aspetti sociali, storici, geografici; la curiosità per il valore e il significato delle espressioni artistiche che rivelano lo spessore di tutto questo.
Dopo un primo viaggio del Comitato scientifico (estate 2019), il ritorno in Cappadocia nell’autunno del 2019 è avvenuto all’insegna del contatto fisico con il luogo e dell’incontro con i suoi abitanti: da colui che coltiva la terra e al tempo stesso custodisce le chiavi di una chiesa, a chi è apparso interprete del lavoro culturale o delle responsabilità amministrative, a chi lo racconta da Istanbul con sguardi diversi. Nel documentario il racconto delle due valli viene affidato alle voci dei protagonisti che gravitano e vivono immersi in questo straordinario paesaggio. Un paesaggio in cui le abitazioni e gli orti, le chiese e i complessi monastici ci raccontano l’insediamento rupestre dell’uomo e la dirompente natura geologica del suolo, la loro storia e attualità, i valori culturali profondi e universali che caratterizzano questi luoghi.
Giovedì 17 dicembre alle ore 18 si terrà la conversazione Diario di un paesaggista in Cappadocia con Thilo Folkerts, architetto paesaggista, 100Landschaftsarchitektur, Berlino, dal 2019 membro del Comitato scientifico della Fondazione Benetton, e Luigi Latini.
Thilo Folkerts condurrà, attraverso parole e immagini, in un percorso di scoperta della sua personale esperienza della Valle delle Rose e della Valle Rossa e dei loro dintorni, visti con lo sguardo attento e sensibile di un paesaggista. Quindici le parole chiave in cui si snoda il suo “diario di viaggio”: Cercando una strada; Esterno interno; Una pelle giovane; Riconfigurazione; Morphosis; Richiami spaziali; Wild West; Giardinaggio; Dispersione; Simbiosi; Makeshift; Cucinare; Rappresentazione; Gentilezza; Chiaro di luna. Quindici suggestioni colte nell’attraversamento lento delle valli, dei sentieri, degli orti, dei giardini, degli spazi interni «scultorei», che offrono altrettante chiavi di lettura per interpretare il passato, il presente e il futuro di questo paesaggio memoria di un’antica civiltà dell’abitare.
Il ciclo proseguirà nel mese di gennaio 2021.
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