Martina e Sonia

 

In quel settembre il caldo proprio non ne voleva sapere di andarsene in ferie. A pochi giorni dal ritorno in ufficio, nei miei occhi c’è ancora il mare della Grecia, tre settimane libere e spensierate nel paradiso dei sensi.

Ero tornato a casa da qualche giorno, e come promesso ad Atene, avevo invitato a cena Martina e Sonia che avevo conosciuto lungo la salita sull’acropoli.
Di fatto loro erano una coppia, anche se mi avevano spiegato che preferivano vivere ognuna separatamente, spinte dal desiderio di preservare le loro abitudini.
Erano entrambe molto belle, Martina, bionda sui 30 anni con degli gli zigomi alti che le regalavano un’espressione sensuale e superba al tempo stesso, occhi verdi e labbra carnose.
Sonia invece era mora, anch’essa sui 30 anni, con un fisico più giunonico, e un seno sodo, prominente, compatto, come un frutto maturo.

Le avevo chiamate di mattina presto, invitandole nel primo pomeriggio per un aperitivo sul terrazzo di casa, per poi gustarci una buona pizza raccontandoci del resto delle nostre vacanze, vissute in terra greca.
Verso le 16 erano già sull’uscio di casa, mano nella mano, ci salutammo scambiandoci baci e sorrisi e ci accomodammo in terrazza dove avevo preparato varie bibite gelate e sdraio per starcene comodi al sole.
Il caldo non sembrava darci tregua, la giornata era stupenda. L’aria tersa e limpida come può esserlo solo in piena estate.
Martina e Sonia indossarono i costumi e posizionammo le sdraio. Con la massima naturalezza Martina rimase in topless, mettendo in mostra un’abbronzatura superba, quasi integrale, con un leggero segno più chiaro in corrispondenza del seno.
Sonia impassibile, si sdraiò di fianco a lei, mentre io mi posizionai esattamente di fronte a loro, sfruttando parte dell’ombra proiettata dall’ombrellone posizionato al centro del terrazzino.
La conversazione scivolò tra vari argomenti, la vacanza appunto, il pronto rientro a lavoro, e vari temi che ci diedero la possibilità di approfondire maggiormente le nostre conoscenze.
La voce musicale di Martina dava quasi l’impressione che stesse leggendo una favola o recitando una poesia. Aveva la rara capacità di collegare tutti gli elementi di un discorso in maniera armoniosa, sorridendo spesso e aiutandosi con i gesti.
Parlava con naturalezza e proprietà di linguaggio, senza mai interrompersi o annoiarsi, sicura di sé, sempre e comunque.
Per un momento la mia mente si astrasse, si allontanò dal contingente e iniziò a vagare. Mi ritrovai quasi senza rendermene conto a guardarla, come donna, non come amica.
Fu la prima volta che la considerai sotto questo punto di vista, e la cosa mi mise a disagio e mi divertì in maniera sottile, inspiegabile.
Dopo l’ennesimo drink, ci adagiammo di schiena sulle sdraio, a occhi chiusi, morbidamente abbandonati al suo abbraccio, con la radio accesa.
Ad un tratto, mi resi conto che anche Sonia, aveva sfilato via la parte superiore del costume. Anche lei era una bella ragazza, apparentemente senza difetti.
I grossi seni le ricadevano dolcemente di lato. Il mio sguardo era come calamitato dai suoi capezzoli. Le cosce erano sode, appena separate, sembrano intagliate nel legno. Gli slip presentavano un leggero rigonfiamento in prossimità del pube.
Mi ritrovai ad immaginarla completamente nuda, senza volerlo; fantasticavo sull’aspetto delle sue labbra: saranno nascoste da una peluria folta o ben curate, con un ciuffettino appena sopra la fessura? Gonfie, lisce, rosate o più scure, tendenti al marroncino?
E Il clitoride, pronunciato, esposto, oppure appena accennato? Quando si masturba si accarezza il clitoride o si infila le dita fino in fondo?
La mente volava, scatenata, ogni immagine ne suggeriva un’altra più audace, e poi un’altra ancora senza soluzione di continuità. I pensieri si susseguivano, si accavallavano, si rincorrevano.
Il calore aiutava a intorpidire le sensazioni, a renderle prive di contorni, come se fossero distaccate dal corpo, autonome.
All’improvviso il telefono iniziò a squillare distraendomi da quella situazione certamente imbarazzante, carica d’ansia e di turbamento, che si era venuta a creare contro la mia volontà.
In breve tutto fu dimenticato, la conversazione con il mio collega riuscì a farmi rientrare in me.

Verso le sette e trenta ci alzammo. Martina e Sonia mi chiesero se potevano fare una doccia, nel mentre io mi sarei occupato di ordinare la pizza e preparare qualche contorno e qualcosa da bere.
Sonia fu la prima ad avviarsi in bagno, mentre Martina iniziò a tirare vari indumenti da un borsone. Io presi il telefono dal terrazzo e mi recai in cucina.
Avevo appena terminato l’ordine con la pizzeria, quando sentii le voce di Sonia chiamarmi dal bagno. Mi avvicinai alla porta chiedendole se fosse tutto ok, lei mi rispose di si, che aveva lasciato la porta aperta e mi invitò ad entrare un attimo.

Era completamente nuda.

Mi sorrise mentre si insaponava, strofinandosi con delicatezza, soffermandosi sui seni, sul ventre, indugiando all’altezza dei peli pubici.
Ricambiai il sorriso, e nel mentre cercavo qualcosa da dire, sentii aprirsi la porta e la voce di Martina: “Ah … siete qui!” mi disse, con la massima spontaneità; io rimasi di sasso, irrigidito a causa di quella intrusione, impreparato com’ero;
era prima volta che mi trovavo in una situazione del genere, ma lei sembrò non notarlo, come se fosse abituata.
Sai, sono cotta”, continuò, “troppo sole! mi faccio una bella doccia anch’io”.
Quindi si diresse verso il water. I miei occhi restano incollati al movimento agile delle sue lunghe gambe, all’attaccatura delle natiche, forti e piene, messe ancor più in evidenza dal costume che le era rientrato in parte nel solco.
Sfilò gli slip, mentre io distolsi lo sguardo, si sedette sulla tazza. Sentì gorgogliare la pipì. Iniziai ad avere una fortissima erezione; se ne sarà accorta? pensai.
Il suo essere nuda, il suo fare pipì con tanta naturalezza, in un certo senso mi eccitavano da morire, mi davano un senso di familiarità, di intimità, erano emozioni troppo intense, mi spaventavano.
Mi girai verso il lavabo, lavandomi la faccia in fretta con acqua fredda e per uscire da questa situazione di grande imbarazzo e turbamento. Stavo per varcare la porta del bagno, quando entrambe mi chiesero sorridendo di restare.

Martina ormai tutta nuda e sorridente, entrò in doccia. Erano entrambe nude sotto la doccia.
Io evitavo di guardarle agendo con la massima naturalezza possibile; fu uno sforzo notevole, bisogna riconoscerlo.
Mi diressi verso lo specchio accendendomi una sigaretta. Davanti al water erano rimaste le mutandine del costume di Martina, abbandonate, invitanti.
Cercai di ignorarle ma la tentazione fu troppo forte, e io ormai ero molto indebolito da quella girandola improvvisa di emozioni che mi confuse e mi stupì.
Mi guardai intorno, ascoltando il getto d’acqua che scorreva nella doccia, le presi in mano furtivamente e le annusai.
Erano impregnate di umori, emettevano un odore acre, amarognolo, molto acuto che subito agì da afrodisiaco per me.
Martina mi guardò, mi sorrise di nuovo e con un filo di voce mi sussurrò: “Guardaci” mentre Sonia sempre con fare sorridente aggiunse: “Non hai mai visto due ragazze masturbarsi, vero?”

Iniziarono a toccarsi.

I loro corpi erano scossi da brividi fulminanti, ricoperti da una patina di acqua e dalla pelle d’oca.
Le loro mani esploravano senza sosta ogni centimetro della loro pelle in un movimento continuo, ora leggero ora più marcato, sempre incessante.
Si sentivano solo i loro sospiri prolungati. Allargarono entrambe le gambe, infilandosi una mano in mezzo, sfiorandosi le labbra con i polpastrelli.
Martina sussurrò come fra se, in trance:
Piano, fai piano… senza fretta… sfiorati su tutto il tuo corpo… cerca di concentrarti solo sulle tue reazioni, come me… impara a sentire le onde che crescono e crescono… dentro di te… lasciati cullare… abbandonati”.
Le mani di Sonia scivolarono leggere, accarezzandosi le braccia, come in un abbraccio, si tocco i seni gonfi, aumentati di volume per la voglia; li modellava, si trastullava i capezzoli tra il pollice e l’indice, poi scese verso l’ombelico, il ventre, poi i fianchi, le cosce.
Palpò le carni tumide e gonfie della vulva, si massaggiò le labbra della figa spalancata evitando il clitoride; ogni contatto lievissimo sul clitoride la faceva trasalire.
Gli sfuggì dalle labbra un lungo gemito di piacere.

Così… brava…” incitava Martina, che nel frattempo si stava soffermando tra le cosce, stimolandosi ‘dietro’ con le sue lunghe dita, sottili e agili:
mi apro per te… guarda…” e così dicendo spalancò le labbra, mostrando gli umori copiosi che gocciolano fuori;
La sua mano destra indugiava, posso ancora vederla muoversi, ruotare, come se volesse saggiare la consistenza del suo pertugio più segreto.
Non riuscivo più a staccare gli occhi da quei corpi stupendi, corpi che avevano cominciato a vibrare di continuo, con spasmi sempre maggiori.
Le guardavo quasi incredulo. Non l’ho mai visto due donne sotto questo aspetto. E quello che vedevo mi mandava in estasi.
Poi Martina si voltò, sorprendendomi, si alzò sulle ginocchia, mostrandomi il culo sodo, la pelle morbida e tesa.
Si piegò chinandosi davanti ai miei occhi, per darmi la visuale migliore, si portò le due mani sul culo, lo sculacciò una, due, tre volte con un secco schiocco, lasciando segni scuri delle dita sulle chiappe rosee.
Si accarezzò il culo per qualche secondo, sensuale, poi cominciò ad allargare le chiappe sempre più, lentamente, rivelando il secondo centro del piacere.
Il mio sguardo era fisso sulle sue sfere, piene, allettanti. Verso l’interno, una rossa valle bagnata al cui centro troneggiava la rosa dell’ano e più in basso il taglio verticale, racchiuso tra le pieghe della vagina.

Era una visione inebriante; il respiro mi si spezzò.

Ti piace guardarci, vero?” Esclamò Martina: mentre facciamo le porche… per te…” mi disse, con parole roche e spezzate. Mi mancava la voce, farfugliavo:
Sì, ragazze… mi eccitate… non fermatevi, vi prego…”.
Si masturbarono con maggiore intensità, spiando i movimenti e l’eccitazione dell’altra.

La loro resistenza era ormai al limite, la razionalità era del tutto scomparsa; c’era solo istinto animale, incontrollato.
Erano gli ultimi attimi prima dell’acme, quando tutto il corpo si prepara a prostrarsi di fronte all’esplosione definitiva.
E’ fu Martina ad annunciarla per prima:
Ecco… amore … ci sono quasi… sto per venire… guardami, piccola…”, il suo corpo si irrigidì di colpo, scosso da un unico, lungo fremito che la fece vibrare violentemente.
Si inarcò in maniera innaturale mentre spingeva in avanti il bacino con sussulti sempre più frequenti, due dita si intrufolarono nella fessura, entravano ed uscivano dalla figa ormai fradicia di umori, trascinando all’esterno piccoli fiotti di liquido che colava per giù per le cosce.
Sonia intensificò i movimenti come una folle finché non avvertì i primi sussulti del piacere.
Si inarco anch’essa, spalancando le gambe sino allo spasimo, con lo sguardo annebbiato, fisso sul pube di Martina.
Il suo culo pulsava e si scuoteva con spasmi sempre più brevi e frequenti, la sua voce scandiva i tempi del suo orgasmo:
Sta arrivando… amore… lo sento… sì, sììì, sììììì…. vengo… guardami Martina, vengooooooooo… ahhhgghhhh… godoooooo…”.

Urlarono insieme, fremendo.

Io fui come spazzato via da qualcosa più potente di ogni sensazione mai provata. Ogni fibra, ogni cellula del mio corpo sembrava aprirsi, tendersi, premere verso l’esterno come se volesse schizzare via.
Vedere l’orgasmo squassare dai corpi di Martina e di Sonia, fu qualcosa di inebriante, un eccitazione all’ennesima potenza, che dovetti reprime.
Quel gioco di guardare e non toccare mi arrecò molto più piacere di quanto ne avessi provato partecipando al ménage.

Dopo che le ragazze furono fuori dal bagno, mi immersi io in una lunga doccia rinfrescante. Non mi masturbai, anche se la tentazione era enorme.
Giusto il tempo di asciugarmi e indossare al volo qualcosa, che la pizza era pronta in tavola.
Ignari di tutto ciò che ci circondava, mangiammo, bevemmo e ridemmo con piacere di quello che eravamo e saremmo stati da quel momento in poi, amici, complici di un gioco che non prevedeva bigottismi, scintillanti di una gioia mai sperimentata.
Immersi in un oceano d’estasi, alchimia e di vodka.

Martina e Soniaultima modifica: 2021-05-05T21:30:36+02:00da LaFormaDellAnima

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