Per la polizia non c’è alcun dubbio: dopo aver visionato i filmati che ritraggono la piccola Enita Salubi, 8 mesi, con la sua babysitter Oluremi Oyindasola, 66 anni, non è rimasto che mettere le manette ai polsi della donna e trascinarla in prigione. Oluremi, infatti, non sapeva che nella casa della famiglia, a Glenarden, nel Maryland, delle telecamere avessero ripreso il momento in cui ha costretto la piccola a ingerire a forza così tanto latte da ucciderla.
Il pomeriggio del 24 ottobre Enita, dopo un riposino, si rifiutava di mangiare. Oluremi, a quel punto, le ha aperto la bocca e ha iniziato a versare due biberon di latte. Dopo essere stata alimentata forzosamente, la piccola ha iniziato a mostrare segni di sofferenza respiratoria e, poco dopo, ha perso i sensi. «Come abbiamo visto dal filmato, le ha versato il latte direttamente in gola – ha detto Harry Bond della polizia – L’ha soffocata, la piccola non è stata più in grado di respirare ed è morta poco dopo il suo arrivo in ospedale». Dopo l’acquisizione del video, per la donna, che in un primo momento aveva proclamato la sua innocenza, si sono aperte le porte del carcere. «Martedì l’autopsia ha rivelato che la bambina è morta per asfissia – si legge in un comunicato della polizia – Si tratta di un omicidio di secondo grado: è morta mentre era affidata alla sua babysitter». Oluremi attenderà il processo in carcere: la cauzione è stata fissata a 1 milione di dollari.