Giugno 2018: XTC – SKYLARKING (1986)

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Data di pubblicazione: 27 ottobre 1986
Registrato a: Utopia Sound Studio (Woodstock), The Sound Hole Studio (San Francisco)
Produttore: Todd Rundgren
Formazione: Andy Patridge (voce, chitarra), Colin Moulding (voce, basso), Dave Gregory (voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatori), Prairie Prince (batteria), Beech Avenue Boys (cori), Todd Rundgren (arrangiamenti orchestrali, programmazioni)

 

Lato A

 

                        Summer’s cauldron
                        Grass
                        The meeting place
                        That’s really super supergirl
                        Ballet for a rainy day
                        1000 umbrellas
                        Season cycle

 

Lato B

 

                        Earn enough for us
                        Big day
                        Another satellite
                        Mermaid smiled
                        The man who sailed around his soul
                        Dear God
                        Dying
                        Sacrificial bonfire

 

 

Gli XTC sono l’unica band per la quale
ho pensato a lungo di poterci entrare a far parte”
(Brian Eno)

 

Se si dice brit-pop, subito la mente corre veloce ai primi anni ’90, e i più ripercorreranno le lunghe beghe fanzinare tra Blur e Oasis, e lo stile eclettico e tradizionalista che ripescava antiche melodie britanniche, soprattutto di stampo beatlesiano e stonesiano, e le aggiornava con le nuove sonorità. Qualcun altro magari tenterà un ricordo più audace tirando fuori i Suede, o al limite il filone di Madchester, magari qualcuno andrà indietro fino agli Smiths, ma di sicuro in pochi si ricorderanno di chi fossero gli XTC. Eppure negli anni ’80 la band britannica spesso è stata insignita dalla critica col “riconoscimento” di “nuovi Beatles”, perché molte delle loro canzoni non solo ne ricalcavano lo stile, ma si poneva a modello di una nuova “british invasion”. Il grande pubblico però non sempre ha saputo tributare il giusto riconoscimento a Andy Partridge e compagni, ma il tempo, come sempre, è galantuomo, ed è quindi più che giusto non solo riconoscere i grandissimi meriti di una band che ha saputo ridettare le leggi del pop inglese, ma ha seminato elementi sonori capaci di far fiorire nuovi stimoli musicali, e una nuova ondata di musicisti. E il fatto che lo stesso Brian Eno (uno che ha avuto a che fare con giganti della musica come Roxy Music, Talking Heads o U2) avesse spesso manifestato l’intenzione di entrare a far parte della band, basta e avanza come prova di una delle più innovative e imponenti realtà del pop inglese.
La band si forma nel 1976, a Swindon, grazie a due ragazzi, Andy Partridge e Colin Moulding, che hanno una grande passione per il rock, ed in particolare sono folgorati tanto dal glam rock di scuola Bowie o New York Dolls, e tanto dalle melodie semplici e ficcanti dei Beatles. Col tempo questo li ha portati ad elaborare un coraggioso linguaggio sonoro che derivava tanto dalla collaudata tradizione pop-rock anni ’60, prendendo come maestri di ispirazione i Beatles e i Kinks, quanto le suggestioni avanguardistiche e solari del pop colto dei Beach Boys, facendo incontrare nella loro musica sia l’aspetto british che la contaminazione californiana. Questo ottenendo una perfetta fusione tra generi come il rock’n’roll, la new wave e il punk, il jazz e il funk e addirittura l’R&B, mantenendo una freschezza pop, sorretta da una creatività sempre originale e bizzarra. Il percorso si costella di album straordinari, tutti animati da una serie infinita di generi diversi tra di loro, come pop elettronico dell’esordio White music, la new wave sintentica di Drums and wires, il pop psichedelico di English settlement. L’album però, che più di ogni altro, può avere il merito di giustificare la nomea di “nuovi Beatles” è Skylarking, ottavo della compagine inglese.
Abbandonate le scorribande punkettare e le influenze new wave, gli XTC si concentrano nella composizione di un disco che suonasse semplicemente e squisitamente “pop”, prendendo spunto proprio dalla coppia Lennon/McCartney per una formula che incidesse canzoni in grado di vincere l’usura del tempo, e che mantenessero sempre fresca la propria brillantezza. E con Skylarking l’obiettivo fu centrato a meraviglia!
L’album si apre con il cicaleggio incantato di Summer’s cauldron, aprendosi ad un’atmosfera densa e rallentata, di chiara matrice Beach Boys, ed echeggiando certi Talk Talk. Si prosegue con gli archi celestiali di Grass, anch’essa sospesa tra un mondo immaginario e fiabesco e un incantato candore. A questo punto i riferimenti sonori prendono piede, e in The meeting place (parafrasando un certo Venditti) Paul McCartney e Brian Wilson si danno la mano. Rompe l’atmosfera sixties il frizzante synth pop di That’s really super, supergirl, disincantata e scanzonata come certe cose degli INXS. Ma per Ballet for a rainy day ecco tornare di prepotenza lo spirito di McCarteny, mentre in 1000 umbrellas ecco apparire lo spirito di un certo Gene Kelly. Si canza, si danza sotto la pioggia, e la musica ne esprime tutta la sua più incantata magia. Season cycle che chiude il primo lato si arricchisce invece del suono di un organo che le conferisce un’aura elegante e scanzonata.
I vivaci riff che aprono le danze di Earn enough for us riecheggiano tanto i primi Simple Minds, quanto anticipano la solarità georgiana di certi dischi dei R.E.M. Big day dal canto suo si erge in un’esplosione dall’alto tasso lisergico. A questo punto giunge lo spettro dei Joy Division o dei Wire in una sintetica Another satellite. Mermaid smiled invece si dipana in un jazz tribale arricchito da una varietà strumentale impressionante. E si rimane nei paraggi di un certo jazz, levigato e fumoso, caro a Joe Jackson, in The man who sailed around his soul. Menzione particolare merita la controversa riflessione religiosa di Dear God, dapprima esclusa dal disco e pubblicata come b-side di Glass, e poi inclusa nelle edizioni americane. Il pezzo è una lettera che Partridge scrive a Dio, mettendone in dubbio la sua bontà e addirittura la sua stessa esistenza. Il brano non poté che suscitare forti polemiche (qualcuno non nota una familiarità con le battute di John Lennon sul binomio Beatles/Gesù Cristo?). Nonostante tutto questo, il brano è uno straordinario pezzo riflessivo. Dying ha un’andatura sghemba, recitante un’amarezza inquieta sul senso stesso delle cose. Chiude il disco il valzer spastico di Sacrificial bonfire, ancora sospeso tra magia e malinconia.

L’album è una delle opere maggiori del pop inglese degli anni ’80, dall’animo eclettico e fantasioso e le atmosfere sospese tra tragicità e illusione. Non per niente nel 1989 la rivista Rolling Stone lo inserì nell’elenco dei cento migliori album degli anni ’80.
La carriera della band proseguirà con i convincenti Oranges and lemons e Nonsuch, per poi chiudere con le major e dedicarsi a progetti indipendenti, per poi sciogliersi definitivamente nel 2005. Nelle interviste recenti Moulding ha dichiarato di non avere più interesse per la musica. Facile capirlo; dopo una creatività tanto ricca quanto prolifica di grandissimi dischi, cosa di può chiedere ancora di più?

 

Trafitta per grandezza e per piccolezza simultanea di tutto, Skylarking scopre sempre verità eterne sul quotidiano
(Jim Wirth)

Giugno 2018: XTC – SKYLARKING (1986)ultima modifica: 2018-06-07T15:24:08+02:00da pierrovox

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