Aprile 2020: The Strokes – IS THIS IT (2001)

Is this it

 

Data di pubblicazione: 30 luglio 2001
Registrato a: Transporterraum (New York)
Produttore: Gordon Raphael
Formazione: Julian Casablancas (voce), Nikolai Fraiture (basso), Albert Hammond Jr. (chitarra), Fabrizio Moretti (batteria), Nick Valensi (chitarra)

 

Tracklist

 

                        Is this it
                        The modern age
                        Soma
                        Barely legal
                        Someday
                        Alone, together
                        Last nite
                        Hard to explain
                        New York City cops
                        Trying your luck
                        Take it or leave it
 

Ci divertiamo, ma non siamo ancora pronti
per entrare nel cliché del rock’n’roll
(Julian Casablancas)

 

“Cosa fare quando tutto ciò che c’era da dire è stato detto?”: è più o meno con questo dubbio che ci si accosta al sacro rock’n’roll agli inizi del nuovo millennio. E in effetti, se prendiamo la storia del rock, dal suo sorgere, e tutte le sue evoluzioni, le sue contaminazioni, ci viene veramente da chiederci: cosa si può dire ancora che non sia stato ancora detto? Esiste ancora il fenomeno “generazionale” nel rock? Ossia quel fenomeno che investe tanto gli stili, quanto i costumi? In un certo senso i giovani dei primi anni del 2000 si ritrovano “orfani” di veri punti di riferimento, per cui non si abbattono più i dinosauri, come avveniva durante l’epoca del punk, ma semmai si enfatizzano, e restano i veri e propri miti incrollabili di una storia. Ed è così che orde di ragazzi si cimentano con il rock, andando alla fonte dei vari Beatles o Rolling Stones, Doors o Led Zeppelin, Genesis o Pink Floyd, U2 o Nirvana, ecc… ecc… ecc…
Ma questi, però, obbiettivamente, appartengono ad una generazione che non è la loro, e che quindi non può rappresentarli in pieno. C’è qualcuno che possa raccoglierne l’eredità, o quantomeno prenderne il posto nell’oggi?
Forse di gruppi o artisti talmente influenti e iconici, la storia del nuovo millennio ne ha visti pochi, ma di dischi capaci di influire e coniugare nuovi linguaggi ce ne sono stati, e pertanto ci sentiamo di ribadire con le parole del buon vecchio Neil Young: “Rock’n’roll will never die!”.
Is this it dei newyorkesi Strokes in tal senso è un piccolo gioiellino di musica innovativa e derivativa. Dalla new wave metropolitana e caotica deriva le sue assonanze, ma nello stesso tempo proietta questo linguaggio in una dimensione che anticipa difatti l’apocalisse del nuovo millennio: il disco esce poco più di un mese prima degli attentati dell’11 settembre, e quasi riflette quello spirito confuso, caotico, di cui è permeata l’opulenta e disorientata società americana. Ed è in tutto questo che si fa riferimento alla lezione dei padri, per poter ribadire la propria voce da figli: da un incrocio confusionario e formidabile delle chitarre, echeggianti i tecnicismi di un Tom Verlaine e le urticanti scatarrate garage punk dei Ramones, oltre ad uno scazzo irriverente tanto nei testi, quanto nelle loro belle facce da schiaffi.
Is this it è quello che possiamo considerare un piccolo capolavoro del nuovo rock: approccio lo-fi, voce perennemente filtrata, quasi subumana, suono sporco e distorto, e un look fatto di un piglio vintage, che non è quello ai margini della disperazione di Kurt Cobain, ma dello scazzo vero e proprio. Persino la curiosa foto di copertina è emblematica di tale atteggiamento. Ed è così che la title-track che apre le danze viene aperta da una cacofonica frequenza, e si esprime cantilenante e sognante, a metà tra rock psichedelico e fascinazioni elettroniche, quasi in preda ad uno stato di trace da ricordare in alcuni punti addirittura i Velvet Underground. I riff nervosi e la ritmica tribale di The modern age sembrano invece riflettere quello spirito instabile e ossessivo dello stile di vita della società americana all’alba del nuovo millennio, mentre Soma prende spunto da una certa new wave ballabile tra i primi Modern Lovers e i Blondie. Barely legal dal canto suo pare riflettere alcuni umori della musica dei Blur, soprattutto dei primi dischi, a sostegno del fatto che lo sguardo di questi ragazzini sapeva volgersi anche oltre i propri confini. Someday invece si esprime in tutto il suo vivace scazzo, sostenendo tesi sonore care ai Television di Marquee moon, mentre Alone, together riflette gli umori ancora una volta inquieti del newyorkese medio.
Last nite si dimena in tutto il suo ritmo forsennato e accenno metropolitano, e Hard to explain riaggancia il discorso con la musica elettronica, di cui qui si avvertono le frequenze. New York City cops invece dal canto suo riafferma l’appartenenza della band alla sigla garage-rock, Trying your luck manifesta evidenti parentele con Rock’n’roll dei Velvet Underground, e si chiude il discorso con la fumosa Take it or leave it. Poco più di trenta minuti di melodie orecchiabili, sound sporco, e atteggiamento scostante, che meglio rappresenterà quello della prima generazione del nuovo millennio. Quindi, a suo modo, un capolavoro!
Seguirà a questo disco l’altrettanto valido, anche se piuttosto interlocutorio, Room of fire, che vide in un primo momento la partecipazione di Nigel Godrich. Doveva essere un disco di transizione, che però non li porterà alla consacrazione, ma all’indebolimento delle idee, tanto da smarrirle del tutto nelle vacue prove successive, tra atteggiamento autocompiacente e scimmiottamento degli stilemi del passato. Non sono quindi diventati il gruppo generazionale che speravamo, ma un disco generazionale lo hanno consegnato alla storia. Tanto basta per esserne riconoscenti!

 

In queste canzoni vive lo spettro inquieto di una musica che sa sempre come risorgere dalle sue ceneri: la si goda senza alcun freno inibitore
(Federico Guglielmi)

Aprile 2020: The Strokes – IS THIS IT (2001)ultima modifica: 2020-04-13T11:53:53+02:00da pierrovox

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