Maggio 2020: Blondie – PARALLEL LINES (1978)

Parallel lines

 

Data di pubblicazione: 23 settembre 1978
Registrato a: Record Plant (New York)
Produttore: Mike Chapman
Formazione: Deborah Harry (voce), Chris Stein (chitarre, e-bow), Clem Burke (batteria), Jimmy Destri (tastiere), Nigel Harrison (basso), Frank Infante (chitarra)

 

Lato A

 

                        Hanging on the thelephone
                        One way or another
                        Picture this
                        Fade away and radiate
                        Pretty baby
                        I know but I don’t know
 

Lato B

 

                        11.59
                        Will anything happen?
                        Sunday girl
                        Heart of glass
                        I’m gonna love you too
                        Just go away

 

La musica dei Blondie è il prototipo di come dovrebbero essere le cose: grandi e semplici!
(John Lennon)

 

Il fascino dei Blondie, è inutile negarlo, risiede nella stragrande maggioranza nella carica sensuale e nel fascino ammaliatore emanato dalla cantante Debbie Harry, artista eclettica, talmente bella e provocatrice da avere nel suo curriculum un passato da coniglietta di Playboy. Sul palco vantava una presenza scenica assolutamente straordinaria e un magnetismo carismatico che solo i grandi possono permettersi, mettendo insieme un richiamo sensuale e ancestrale e una dolcezza comunque poco addomesticata. Ancora oggi si può sostenere a gran voce che gran merito del successo della band newyorkese è attribuibile al carisma della sua cantante. Ma nello stesso tempo sarebbe ingiusto relegare tale importanza solo a questo elemento, comunque preponderante. Dal punto di vista sonoro i Blondie hanno rappresentato un incrocio importante per la new wave e l’avanguardia newyorkese, fondendo nella propria musica elementi culturali diversi tra di loro in un’armonia del tutto nuova. La loro “disco-wave” racchiudeva tanto l’eclettismo etnico-avanguardistico dei Taliking Heads quanto l’urgenza punk dei Television, dei Ramones o di Patti Smith. Ancora oggi le loro canzoni sono un concentrato di suoni moderni e un attitudine catchy di brillante presa, senza perdere un briciolo della propria fascinazione urbana, con tanto di contaminazioni black.
Una delle sintesi perfette di questa speciale attitudine è rappresentata dal sempreverde singolo Heart of glass: discomusic bianca sorretta da esuberanti sintetizzatori pop, anticipando peraltro tutto un filone stilistico che predominerà la scena negli anni ’80, e i miagolii sensuali di Debbie Harry). Canzoni come questa, contenuta nel loro terzo album, Parallel lines, rappresentano al meglio il cambiamento sonoro che la fine degli anni ’70 stava portando sulle scene. La musica, come la cultura tutta, non voleva rintanarsi in stantii e ristretti settori di categoria, ma voleva mescolare quante più strade possibili in un mix di speciale briosità. La new wave dei Blondie non era cupa e decadente come quella dei Joy Division, e non tendeva ed essere concettuale come quella dei Talking Heads; la loro musica voleva portarti in pista e farti muovere il culo al suono della musica, con un ritmo di sfrenato furore, ma mai banale nella sua estetica. Si può dire che tutto il filone synth-pop del decennio successivo gli sia debitore.
Per la produzione di Parallel lines i Blondie pensano di ingaggiare Mike Chapman, già all’opera nell’ambito del glam-rock con gli Smokey e con l’esuberante Suzi Quatro, e porterà al successo i Knack con My Sharona. Debbie Harry ricorda ancora lo stacanovismo nel lavoro in studio e una ricerca sonora a puntino, senza sbavature o altro che potesse inficiarne la resa del disco. E Parallel lines è un piccolo gioiello di perfezione pop: accessibile e ricercato nello stesso tempo, sforna una manciata di singoli di brillante immediatezza, dal già citato Heart of glass, alla cover di Hanging on the telephone dei Nerves, che apre l’album, e a seguire da One way or another, con un ritornello ficcante tanto da ritrovarselo a canticchiare in men di pochi secondi, e un’altra hit come Sunday girl. Pezzi imponenti e sperimentali che vedevano la band all’opera con la rielaborazione della cultura rock e l’incrocio di quella reggae, raggiungendo un successo commerciale di immani proporzioni. Altro pezzo importante in tal senso fu Picture this, incrociando tanto i Kraftwerk quanto i Bee Gees più disco. Nello stesso tempo nella cupa e sperimentale Fade away and radiate si omaggiavano i grandi del cinema che non ci sono più, e Debbie vi si atteggiava a novella Marylin Monroe, mentre si ci concedeva alle filastrocche in pezzi irresistibili quali Pretty baby o 11.59 o abbandonarsi alla leggerezza trascinante di I know but I don’t know. Nei finali di I’m gonna love you too e Just go away ci si conceda da un disco in cui la musica sprizza fusioni con diverse culture sonore, e dove la personalità magnetica e sensuale della Harry lancia segnali (miagolii, squittii, ruggiti, ammalianti carezze…) che presto verranno raccolti da una certa Veronica Ciccone, in arte Madonna, e in seguito da una certa Shirley Manson.
I Blondie reggeranno ancora fino al 1982, chiudendo la baracca a causa di dissapori e litigi interni. Deborah Harry proseguirà una carriera da solista senza infamia e senza lode, per poi giungere ad una reunion in cui a prevalere non è tanto la convinzione di un progetto artistico (nonostante il buon successo ottenuto nel 1999 con lo scialbo e mediocre No exit), quanto i ricordi di ciò che fu. Un po’ come quelle rimpatriate scolastiche, in cui si passa il tempo a ricordare, ricordare, ricordare…
Ciò nonostante i Blondie sono stato un gruppo importante. E Deborah Harry una delle cantanti più belle e affascinanti di sempre. E la loro eredità non è andata affatto perduta, semmai ha saputo sbocciare in altre forme, altre culture, altre epoche…

 

Maggio 2020: Blondie – PARALLEL LINES (1978)ultima modifica: 2020-05-04T17:56:09+02:00da pierrovox

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