Uno degli effetti collaterali più “vistosi” della pandemia è la dismorfia da selfie, ovvero la percezione falsata di sé. Dati alla mano, tre ragazze su dieci non si sentono all’altezza di Instagram o di altri social. Però qualcosa si può fare, magari seguendo alla lettera la proposta di Camilla Boniardi: “Bisogna che tutti si assumano la loro parte di responsabilità. Con tutti s’intende noi creator, i follower e le piattaforme. I primi devono essere educati a fare modifiche limitate, i secondi a non inveire – avete visto cosa è successo a Sarah Jessica Parker, criticata per le sue rughe? – e le piattaforme non possono più lasciare impuniti i commenti di una crudeltà devastante“. In attesa che il miracolo si compia, l’Italia dovrebbe seguire l’esempio della Norvegia che obbliga influencer e aziende che li sponsorizzano a dichiarare se le immagini sono manipolate. Perché spronare le ragazze ad allenare la propria autostima è inutile, ci vogliono decenni prima di accettarsi serenamente. E una volta raggiunta la maturità, almeno in quest’ottica, non serve più.
Foto: Benedetta De Luca, influencer di diversity&inclusion
Sarah Jessica Parker
Argomento antipatico e pesante, di scottante attualità. Sono contenta di non avere figlie femmine (non che i maschi ne siano immuni). Non sopporterei di vederle autofustigarsi per il proprio aspetto. Del resto io l’ho fatto quando i social non erano neppure nelle più ambiziose fantasie futuriste.
Ci siamo passate tutte, il rapporto con lo specchio è crudele.
Il problema di sarah jessica parker non sono le rughe ma è la persona che è brutta
In casa solo specchi di legno? imparate a rispettare l’altro/a per quello che è, e ricordate, voi maschi, che di Adone ce n’è solo uno.