La poesia ai tempi del coronavirus

   Le anime affini sono tali anche in tempi di coronavirus; ad esempio, quelle poco avvezze a una pluralità di esternazioni (canti e balli sul balcone con o senza sventolamento del tricolore, solo per citare le dinamiche liberatorie più folkloristiche) trovano nei toni mesti e nella lettura la dimensione più congeniale per fronteggiare la paura del presente e, diciamocelo, della morte. Non è un caso, quindi, che un’amica, in una pausa da divinazione del futuro, mi abbia girato questa poesia. Aggiungendo che, in ossequio alla nostra originaria attitudine, torneremo presto a costruire metafore indovinando la forma delle nuvole.

 E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.

E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.

Kathleen O’Meara

La poesia ai tempi del coronavirusultima modifica: 2020-03-19T20:12:29+01:00da VIOLA_DIMARZO

2 pensieri riguardo “La poesia ai tempi del coronavirus”

  1. Raramente ho dormito cosi profondamente come in questi giorni.Deve essere il silenzio intorno rotto solo dall’ululare delle ambulanze. La vicinanza del morbo e delle sue estreme conseguenze mi fa buon gioco e mi fa tornare giovane. Non guariremo dalle malattie del vivere moderno, nelle situazioni di emergenza si rimane quello che si e’ salvo indossare maschere o costumi per poi dismetterli a pericolo sepolto. Bentrovata

  2. Le persone non cambiano, sono d’accordo, tuttavia credo che saremo tutti portatori di una consapevolezza nuova. Sarebbe bello se la si trasmettesse alle generazioni a venire, ma temo che la consapevolezza di cui sopra morirà con noi. Com’è successo con le guerre vissute dai nostri nonni: loro avevano imparato la lezione, noi che da quelli discendiamo no. Sogni d’oro.

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