Non si salverà nessuno*

Il processo originale di Galileo Galilei pubblicato per la prima volta” di Domenico Berti – Liber Liber

“Oggi i giovani si sentono dei perdenti se delimitano la loro vita privata. Fin dall’infanzia viene insegnato loro a vedere sé stessi come un’azienda, un marchio da sviluppare in ogni ora del giorno. «Nessuno mi offrirà un lavoro», mi disse un giorno un laureato, «finché non avrò scoperto il mio vero io». I giovani raddoppiano così gli sforzi per scoprire le passioni che i futuri datori di lavoro potrebbero apprezzare e per individuare quel fantomatico sé autentico che le persone in posizione di potere sostengono essere dentro di loro. La loro ricerca non conosce confini e non rispetta limiti. E naturalmente si svolge nel regno digitale, dove il capitale cloud spadroneggia. Prima di postare un tweet, caricare un video, rivedere un film, condividere una fotografia o un messaggio in chat, devono pensare ai futuri capi che la loro scelta compiacerà o deluderà […] Cominciano con un’idea geniale per un’App sensazionale, cercano di attirare l’attenzione di un investitore che fornisca il denaro di partenza e, se hanno successo, finiscono per sfiancarsi di lavoro, per una miseria, nella speranza che qualche cloudalista, alla fine, compri la loro App a suon di miliardi – a quel punto saranno liberi […]

Non serve essere un critico radicale della società per vedere che il diritto a un tempo in cui non si è in vendita è praticamente scomparso. L’ironia è che l’individuo liberale non è stato ucciso dalle camicie brune naziste o dalle guardie staliniane. È stato ucciso quando una nuova forma di capitale ha iniziato a istruire i giovani a fare le cose più liberali: seguire le passioni ed essere creativi! Accumulare like, amici e follower come prova del successo. E perché no, a monetizzare questo successo su YouTube, TikTok, Instagram. Thomas Jefferson condannava i timidi perché preferivano «la calma del dispotismo al mare tempestoso della libertà». Oggi, il capitale cloud guida un nuovo dispotismo che spinge i giovani verso una timidezza iperenergetica funzionale all’accumulo di capitale cloud nelle mani di pochi. Perciò concludo il mio libro Tecnofeudalesimo con un appello per un’audacia che rimpiazzi la nostra timidezza comandata dall’Intelligenza artificiale: Servi della gleba, proletari e vassalli del cloud di tutto il mondo, unitevi! Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene mentali!”

Yanis Varoufakis

*Il titolo del post è mio. Varoufakis non ha avuto abbastanza fegato da esplicitare il sotteso. Del resto, chi mette nero su bianco per professione, e di quella professione campa, preferisce traghettare il lettore verso la speranza. Tanto, per fittizia che sia, saprà essere rassicurante quanto basta da non inficiare l’onanismo ottimista.

foto: Joseph Nicolas Robert-Fleury, Galileo di fronte al Sant’Uffizio

Intelligenti artificiali

Intelligenza artificiale: è peggio la stupidità umana | Vanity Fair Italia

A me che vivo con un piede nel passato – no amazon no deliveroo no videogiochi – e guido una macchina spartana che più spartana non si può, agli entusiasti dell’intelligenza artificiale chiedo: com’è stato possibile che un manipolo di assassini sanguinari equipaggiati alla bell’e meglio abbia potuto fare tabula rasa indisturbatamente? A voi che vi presumete intelligenti perché vivete in una bolla tecnologica che vi sollazza facendovi credere che non siete soli, ma della quale ignorate che giorno dopo giorno vi azzera come individui,  a voi che la realtà la guardate facendo video, ora non chiedo ma dico: fate una passeggiata in campagna o per boschi, provate a parlare con gli alberi e con gli animali, scomodate il culo dalla poltrona e comprate nei negozi fisici, e magari tornando a casa prima di cena prendetela al volo una pizza. Oppure scavatevi la fossa, perché io avrò un piede nel passato ma voi ce l’avete nella follia.

In nome dell’usa e getta

Role Model: How Paloma Elsesser Is Changing Fashion for the Better | Vogue

La moda, notoriamente ciclica, riporta in auge una stagione via l’altra quello che, pochi mesi prima, ci faceva rabbrividire non appena aprivamo un armadio rimasto incautamente pieno. Il settore più effimero del mondo si comporta allo stesso modo con le modelle: dovendo pure lui genuflettersi al politicamente corretto, che in questo caso però ha ragion d’essere, negli ultimi quattro anni ha mandato in passerella e in copertina le modelle plus size, dopo che da più parti si alzavano cori sdegnati in direzioni di quegli ideali di bellezza irraggiungibili (uno per tutti la taglia 38), preclusi a gran parte della popolazione di sesso femminile. Ora però l’entusiasmo di seconda mano per le plus size va ridimensionandosi e Paloma Elsesser (foto), una tra le modelle più quotate del momento, si è detta pronta a farsene una ragione perché la sua parte l’ha fatta. Peccato sia tutto vano: il fashion business è ossessionato dalla perfezione, e l’intelligenza artificiale gli sta già dando una mano creando modelle virtuali. Avanti così, autoeliminiamoci, per il solo gusto di proporci per quello che non siamo.