Godard, o del suicidio per privilegiati

È morto Jean-Luc Godard - Ciak Magazine

Il cinema d’autore e quello d’essai, ma pure quello meno impegnato che tuttavia con le pacchiane e spesso inconcludenti mega produzioni hollywoodiane non c’entra niente, gli deve molto, tant’è che lo annovera tra i maestri. Eppure arriva un momento in cui il prestigio, la fama, l’autorevolezza non contano più, e così Jean Luc Godard, a 91 anni suonati, stanco della vita, ha deciso di farla finita ricorrendo al suicidio assistito in Svizzera. Ora, che si ponga fine alla propria esistenza prima che sia il destino a farlo è un diritto sacrosanto di tutti, ed esula dalla ragioni che lo determinano. Ma mi chiedo: che differenza c’è tra un disgraziato che deve trovare da solo il modo di suicidarsi e un privilegiato come Godard? Tutta la differenza del mondo, ovviamente. Perché non è vero che davanti alla morte siamo tutti uguali. Lo diventiamo al momento del trapasso. Amen.

Mario può morire. Primo sì in Italia per il suicidio assistito

Suicidio assistito, primo storico sì in Italia: la sentenza

C’è di che essere fieri. Finalmente l’Italia può scrivere una pagina edificante del suo cammino verso il rispetto dell’altro, quando l’altro è, come nel caso di Mario, un malato tetraplegico da undici anni, senza più speranze. Il Comitato etico dell’azienda sanitaria di riferimento, la Asur Marche, ha deciso che nel suo caso ci sono le condizioni per accedere al farmaco letale; a darne l’annuncio l’Associazione Coscioni che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso di Dj Fabo, si è battuta affinché nel rispetto delle condizioni indicate dalla Consulta, si potesse estendere all’Italia il suicidio assistito.

Mario, 43 anni, ha detto in un video: “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni. (…) Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni e condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati”.

E adesso niente speculazioni d’ordine etico morale religioso. Solo rispetto per un uomo che ha deciso di abbandonare la nequizia di un destino tanto crudele.