Il cinema d’autore e quello d’essai, ma pure quello meno impegnato che tuttavia con le pacchiane e spesso inconcludenti mega produzioni hollywoodiane non c’entra niente, gli deve molto, tant’è che lo annovera tra i maestri. Eppure arriva un momento in cui il prestigio, la fama, l’autorevolezza non contano più, e così Jean Luc Godard, a 91 anni suonati, stanco della vita, ha deciso di farla finita ricorrendo al suicidio assistito in Svizzera. Ora, che si ponga fine alla propria esistenza prima che sia il destino a farlo è un diritto sacrosanto di tutti, ed esula dalla ragioni che lo determinano. Ma mi chiedo: che differenza c’è tra un disgraziato che deve trovare da solo il modo di suicidarsi e un privilegiato come Godard? Tutta la differenza del mondo, ovviamente. Perché non è vero che davanti alla morte siamo tutti uguali. Lo diventiamo al momento del trapasso. Amen.