1. Per le fredde strade di Milano un ragazzo rivolge a tutti i passanti un sonoro: «Buongiorno!». La gente, di fretta, lo ignora, finché a un tale, che gli chiede perché lo abbia salutato dato che non si conoscono, dice: «Per dirle veramente buongiorno». Per tutta risposta l’altro lo manda a quel paese. È una scena di Miracolo a Milano, bellissimo film di Vittorio De Sica del 1951. Tra il buongiorno del ragazzo e il vaffa del passante c’è il nostro Paese, esteriore e interiore: rendere agli altri la vita migliore o peggiore, con la nostra presenza.

    Privandoci delle cose superflue a cui ci aggrappavamo come fossero necessarie, la pandemia ci sta mostrando ciò che definisce il valore di una vita: la somma di amore che sa ricevere e dare. Possiamo fare a meno del calcio ma non delle madri, possiamo fare a meno delle cene fuori ma non degli infermieri, possiamo fare a meno delle aule ma non degli insegnanti…
    È necessario chi fa spazio dentro di sé all’altro e gli permette di esistere un po’ di più: con un buongiorno, una telefonata, un «come stai» sincero (che significa dire, dopo aver ascoltato la risposta: «Raccontami perché»).

    Come fare ad avere, per persone e situazioni, questa apertura che libera le energie creative imprigionate dall’indifferenza, dall’abitudine o dalla tristezza?

    Un abbraccio e buona serata! ^____^