Recensione “I Malavoglia”- Giovanni Verga

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Chi non storceva il naso davanti alla lezione di letteratura dove si leggevano i passi di libri considerati vecchi e obsoleti? Chi più, chi meno, tutti nel tempo abbiamo snobbato molt
i dei più grandi capolavori della nostra cultura letteraria.
Essendo nella mia fase di “riscoperta” dei classici ho voluto recuperare la mia scarsa conoscenza de “I Malavoglia” di Giovanni Verga… e me ne sono innamorata.
Non ricordavo bene la trama, ma sapevo che avrei avuto a che fare con un racconto di gente semplice che arrancava nella miseria. Così è, infatti.

La storia narra i tentativi di una famiglia siciliana di spezzare la catena della fame e del duro lavoro attraverso nuovi espedienti lavorativi. Padron ‘Ntoni, capostipite della famiglia che tutti conoscono con la “‘ngiuria”, il sopranome, Malavoglia, vede partire a malincuore il nipote più grande, chiamato anche lui ‘Ntoni, per la leva militare: un fatto catastrofico, che toglie braccia al lavoro in mare.

Per me io voglio morire dove son nato […] Ringrazia Dio piuttosto, che t’ha fatto nascer qui; e guardati dall’andare a morire lontano dai sassi che ti conoscono.”
(pardon ‘Ntoni)

Per questo decide di compare dei lupini a credito, dall’usuraio/benefattore del paese, zio Crocifisso che non perde l’occasione di rifilare al vecchio una merce già infiacchita ad un prezzo che gli deve essere restituito con gli interessi.
Il tentativo di cambiare la propria condizione viene brutalmente fermato dall’incidente della piccola imbarcazione di famiglia, “la Provvidenza“, che ha solo il nome di propizio: infatti affonda con i lupini e il figlio di ‘Ntoni, Sebastiano. Da questo momento in poi ogni tentativo di rifarsi, di pagare i debiti, di ripristinare la vecchia condizione si scontra con una barriera eretta da un destino beffardo e capriccioso: il giovane ‘Ntoni si rivela uno sfaticato una volta ritornato dalla leva militare, la nipote Mena vede sacrificare la sua dote e i suoi sogni di matrimonio per il bene della famiglia e gli altri sono vittime a loro volta di un fato poco benigno. Un velo nero e consistente sembra cadere su questa famiglia di pescatori che assiste inerme ad un imperativo costante: non tentare di cambiare la propria sorte.


Alla fine della lettura la mia memoria ha dovuto ripescare il pensiero di Verga che si riassume nel “Ciclo dei vinti“: una serie di storie con una teoria comune, ossia che nessuno può ambire a qualcosa a cui non è destinato, guai a cambiare la propria sorte o solo tentare!
Ovviamente non condivido questo pensiero e anzi ho letto dei protagonisti di questa storia con molta partecipazione: l’autore li descrive nella loro quotidianità che potrebbe essere la nostra e quasi a malincuore leggevo sperando che almeno per Mena innamorata, o per Luca, il secondogenito di Sebastiano, ci fosse sorte diversa.


“I Malavoglia” non è il classico polpettone che mi ero aspettata, ma anzi è una storia che scorre leggera anche attraverso termini più dialettali, più vicini al siciliano dell’ottocento che non all’italiano degli anni duemila, eppure regala emozioni e riflessioni. Come quella che a scuola dovrebbero farci amare questi capolavori e non disprezzare attraverso letture veloci e senza senso.
Infine, lo consiglio caldamente a chi come me è alla scoperta dei grandi classici, ma invito tutti a soffermarsi su queste storie che risultano più che mai attuali.

Recensione “I Malavoglia”- Giovanni Vergaultima modifica: 2018-05-01T17:08:03+02:00da tersicone0