“Pet Sematary” di Stephen King

Esiste un’alternativa alla morte?


Molti ignorano come la paura nasconda in sé qualcosa di seducente che ti porta sul baratro della follia senza lasciarti mai cadere. Anche la morte viene vista solo come il male peggiore, una sentenza senza appello a cui l’uomo di ogni epoca deve fare i conti.

Sono in molti a credere che sia solo l’ignoto a generare paura nei cuori delle persone, che basta esorcizzare la Signora Nera per tenerle testa. Ma non è così. A volte si ha più paura di ciò che si conosce, delle conseguenze delle proprie azioni, di ciò che ha una logica per tutti tranne che per il cuore. E quando la paura incontra il sovrannaturale allora la faccenda si complica, perché ci sono forze ed entità nell’universo che l’uomo non conosce o che volutamente ignora.

“Probabilmente sbaglia chi crede che vi sia
un limite all’orrore che la mente umana può sperimentare.”

Louis Creed ancora non sa nulla della paura quando si trasferisce con la moglie Rachel, i figli Eileen e Gage e il gatto Church nella piccola città di Ludlow, nel Maine, accettando il posto di medico universitario. La sua è una vita normale, a tratti imperfetta ma con sprazzi di quotidiana felicità, che trova la sua completezza approfondendo l’amicizia del vicino di casa Jud.

"Pet sematary" di Stephen King

“Pet sematary” di Stephen King

Ecco come il lettore conosce i protagonisti di “Pet Sematary” di Stephen King, un libro del 1983 di cui recentemente è stato riproposto un remake del vecchio film.

Sembrerebbe una vita comune quella di questo dottore americano. Ma non lo è. Si delinea man mano, infatti, un disegno malefico in cui a lui spetta la parte la parte principale.
Tutto inizia con il cimitero degli animali dove l’anziano amico Jud conduce la famiglia Creed: un posto dove i bambini seppelliscono i loro amici animali quando per loro non c’è più niente da fare. Ma se quelle tombe sembrano essere il punto di partenza non è, però, anche la fine. Perché cose più antiche e malvagie si annidano in quella parte del Maine e affondano le loro radici nelle tradizioni dei popoli indigeni come quelle degli indiani Micmac.
Lo scoprirà ben preso lo stesso Louis quando dovrà fare i conti con la possibilità che ci sia un’alternativa alla morte, quando la debolezza del cuore rifiuterà che qualcuno abbia potuto togliergli qualcosa di caro. E allora la realtà danza vicino al sovrannaturale in una spirale senza fine che chiamerà a sé Louis come il canto delle sirene facendolo deviare dalla strada già tracciata.

“È come tante altre cose della vita, Ellie. Segui la retta via, e
tutto va bene. Esci di pista, e se non sei più che fortunata
prima che te ne renda conto ti sei già persa”

Stephen King non ci racconta la storia parlando di cose tangibili, di mostri di cui tutte le culture sono impregnate e che generazioni di padri hanno trasmesso ai figli, affinché rimanga viva quell’antico terrore.
Il potere che affida alle sue parole è di diverso tipo. Il suo talento è stato quello di infilare una mano nell’anima del lettore per mostrargli le sue debolezze, non altro che il vero perno attorno a cui ruota la paura. Se l’uomo fosse al di sopra delle emozioni, dei sentimenti, delle sensazioni forse non esisterebbe la paura, perché non troverebbe appigli.
L’anima, però, è fatta di strati creati da ciò che ci fa battere il cuore, sia in positivo sia in negativo. E allora tutto cambia. Persino le certezze che hanno forti radici possono essere sradicate. Tutto viene messo in discussione, persino la morte.
E l’uomo si ritrova davanti all’evidenza che non c’è niente di peggiore che morire… o  forse no?

“Non è mai troppo presto per amare” di Eugenio Nascimbeni

Amore e il tempo come amanti e nemici

I ricordi hanno il potere di farci rivivere profumi, sensazioni e sapori persi nelle pieghe del passato. Una sorta di macchina del tempo carica di nostalgia per ciò che non potremo avere più, ma che ci riscalda il cuore quando ci lasciamo travolgere dalla memoria.

"Non è mai troppo presto per amare" di Eugenio Nascimbeni

“Non è mai troppo presto per amare” di Eugenio Nascimbeni

Ed è la memoria il filo conduttore del romanzo di Eugenio Nascimbeni,Non è mai troppo presto per amare“, edito per Amarganta Editore.

E’ Fabio, il protagonista, a raccontarci l’estate dei suoi dodici anni quando scoprì come il suo mondo milanese fatto di calcio, amici e ghiaccioli, poteva essere incompleto senza l’amore, proprio lui che a certe cose non ci pensava proprio.

Per me esistevano solo i maschi, con
cui giocare a pallone o con
le cerbottane, compagni di avventura in bicicletta.
Le sole femminucce che frequentavo erano
le compagne di scuola e nessuna di loro mi aveva mai fatto battere il cuore, macché
!”

Ma l’amore è un grande tiranno che s’impone quando è giunto il momento, senza preoccuparsi se crediamo di essere pronti o meno.

“Per l’amore non è mai troppo presto, né troppo tardi.”

Assieme a Fabio anche noi facciamo un salto nel passato e si ha quasi la sensazione di poter sentire la musica che i jukebok diffondevano nei bar, di poter rivivere la felicità di collezionare figurine di calciatori famose o esultare se si para il gol nella sfida di quartiere. Sono emozioni semplici, quasi banali per chi non le vive di persona, ma che rappresentano quel bagaglio di emozioni che ci hanno reso quelli che siamo oggi.
Un mondo che da adulti quasi dimentichiamo, pur avendolo vissuto intensamente, perché

“… da ragazzi ci si sente forti, sicuri, invincibili,
e i cieli della vita non sono mai solcati dalle nuvole.

Quell’estate, però, durante le vacanze nella campagna di Pesaro, Fabio capì che l’amore “move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII). Un sentimento puro, innocente che a tutti ha fatto battere il cuore, vuoi per la gioia, vuoi per le pene inflitte e che nel suo caso portava il nome di Lea. Un turbinio di emozioni sconosciute che caratterizzeranno la sua esistenza tanto a portarlo proprio a quel momento dove tutto cambiò.
E allora si capisce che la memoria va coltivata come fosse un raro fiore dai petali preziosi perché indietro non si può tornare che con essa.

E’ un romanzo pieno di emozioni, che pulsa di ricordi che, come cartoline, ci rammentano l’adolescenza spensierata di chi sa di avere tutta la vita davanti. La voce di Fabio ha il potere di dipingere il passato dolce e melanconico, perché purtroppo nulla dura per sempre e l’uomo non può dirigere i propri passi verso una sorte diversa. Lo sa bene il protagonista quando dice: “Ah, se solo esistesse il modo per far tornare indietro le lancette del tempo!”
Noi non abbiamo questo potere, ma Eugenio Nascimbeni, con la sua scrittura fluida di chi ha fatto incetta di ricordi, sì e ci ha regalato questo romanzo dal sapore dolce-amaro delle cose belle e perdute.