“La bisbetica domata” di William Shakespeare

“Abbassate allora la cresta, non c’è scopo, e mettete le mani sotto il piede dello sposo”.


Caterina è la maggiore delle figlie di Battista Minola, ricco cittadino di Padova. Bella, intelligente e con molte virtù è, tuttavia, una vera bisbetica: un carattere scontroso, sempre pronta a ribellarsi anche alla volontà paterna di ammogliarla prima di sua sorella Bianca. Caterina, però, non demorde e fa scappare i pretendenti che, pure, sono attratti dalla sua dote.

Non Petruccio, però, un gentiluomo di Verona che non si lascia abbattere e impaurire dal difficile estro della ragazza. Anzi, fin dall’inizio del corteggiamento, e anche dopo il matrimonio, riesce a tenerle testa facendo leva su un gioco dei contrari, e una serie di privazioni, che confonde e stupisce la bella bisbetica.

"La bisbetica domata" di William Shakespeare

“La bisbetica domata” di William Shakespeare

La bisbetica domata” è una commedia in cinque atti divetente, spiritosa, fatta di equivoci e travestimenti come è uso sempre fare William Shakespeare. Così, mentre la bisbetica viene domata, il lettore segue anche contemporaneamente i tentativi di Gremio, Ortensio e Lucenzio di entrare nelle grazie di Bianca, secondogenita di Battista.

L’opera è stata composta fra il 1591 e il 1593 circa e pone l’accento sulla condizione femminile nel periodo in cui viveva l’autore. Oggi il fatto che un padre ceda le figlie come fossero merci farebbe inorridire, come del resto anche l’ideale di un matrimonio combinato. La mia amata bisbetica, ahimé, non cambia per amore o perché riconosce i suoi sbagli, ma solo perché ripagata del suo stesso brutto carattere e messa davanti a una vita fatta di privazioni. Lei, alla fine, cede davanti a quelle prove cui la sottopone Petruccio, suo marito, per domarla: l’immagine che ne viene fuori è che la donna, Caterina in questo caso ma il discorso si estende anche a tutto il genere, si domabile solo in virtù di ricchezze e agi.

“Ecco come uccidere una moglie con le gentilezze, così spezzerò il suo umor pazzo e caparbio”

(Petruccio, Atto IV, scena II)

Non si può che leggere l’opera cercando di calarsi nel periodo storico, senza farsi palladini dei diritti della donna. Non sarebbe questo il contesto adatto per contestare usi e costumi di un’epoca lontana dalla nostra.

Locandina de "La bisbetica domata" del regista Franco Zeffirelli del 1967

Locandina de “La bisbetica domata” del regista Franco Zeffirelli del 1967

Segnalo anche il film di Franco Zeffirelli del 1967 con la bella e brava Elisabeth Taylor e Richard Burton nei panni dei protagonisti.

La cara e simpatica bisbetica è, tutto sommato, una donna forse capricciosa che vuole essere guidata, anche se appare così selvaggia. È sicuramente un’opera che cattura il lettore, che gli strappa un sorriso e che conferma la bravura del grande Shakespeare, pronto, ogniqualvolta, a mostrarci le debolezze e la bramosia dell’animo umano.