Amore e il tempo come amanti e nemici
I ricordi hanno il potere di farci rivivere profumi, sensazioni e sapori persi nelle pieghe del passato. Una sorta di macchina del tempo carica di nostalgia per ciò che non potremo avere più, ma che ci riscalda il cuore quando ci lasciamo travolgere dalla memoria.
Ed è la memoria il filo conduttore del romanzo di Eugenio Nascimbeni, “Non è mai troppo presto per amare“, edito per Amarganta Editore.
E’ Fabio, il protagonista, a raccontarci l’estate dei suoi dodici anni quando scoprì come il suo mondo milanese fatto di calcio, amici e ghiaccioli, poteva essere incompleto senza l’amore, proprio lui che a certe cose non ci pensava proprio.
“Per me esistevano solo i maschi, con
cui giocare a pallone o con
le cerbottane, compagni di avventura in bicicletta.
Le sole femminucce che frequentavo erano
le compagne di scuola e nessuna di loro mi aveva mai fatto battere il cuore, macché!”
Ma l’amore è un grande tiranno che s’impone quando è giunto il momento, senza preoccuparsi se crediamo di essere pronti o meno.
“Per l’amore non è mai troppo presto, né troppo tardi.”
Assieme a Fabio anche noi facciamo un salto nel passato e si ha quasi la sensazione di poter sentire la musica che i jukebok diffondevano nei bar, di poter rivivere la felicità di collezionare figurine di calciatori famose o esultare se si para il gol nella sfida di quartiere. Sono emozioni semplici, quasi banali per chi non le vive di persona, ma che rappresentano quel bagaglio di emozioni che ci hanno reso quelli che siamo oggi.
Un mondo che da adulti quasi dimentichiamo, pur avendolo vissuto intensamente, perché
“… da ragazzi ci si sente forti, sicuri, invincibili,
e i cieli della vita non sono mai solcati dalle nuvole.“
Quell’estate, però, durante le vacanze nella campagna di Pesaro, Fabio capì che l’amore “move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII). Un sentimento puro, innocente che a tutti ha fatto battere il cuore, vuoi per la gioia, vuoi per le pene inflitte e che nel suo caso portava il nome di Lea. Un turbinio di emozioni sconosciute che caratterizzeranno la sua esistenza tanto a portarlo proprio a quel momento dove tutto cambiò.
E allora si capisce che la memoria va coltivata come fosse un raro fiore dai petali preziosi perché indietro non si può tornare che con essa.