UNA RAGAZZA. UNA PALUDE. E UNA VITA DI SOLITUDINE E SCOPERTA.
UN OMICIDIO E I PREGIUDIZI DI UNA COMUNITA’
Kya ha sei anni quando sua madre scappa di casa, lasciando un marito violento e cinque figli a se stessi. Un abbandono che segnerà la sua giovane vita vissuta in un ambiente dai più ritenuto inospitale: la palude.
“LA RAGAZZA DELLA PALUDE” di Delia Owen, edito dalla Casa Editrice Solferino, racconta lo straordinario riscatto di una ragazza emarginata e abbandonata.
Kya, infatti, vive in una sorta di simbiosi con la palude che lei vede con occhi diversi e che la porta a conoscere le creature faunistiche e floreali uniche nel loro genere. Una passione che le farà conoscere Tate, una figura-guida molto importante nella sua vita.
Un micromondo quello di Kya Clark lontano da una società, quella di Barkley Cove, che si lascia alle spalle il secondo conflitto mondiale e si protende verso il boom economico.
Ma è anche una comunità che, sconvolta, ritrova un giorno il cadavere di Chase Andrews, figlio perfetto e amico di tutti.
Ma cosa c’entra Kya con la sua morte? Quali fili uniscono la sua storia fatta di solitudine con quella del giovane ucciso che invece brillava di luce propria?
“La ragazza della palude” è uno di quei lavori che ti catturano piano piano, ti guidano verso mondi lontani dal tuo per mostrarti l’altra faccia della vita, quella fatta di emarginati come la protagonista o come discriminati, come Jumpin e sua moglie Marbel.
Una vita solitaria, quella di Kya, respinta da tutti nonostante in lei cresca prepotente quel bisogno umano che abbiamo tutti di essere amati ed essere circondati dai nostri simili.
Un’esistenza solitaria non voluta bensì solo accettata, contro i pregiudizi e le cattiverie.
“Quanto si è disposti a dare per combattere la solitudine?”
Quello di Delia Owens è un lavoro che esplora l’animo umano un po’ come Kya fa con la sua palude. Emerge la figura di una ragazza fragile, attenta e sola; una creatura che accetta le briciole di un’attenzione collettiva che la società le nega perché diversa, perché strana. Appare quasi scontato questo clima di diffidenza se si pensa al contesto storico del libro. Negli anni ’60 del secolo scorso anche solo il colore della pelle era motivo di discriminazione.
Questo romanzo, però, racchiude molto di più di quello che in apparenza ci mostra. Emerge una realtà dolce e malinconica, inframmezzata dalla poesia che Kya stessa compone.
Allo stesso tempo, però, si snoda una storia fatta da diverse verità nascoste oltre la vegetazione di un palude.
Ma sopratutto dietro ai segreti di un cuore che ha conosciuto anche il dolore.