Nella mia tasca la bussola devasta la certezza:
una porta che sbatte,
un grido acceso,
un bacio appassito.
vagabondaggio.
Vado,
scopro che l’amore è uno strano pianeta
che vaga libero
sotto i salici piangenti;
o meglio
è una luce nella nebbia: mi culla, si incaglia…
Senza carta
l’atmosfera si scioglie – minuto dopo minuto,
la corrente sotto il ponte porta via i contorni
ei pesci.
Mi lascio trasportare dal torrente,
tendo le braccia,
e invento un salvagente di schiuma,
ignoro i canti delle sirene –
mi preparo e salto
in quegli occhi sinuosi pieni di affluenti.
Quasi come un pezzo di universo
nel firmamento arterioso,
ciò che non ha nome:
metto le mie iniziali – illeggibili –
nell’oceano che mi chiama senza nominarmi.
Oggi abdico alla mia esistenza mortale,
Non è una convinzione suicida
è germogliare:
essere di nuovo! Restituzione!
Camminare a piedi nudi attraverso la vita
sentendo la sua lacrima terrena.