Come puoi condurre un’esistenza onesta, quando la prima forma di violenza, la fai su te stesso, con quella impudenza di cui devi nutrirti, per ottemperare allo scopo?

Quando la si mette sul divino, io mi accomodo su quel divano, posto all’angolo di giudizi, che di spessore, hanno solo il fetore che emana la paura di non essere nessuno.
E mi gela ogni volta, scoprire quanto è profondo lo spazio che distanzia le mie paure dalla necessità di dover piacere o di far capire; Perchè si palesa il miracolo della comprensione, quando l’incompreso viene accolto da chi non ha perso l’innocenza di voler crescere, oltre quella misura d’uomo, che non ti fa raggiungere i tuoi sogni …

Cinico( s.m. ):Mascalzone che, a causa di un difetto della vista, vede le cose come realmente sono e non come dovrebbero essere.Di qui l’abitudine diffusa fra gli Sciti di strappare gli occhi al cinico per migliorarne la visione.( Dal: Dizionario del Diavolo – Ambrose Bierce)

Figlio di nessuna ideologia masticata a dovere, quelle che ti lasciano un buon sapore, quando puoi sputarle in faccia all’occasione giusta.
Un’intuizione precoce: 
Raramente ho impersonato quel colpo di scena, che mi avrebbe aiutato a improvvisare toni favorevoli alle circostanze.
Arrivo sempre a fatto compiuto, e quanto mi pesa sentire quella voce che cerca il mio aiuto, con i forse e i non avresti dovuto.
Ma se quella è la mia naturalezza, perché ora sono qui a cercare prove della mia interezza!?
Perchè c’è un qualcosa che non dice, ma si sente, nelle vibrazioni della mia voce: 
E’ grave quel tono, come le circostanze, imperniate a quella corona che ti mise tuo padre, quella che vuoi nascondere, ma non con il bicchiere, come fece lui.
Tu odi te stesso e ti misuri ancora oggi, con quella tacca che ha segnato la tua vita, quando hai smesso di crescere.
E ti ho visto piangere, quando lui diventò quel vuoto a perdere, come la bottiglia che aveva abbandonato da tempo, mentre continuavi a stringere il rancore, insieme alle sue ceneri.
E ti ho visto sorridere, per quei percorsi simili della nostra adolescenza, strade diverse, ma la stessa paura nel vedere quelle divise, che obbligavano a svuotare le tasche, e ci raccontammo quello che non avremmo mai detto a loro … 
Con entrambi un padre da digerire e un luogo di lavoro da spartire, dove cominciasti a prendere nuovamente le misure, e soppesasti i frutti di un’esperienza più matura, che ero pronto a dividere senza un motivo, perchè ancora non sapevo, cosa o chi in realtà nutrivo …

Figli di nessuno, ma io so chi sono …

” … Giorni migliori,
arriveranno
lascio parlare tutti quelli che non sanno …
Giorni più duri, io non mi spezzo
la mia bellezza nasce dal vostro disprezzo …”

Fabrizio Moro –

Non puoi punire chi non si è mai perdonato, lo sto già facendo e sono più bravo, perché ho insegnato agli altri come farmi del male ed io, l’ho appreso due volte …

Ho solamente una fede, nata dalla comunione che ho fatto con l’anima, quella notte … 
L’avevo tra le labbra, come un’ostia e le mie dita suggellarono quel patto, su questi tasti, unica verità che riesco a toccare, ancora oggi.
Macchiata d’un peccato che non aveva commesso, fu come scoprire che Dio esiste, ma è qualcosa dentro me stesso.
E compie quel miracolo notturno, che mi allontana dal glorificare l’inanimato e pregare per vite spente, dall’inganno di uomini, inchiodati su altari d’Ebano, che mi additano, al destino su cui genuflettermi. 

 
Hineni e in piedi, nemmeno una ruga del viso, stesa per pietà, farà comparsa sul proscenio di un patibolo, che appenderà al collo di qualunque Dio, il monito, di non reclamare mai, la mia devozione …