Espiare?

Questa stanza, la mia stanza, quella che porto ovunque io possa legarmi a quei sensi che illuminano la notte …
Nessuna eredità lasceranno queste mura e poche cose resteranno, come quelle quattro che porti quando sai di essere solo di passaggio e in alcuni casi, porto solo ciò che ho nelle tasche.
Tengo ai miei sogni … e li tengo sotto al cuscino, come una revolver carica, per togliermi da questa realtà senza macchiarmi d’un peccato funesto e tenere pulita la coscienza di chi mi ha espulso vivo.
Occhio non vede, cuore non duole.
Sarà dunque in ciò che vedo e dopo scrivo!?
Come note a piede che ritmano la cadenza delle mie suole, mentre mi allontano dal guardare ciò che indicate e nel girare le spalle, sento quel qualcosa di giusto che mi accompagna ad ogni passo, ma che mi lascia segni nell’anima, come un rasoio in direzione sbagliata e curo ferite che posso vedere solo in quel riflesso, quando le lacrime scorrevano sul viso glabro, chiedendo perdono per errori sottratti agli insegnamenti.
Ma nessuna emostatica attenuante mi blocca, nemmeno in quel laccio, quando poco più che ventenne, imparai a toglierlo con la bocca, dal braccio, teso verso un futuro che mi vide riaprire gli occhi in un pronto soccorso, anni dopo.
Mi dissero che fu un miracolo …
Ma nessun passo dei vangeli mi ha mai avvicinato a Dio, tutt’altro e forse, se cercaste un antico testamento, su chi fosse stato il primo misogino, sbirciateli …
Perché racconto i cazzi miei !?
Perché devo dimostrarmi che la verità non paga a questo mondo, è una scelta fatta da altri, in saldo, sullo scaffale del mercato più vicino alle nostre esigenze.

Scagliarsi contro la massa?!: “Guarda le recensioni, cosa dicono gli altri?”
E attonito guardi cadere in rete, menti agonizzanti, su recensioni che stellano l’incapacità di scelte semplici, che ti tolgano dal dubbio d’essere un coglione.
Diritto che non si vuol sottrarre a nessuno, sia chiaro! E’ la massa, la questione.

Ma che cazzo, ho ancora le mani segnate dalla giornata e porto l’odore delle macchine utensili e sono qui a farmi queste pippe, il coglione son io lo so, ma so anche il motivo …
Quindi, nell’attesa di una schiumante pulizia corporea, ne faccio una spirituale che ha buona assonanza con coglione e via, mi tiro su un cannone 😉

Per i benpensanti dal palato a doppio malto:
Se credete di avere occhi per il bello, non li avete per vedere la fine che ci circonda ….

Tolleranze: – 0,01 / 0 / + 0,01

Nero, come china:
Cadono gocce di pensiero, dalla radice di una piuma:
Tre dita sopra un foglio bianco e un polso fermo su ciò che ho paura di leggere.       
E parto sempre da un angolo, popolando uno spazio vuoto, con un ventre fecondo al dubbio e dita fertili, a mostrare le mie carenze …
Cinque punte, come foglie che non mentono le loro esigenze. 
Nessun Autunno prematuro a farle cadere su questi tasti, di un’altra forma è la cresima sulla mia fronte che illumina la fede delle mie dita:
Ma se nemmeno a Natale mi sento più buono, sarà perché son troppo buono di mio?

E non è questione di esperienza, il non addobbarmi con Palle natalizie, per nascondere una reticenza che fa il giro del mondo e slitta, perdendo contatto con la realtà che stai vivendo.
E mi sento stucchevole ad inserirmi nelle crepe di una società che ai miei occhi, si sta sgretolando, sotto arcobaleni che non hanno mai visto la tempesta. 
Ma ci sono imprevisti nella vita, che ti schiariscono le idee, riuscendo a dare un senso alla tua infanzia e dove prima vedevi l’esigenza d’incanalare la fantasia di un bambino, ora riesco a vedere i danni che i BarbaPapà hanno seminato nella mia generazione.
E se quel BarbaTrucco è la possibilità di trasformarsi in ciò che si vuole, restate di stucco, perché ci sono anch’io nella competizione istrionica.

Effetti digitali, affetti madrigali: 
Epigrammetti generazionali diffondono ubiquitarie condanne più dei virus progettati dall’uomo … 
Oggi, una manciata di pixel uccide più menti delle fedi religiose.
Oh Google … liberaci dallo spam quotidiano.

E un sincero augurio a tutti noi, di una nuova coscienza.

“Ma noi siamo talmente toccati
Da chi sta soffrendo
Ci fa orrore la fame, la guerra
Le ingiustizie del mondo
Come è bello occuparsi dei dolori
Di tanta, tanta gente
Dal momento che in fondo
Non ce ne frega niente
Il tutto è falso
Il falso è tutto …”

Gaber – Il tutto è falso.