Inflazione contro banche centrali: il duello è più difficile che mai

L’economia globale rischia di ritrovarsi seriamente all’interno di una tempesta perfetta nei prossimi mesi.
Da un lato c’è l’inflazione che continua a correre senza sosta, alimentata dall’incremento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Dall’altro ci sono le banche centrali, che devono intervenire sui tassi di interesse, senza però compromettere il ritorno della ripresa economica.

La FED sembra ormai prossima ad effettuare la prima stretta monetaria dopo diversi anni. Chi adotta tecniche di scalping 5 minuti ha visto cosa succede al dollaro in prossimità dei meeting della banca centrale americana.

Il grave problema dell’inflazione

Tuttavia, gli sforzi degli istituti centrali potrebbero non essere sufficienti a garantire nel breve-medio l’effetto sperato. Potrebbero cioè non bastare a disinnescare l’inflazione. In più, ribadiamo che le mosse di politica monetaria dovranno essere tali da non soffocare la ripresa economica.
In sostanza le banche centrali si trovano di fronte ad un bel dilemma, la cui soluzione è estremamente complessa (e disomogenea da un paese all’altro).

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Le mosse meno efficaci

Generalmente le banche centrali hanno la capacità di normalizzare i cicli economici. Ma lo scenario attuale è così incerto da mettere in forte discussione questo loro potere. Le banche centrali non hanno coordinate precise per prevedere quello che succederà in futuro, come conseguenza delle loro mosse. Nessuna di esse ha strumenti infallibili contro l’inflazione, e neppure contro il rischio di una spirale recessionistica.

Quello che è certo è che la corsa dei prezzi rischia di azzoppare la ripresa economica post pandemica e di sconvolgere i piani sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea. Nessun economista oggi potrebbe formulare delle previsioni accurate sul futuro, e dire se l’inflazione peggiorerà ulteriormente oppure se la politica monetaria riuscirà a depotenziarla.