Investimenti cinesi, ecco dove va a finire il fiume di denaro di Pechino
Qualche tempo fa il presidente cinese Xi Jinping varò un imponente programma di investimenti (chiamato Belt & Road), che in un decennio è arrivato alla iperbolica cifra di un trilione di dollari. Dove è andato a finire questo fiume di denaro?
I destinatari degli investimenti cinesi
La maggior parte dei soldi di Pechino è distribuita tra Asia, Africa ed America Latina. L’Europa invece è destinataria soltanto di una minima parte del totale degli investimenti.
L’iniziativa Belt & Road prevede un importante impegno cinese, finalizzato agli investimenti in paesi sparsi per tutto il mondo, circa 130. Questo programma di investimenti si muove soprattutto lungo due principali direttive: la Via della Seta Terrestre (Belt) e la Via della Seta Marittima (Road).
La maggior parte di questo fiume di denaro finisce nei paesi dell’Asia orientale, che sono destinatari quasi del 44% dei fondi investiti da Pechino. Al secondo posto troviamo invece l’America latina con il 22,9% del totale. Leggermente più distante invece è l’Africa subsahariana che però è la principale destinataria, con il 38,6%, degli investimenti cinesi nel settore delle costruzioni procedendo anche il medio oriente.
Non è gratis
Questo massiccio impegno cinese tuttavia non è gratuito. Per agevolare e incentivare gli investimenti di Pechino nel proprio paese, ognuno dei beneficiari finisce per indebitarsi notevolmente proprio con Pechino. La Cina diventa quindi detentore del debito estero dei paesi dove decide di investire. Questa situazione ha creato un po’ di allarmi lanciati da alcuni analisti finanziari, perché in questo modo Pechino sta allargando sempre più la sua area di influenza anche, come detto, diventando creditore dei Paesi nei quali decide di investire.
Italia ed Europa
L’impegno cinese in Europa è stato molto più contenuto. Gli investimenti nel vecchio continente del programma Belt & Road ammontano appena al 3% del totale. Ricordiamo peraltro le numerose polemiche che accompagnarono la decisione del governo Conte di aderire alla proposta di Pechino di far parte del suo programma.
