238. incarnare, incarnar-sé: io sono levatrice di me stesso-a; la maieutica che ‘tira fuori’, che ‘fa emergere’, che ‘fa nascere’

MAIEUTICA-MENTE

Cosa incarno, cosa rendo carne, cosa faccio nascere, cosa metto al mondo, cosa rendo visibile fuori di me con i miei comportamenti, con il lavoro che faccio, con le parole che uso, con i silenzi che diffondo?
Cosa divento attimo dopo attimo con il mio atteggiamento?? Quale mondo faccio diventare con le mie azioni? Cosa sostengo con i  miei comportamenti? Di quale ‘filiera’ sono una parte?
A quale modello o visione del mondo appartiene il mio personale modo di vedere le cose?
Quali sono le convinzioni e i presupposti da cui nasce la mia condotta?Presupposti e convinzioni, è importante conoscerli.
Con chi mi confronto per avere chiarezza di me stesso-a?
Quali sono le mie risposte agli eventi che accadono, alle persone che incontro, a me stesso-a?
Le parole che dico e i gesti che faccio corrispondono al modello di mondo di cui ragiono in maniera teorica?

COSA RENDO EFFETTIVAMNTE ‘CARNE’, VITA?
COSA INCARNO REALMENTE CON IL MIO INCARNAR-SE’?

Mi rendo conto delle mie incongruenze, delle mie incoerenze, della mia mancanza di consapevolezza, del mio non pormi domande e della mia facilità a dare risposte di cui quasi sempre non ne conosco l’origine in me stesso-a?

Sono la persona che si lamenta della sporcizia nelle strade e poi butta in terra la carta?
Sono tra quelli che …  ‘poveri noi’ e quel ‘noi’ è fatto di mura esclusive, invalicabili da ogni differenza; un ‘noi’ di autocompiacimento e falsa sicurezza?
Sono tra quelli che …  col mio lavoro sto sostenendo una filiera distruttiva del pianeta Terra e della dignità delle persone?
Sono tra quelli che … invio un sms di aiuto e poi non mi sposto di un centimetro per aiutare chi mi sta accanto?
Sono tra coloro che … ogni cosa che fanno la fanno per mettersi in mostra, seminando ego a ogni passo?
Sono tra coloro che fantasticano o tra coloro che immaginano?

Io chi sono? Tra chi sono? Dove mi colloco realmente? So descrivere quel ‘sé’ quando è riferito a me?

Far nascere non necessariamente comporta dolore. Il dolore del parto appartiene a un mondo di convinzioni, a quella specie di maledizione biblica diretta alla donna -partorirai con dolore- con cui il Dio della Genesi escludeva gli esseri umani dal Giardino Terrestre. Appartiene a un mondo patriarcale che del dolore ne ha fatto vessillo, al punto da provocarlo continuamente, per esempio guerreggiando senza tregua.
Mi chiedevo, da sempre: come partorivano prima di quel castigo divino? Cosa succedeva nell’Eden quando una donna partoriva?
Fuori metafora, e fuori dal contesto religioso, di cosa altro potrebbe parlare  questo passo della Genesi? Ci racconta anche qualcos’altro?
Molte donne partoriscono provando un orgasmo. Io ne conosco tante. Ed è una realtà di cui finalmente si parla.
Molte donne conoscono l’Eros, il Piacere di mettere e metter-sé al mondo.
Significa che un cambiamento (per favore, togliamo a questo termine tutte le implicazioni semantiche relative al mondo del consumo, che per forza di cose spinge a un ‘cambiamento’, pena la sua estinzione) è possibile, che si può nascere e rinascere, che si può incarnar-sé rinnovandosi, con la semplice e strabiliante capacità maieutica di una domanda buona e di una  risposta giusta. In mezzo, tra la domanda buona e la risposta giusta, c’è una levatrice, c’è uno tra i mestieri più antichi del mondo. Guardare quel ‘sé’, sapere come e di cosa siamo fatti.
I giorni delle nascite non finiscono mai. Con immenso piacere.
Cosa incarno con il mio stile di vita?

Altrimenti, che senso hanno le feste, cosa arrivano a fare?
Solo consumi?
O possono essere l’occasione per farci ‘diventare’- anche- levatrici?

Unknown

 

 

 

 

238. incarnare, incarnar-sé: io sono levatrice di me stesso-a; la maieutica che ‘tira fuori’, che ‘fa emergere’, che ‘fa nascere’ultima modifica: 2020-12-20T12:32:28+01:00da mara.alunni