264. “si ha un bel non parlare di se stessi / bisogna gridare alle volte / io sono l’altro / troppo sensibile” * “quando si ama bisogna partire”

GIORNALE

Cristo è più di un anno che non penso più a te
Da quando ho scritto la mia penultima poesia Pasque
La mia vita è davvero cambiata dopo
Ma sono sempre lo stesso
Ho perfino tentato di fare il pittore
Ecco i quadri che ho fatto e che questa sera pendono ai muri
Mi aprono strane prospettive su me stesso che mi fanno pensare a Te

Cristo
La vita
Ecco ciò di cui sono andato in cerca

Le mie pitture mi fanno male
Sono troppo passionale
E tutto è color arancione.

Ho passato una triste giornata a pensare ai miei amici
E a leggere il giornale
Cristo
Vita crocefissa nel giornale che tengo aperto a braccia tese
Ampiezze
Razzi
Ebollizione
Grida.
Sembra un aeroplano che precipita
Sono i0

Passione
Fuoco
Romanzo a puntate
Giornale
Si ha un bel non parlare di se stessi
Bisogna gridare alle volte

Io sono l’altro
Troppo sensibile

(Agosto 1913)
BLAISE CENDRARS, Diciannove poesie elastiche, in Dal mondo intero, Guanda 1980 (fonte web)

 

Quanti confini su possono disegnare su una mappa (e crederli reali nel mondo)?
Confini fino a confinarci da noi in uno spazio angusto, tale da dover parlare e gridare di noi?
Tale da soffocare la nostra vita, crocifiggerla, nonostante cercarla sia stato il senso della nostra ricerca, della nostra vita stessa?
E, fuori da ogni illusione -parlare di tutto, sapere di giornali, di romanzi, di passioni, ma non parlare di se stessi, dice Cendrars- bisogna gridarlo, alla fine; se non si è detto di noi, se non si è sussurrato di noi, se non ci siamo esplorati conosciuti e vissuti, bisogna riconoscerlo e gridarlo che “io sono l’altro”, il più sconosciuto a me stesso, il più bisognoso; bisogna dirlo “ho bisogno d’amore, di essere visto, di essere riconosciuto, di non essere schiacciato da stili di vita ingiusti e insensati”.
Questo è il confine più assurdo e inutile e deleterio e pericoloso e stretto che possiamo creare, quello che ci confina in noi e ci affanna, al punto poi che-sempre che  ne diventiamo capaci -per riconoscerci altro a noi stessi, e agli altri e al mondo dobbiamo gridarlo.
La difficoltà di unire “io” e “l’altro”, anche linguistica, anche per un articolo determinativo unito a ciò che non è “io”. E sentire il desiderio di quella determinazione che sembra aiutarci a definirci, a farci riconoscere: “io” sono “l’altro”.

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Nel 1963 l’antropologo Edward T. Hall inventò il termine ‘prossemica’. Aveva notato che la distanza relazionale tra le persone è correlata alla distanza fisica, e misurò queste distanze.
800px-Personal_Space.svgDavvero pensiamo che i confini siano solo quelli tra Stati disegnati sulle mappe? Proviamo a confrontare diacronicamente  i confini delle Nazioni.
In questo senso, “io sono l’altro” si verifica molte volte, tanto sono stati e sono ballerini i confini tra Stati.

E nel senso della poesia di Cendrars?
Che commozione, che tenerezza, che dolcezza, che amorevolezza, che ‘pietas’, che abbraccio verso quel grido, verso quel ‘finalmente’ grido ‘io sono l’altro’.
Con quanta premura e delicatezza e affetto sarebbe da accogliere quel momento.

Esseri umani, infinite alterità da conoscere e condividere.

Universo-770x433

 

TU SEI PIU’ BELLA DEL CIELO E DEL MARE

Quando si ama bisogna partire
Lascia tua moglie lascia il tuo bambino
Lascia il tuo amico lascia la tua amica
Lascia la tua amante lascia il tuo amante
Quando si ama bisogna partire

Il mondo è piano di negri e di negre
Di donne uomini uomini donne
Guarda i bei negozi
Questa vettura e poi quest’uomo questa donna e poi questa vettura
E poi tutte le mercanzie piacevoli

C’è l’aria e c’è il vento
E ci sono le montagne e l’acqua e il cielo e la terra
I bambini gli animali
Le piante il carbon fossile

Impara a vendere e comprare e vendere di nuovo
Dona prendi restituisci

Quando si ama bisogna saper
Cantare correre mangiare bere
Fischiettare
E apprendere a lavorare

Quando si ama bisogna partire
Non sorridere tra le lacrime
Non costruirti il nido tra due seni
Respira cammina parti vattene via

Mi faccio il bagno e guardo
Vedo la bocca che conosco
E la mano e la gamba e l’occhio
Mi faccio il bagno e vedo

E il mondo intero è sempre qui al suo posto
La vita con le sue cose sorprendenti
Esco fuori dalla farmacia
Scendo adesso dalla bilancia
Peso i miei soliti 80 chili
E ti amo

BLAISE CENDRARS, Tu sei più bella del cielo e del mare (fonte web, traduzione di Mario Fresa)

Ed ecco qua, quando si ama bisogna andare via …. 🙂

 

264. “si ha un bel non parlare di se stessi / bisogna gridare alle volte / io sono l’altro / troppo sensibile” * “quando si ama bisogna partire”ultima modifica: 2021-03-26T09:42:47+01:00da mara.alunni