276. da vecchi blog :-)

Trovo inaspettatamente post di alcuni blog di qualche anno fa. Inaspettatamente mi piacciono pure 🙂
Avevo riunito in un Ulisse unico tutti gli Ulissi che ho incontrato 🙂 e ne ho anche inventati  e presi da esempi reali (materiale non manca ) 🙂
Eccoli qua.
(non avrei dovuto cancellare quei blog 🙂 🙂 )

 

FIGURE RETORICHE, NON AMOROSE

le distanze d’insicurezza
la ruvida tenerezza

mi amavi
di ossimori e per antonomasia

finché finirono le figure
piĂą o meno retoriche
piĂą o meno figuracce

un climax discendente
che lasciò tracce
come miasmi oscuri
su sineddochi e chiasmi

era stata un’allegoria
soltanto mia
illusa dal significato non espresso
di prolungate metafore
come le favole

allitterazioni
e collusioni di significati
soggetti imperfetti come anacoluti
usati senza perizia e stile

amare fu uno zeugma tautologico?

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Ulisse ha qualche problema, diciamocelo

Non ritorna Ulisse. Meglio così. Se ritorna poi riparte. E chi ha voglia di aspettarlo? Ora lo sappiamo, mica possiamo farci prendere in giro all’infinito. Lui, tutto bello del suo bello, si ferma a ogni porto. Dice che è sposato, impegnato, ma poi eccolo là, lì una donna, lì un’altra, qui un mare, qui un’isola e sempre un viaggio. Oh, non ce l’ho con i viaggi, anzi; ma lo devi chiarire prima che a casa non ci starai mai. E oggi una guerra, e domani un combattimento, no dico sei un re, potresti anche dare un buon esempio di pace, no? E invece no. Lui, tutto eroico e virile, solca i mari, ascolta le sirene, fugge da Polifemo e altre cose così, che poi nei secoli dei secoli la gente ci sta anche sui banchi di scuola a leggere le sue cose e a considerarle buone. Buone finché qualcuno non fa aprire gli occhi: “oh, svegliati, ma lo capisci cosa fa veramente questo qui?” Ah, le belle parole, le sue belle parole come scivolano sulle onde del cuore, ah, quell’ulivo in camera da letto come lega la vita, ah la sua mano aperta così aperta da non tenere nulla (tenere, ho detto tenere, non trattenere). Ulisse ha qualche problema, diciamocelo.

Penelope e le altre
A presto

 

Ulisse, cosa te ne fai della tua mano aperta?

Sì, è chiaro l’ho amato un Ulisse. E’ arrivato come un fulmine a ciel sereno, nel senso di inaspettato. Seduttivissimo, ma non sembrava. Entrava, come acqua che si conforma al contenitore, in ogni mio recondito spazio fisico, emotivo e intellettuale. Beh, recondito è una parola inadatta, poiché in quattro e quattr’otto gli avevo spiattellato tutto di me, tutto quello che sapevo io di me, e lui ne faceva man bassa per arrivare al suo scopo.
Incontrare? Sì, ma no.
Sedurre? Sì, ma no.
Scopare? Sì, ma no.
Il suo scopo è depredare, Ulisse fa guerre, conquiste, brucia le città, questo fa Ulisse.
Lasciare negli altri o, meglio, nelle altre, la stessa ferita che lui ha avuto dalla vita.
E a noi Penelopi ci fa rabbia, ma di brutto, una rabbia epica, che noi siamo state proprio le Penelopi, le depredate, insomma, come si suol dire adesso, le vittime. A me, per esempio, lo ha proprio detto: “Ti ho fatto del male”, decretando così la sua vittoria e la mia esclusione da ogni possibili decisione, da ogni concetto di “cose fatte insieme”.
Ulisse Ulisse, cosa te ne fai della tua mano aperta?

Penelope e le altre
A presto

 

Il dolore permette di cambiare, l’orgoglio no. Povero Ulisse senza ritorno a se stesso

Si fa presto a capire se è dolore o orgoglio ferito.
Ulisse si è messo un abito sull’orgoglio ferito e non lo cambia mai. Per cambiarlo, dovrebbe cambiare la sua vita, ma l’orgoglio non lo permette. Il dolore invece lo permetterebbe. Ma vuoi mettere sentirsi eroe e fedele – raccontarsi le balle, insomma- stando più o meno al sicuro pane e casa assicurati e rassicurato dal più potente degli inganni, quello che raccontiamo su noi stessi?
Vuoi mettere? Cultura, saperi, scienze: tutto immolato nel farsi altare di una mancanza, la vita resa un perenne sacrificio all’assenza. Eh, sì, vuoi mettere quanto ci si sente eroi invece che rientrare in gioco e vivere la vita?
Meglio Polifemo, Eolo, Circe, tutto il resto è meglio, ma non misurarsi col fatto che Penelope non ti interessa più, e che Polifemo Eolo Circe e tutto il resto non li incontri perché ti sei smarrito, ma perché la vita ti chiama e tu rispondi dicendo di non voler rispondere.
Povero Ulisse perso nel più grande dei mari, quello dell’autoinganno.
Povero Ulisse senza ritorno a se stesso.

Penelope e le altre
A presto

 

Ulisse non ce la fa ad essere uomo dopo aver detto a tutti di essere Ulisse

Ulisse è devoto.
Ha molte divinità a lui care: l’orgoglio, l’ira, la superbia; a volte parla di qualche Zeus, o di qualche Dio. Interessante ascoltare i suoi cambiamenti di voce, i personaggi che lo abitano sono così evidenti, peccato che lui non voglia accoglierli, come sarebbe consigliato fare per vivere bene. Ulisse li nega, lui è Ulisse e basta, dice che lui è fatto così, e cosa sia questo “così” è più chiaro a noi Penelopi che a lui stesso. Lui si vive come eroe, guai a guastargli l’immagine con cui nutre la sua illusione.
Lo abbiamo amato, ma Ulisse non vuole essere amato.
Amato significa scoprirsi, mettersi a nudo, mettersi in gioco.
Con se stessi per primo.
E lui non ce la fa ad essere uomo dopo aver detto a tutti di essere Ulisse.

Penelope e le altre
A presto

 

Ulisse rende kronos anche il piĂą prezioso kairos

Ulisse rende kronos anche il piĂą prezioso kairos.
Prende il momento giusto del kairos e lo butta nella sequenza del kronos, preferibilmente dalle parti del passato, tanto il passato possiamo raccontarlo come vogliamo; ed è tutta lì la sicurezza dell’autoinganno.
Lui lo sa che il passato è solo narrazione, ah se lo sa! La forza della sua Odissea è proprio quella, mica ci ha raccontato tutto! E allora il  passato è il posto per eccellenza delle balle, ma Ulisse dice che è tutto vero quello che racconta.
Ulisse Ulisse, la mia era una mano aperta per offrirla alla tua e percorrere insieme tutto quello che non ce la fai a raccontare.

Penelope e le altre
A presto

 

Penelopi, plurale; Ulisse, singolare

Scrivo Penelopi, e va bene così, anche se la grammatica si arrabbia e segna rosso.
Scriverei anche Enrichi, Claudii, Luise, e via scrivendo, se ce ne fosse bisogno.
Siamo tante Penelopi, e voglio rendere giustizia alle singolarità con l’uso del plurale.
Ulisse rimane uno, anche se sono più di uno. Ulisse è l’amalgama informe composto da chi fugge via dalla vita; e in questo insieme metteteci chi vi pare, anche soggetti femminili. Così come nelle Penelopi metteteci soggetti maschili, insomma tutti coloro che sono connessi con la vita.
La massa informe non ha nome, per questo è pericolosa, vuole rendere informe tutto l’universo. E’ questa la grande e vera battaglia in corso.
Ma noi Penelopi diciamo “Tana libera tutti!”. Libera anche Ulisse, che ne ha più bisogno di tutti.

Penelope e le altre
A presto

 

A me, questa Odissea non mi è mai piaciuta, manca tutta la parte mia

Ulisse ci ha un po’ stufato con tutti suoi viaggi. E poi dice che non è vero che viaggia. Negare, negare anche l’evidenza. Fantastico, guai a mettergli la verità sotto gli occhi, a Ulisse.
In effetti lui la verità non ce l’ha davanti, lui l’ha messa in alto, non ci si arriva nemmeno ad allungarsi come elastici. Così poi può pontificare contro tutti, perché dice che la sua verità è quella giusta e sono gli altri a sbagliare. Roba da far mettere le bombe dentro le altre verità che dicono la stessa cosa di sé. E viceversa.
Io ce l’avevo alcune cose da dire, ma io ero Penelope, mica avevo tutta la sua conoscenza del mondo. Eh, che pazienza che ci vuole! E fai un pezzo di tela oggi, e poi disfala stanotte, e poi combatti con quell’altro Ulisse che sono i Proci …
A me, questa Odissea non mi è mai piaciuta, manca tutta la parte mia.

Penelope e le altre
A presto

 

Ulisse non mi riconosce

Così, tanto per fare un esempio.
Io riconoscerei Ulisse anche da una sillaba.
Lui no.
Scrivo su un blog delle poesie, così tanto per esercizio. Lui legge e si convince che l’autrice è un’altra Penelope. Eh, fa confusione facilmente in mezzo a tutte le Penelopi di cui si è circondato. Rimango stuporosa e anche petalosa, e gli dico no, non è quella Penelope, non vedi che è tutt’altro stile? Ci rimango proprio male che non mi riconosca, talmente male che non gli dico che sono io; e poi, perchĂ© dovrei disilludere il suo desiderio che sia quella Penelope lì e che parli proprio di lui? Chiudo tutto dopo qualche giorno. Era un esperimento che mi portava buoni frutti: una frase qua una frase lĂ , ogni tanto usciva qualcosa che poteva essere salvato da Euterpe, ma Ulisse voleva tutto per sĂ©.
E non mi riconosce. Perché non mi aveva mai vista, né guardata, tutto qui.

Penelope e le altre
A presto

 

Penelopea

Per quel che riguarda me, le Odissee sono tutte storytelling. Baricco, che è Baricco, dice che lo storytelling è quello che resta dopo che hai tolto i fatti. Ecco, le Odissee hanno tolto i fatti che riguardano me e hanno raccontato quel che faceva comodo all’Odissea di Ulisse.
Sarebbe ora di scrivere una Penelopea, così si saprebbe la verità sulle Penelopi. Per esempio, venite a vederla la tela, cos’è veramente. Niente a che vedere con quella specie di corredo indeciso che viene raccontato nell’Ulissea, ve lo assicuro. 
Ce ne sono di storie da raccontare fuori dalla cornice che inquadra Ulisse!
Oh, se ce ne sono. 
E sarei pure stufa delle maghe Circi e delle Calipso, e di tutto lo spazio che si  prendono.
All’arrembaggio. Non so di cosa, forse delle verità? Sì.
E’ una conquista anche questa, e migliore di quelle di Ulisse.
Le veritĂ  completano le storie.

Penelope e le altre
A presto

 

Dovevo chiedergli prove della sua esistenza, così avrei saputo che non esiste

Forse ci riesco a dire il mio dolore e la mia rabbia e la mia umiliazione.
Tra le righe dell’Odissea non c’è traccia di questo, solo di quella prudenza, la richiesta della prova dell’identità di Ulisse.
Ecco, io non sono stata così prudente. Ulisse sembrava chi era e non gli ho chiesto prove di chi fosse. Mai.
Non le chiedi le prove quando ti innamori, caso mai le chiedi giustamente dopo che quel tipo che aspetti da vent’anni arriva e dice “sono io, amore”.
Cioè, andiamoci cauti caro “sono”, caro “io” e caro “amore”: brava Penelope, quella volta.
Ma ci sono volte che no, non siamo state brave. Come la volta che ho conosciuto Ulisse. Dovevo chiedergli delle prove della sua esistenza.
E’ scomparso, grande illusionista. Dovevo chiedergli prove della sua esistenza, così avrei saputo che non esiste.

Penelope e le altre
A presto

 

Ulisse dice che le persone non cambiano. Lo dice per lui

Il fatto è che ancora non ci credo. Che lui se ne sia andato. Di nuovo o sempre non importa, la cosa certa è che lui se ne è andato.
Tiresia predice a Ulisse che morirà “lontano dal sale”, gli studiosi dicono che sale è sineddoche per dire mare. Cose di cultura, ogni tanto bisogna inserirle.
Vai a sapere dove muore Ulisse, in quale terra, in quale significato. E’ più certo sapere dove muoiono le Penelopi e spesso muoiono dove non trovano più significati. E’ tipico delle Penelopi cercare sensi fino a morirne, continuare a chiedere “perché?” per salvarsi dal buio delle partenze senza spiegazioni e dal gelo delle menzogne.
Ci sono Penelopi che comprendono troppo tardi che se Ulisse dice menzogne le dirĂ  anche a loro; che se Ulisse se ne va, se ne andrĂ  via anche da loro; che se Ulisse salva se stesso contro tutti, si salverĂ  anche contro Penelope.
Ulisse dice che le persone non cambiano. Lo dice per lui, aggrappato com’è da una vita a una liana sospesa sopra un precipizio.

Penelope e le altre
A presto

 

Troppe Penelopi nel cielo

Mi sfogo un po’, tutto qui.
Io ho dato spiegazioni anche ai sassi, invece Ulisse non spiega nulla.
Quella cosa chiamata rispetto, per dire.
Quella cosa chiamata mano protesa, per dire.
Un Ulisse scompare
 dicendo “alla prossima”, un altro scompare dicendo “me ne vado, ma stavolta non lo faccio di nascosto”, un altro scompare e basta, un altro ancora se ne va chissà come …
Per quante volte Penelope pazientemente può aspettare che Ulisse diventi uomo tra un mare e un’isola e una conquista di città?
Sembra che sia per molte volte, ancora troppe.
Non dovrebbe essere nemmeno una, e invece volano nel cielo ancora troppe Penelopi, mandate lassĂą dagli Ulissi. Se guardi su, le vedi tutte, specialmente se chiudi gli occhi e ascolti il cuore.
E soprattutto se non ti chiami Ulisse.

Penelope e le altre
A presto

 

La verità è un’altra storia, è roba di Penelope

Ero lì che tessevo tranquilla. No, non ve l’hanno detto che ero tranquilla. Secondo il loro modo di vedere le cose, facevo più bella figura se mi descrivevano pudica, fedele, astuta, insomma secondo il loro ideale di donna e di regina, ma non tranquilla. Capace di aspettare per venti anni il suo uomo che scorrazza in lungo e in largo a fare l’eroe, eroe inteso sempre secondo il loro punto di vista.
Penelopi, non me ne vogliate, non ero io quella lì. Cioè, non ero tutta io. Le avete lette quelle due altre cosucce su di me? Io e il dio Ermes? Ecco, appunto, ero tranquilla.
Mi sembrava di gestire un asilo infantile con tutti quei Proci indaffarati a giocarsi la dignitĂ  in modo molto meno dignitoso del mio Ulissuccio.
Il mio Ulissuccio è astuto, lui dice che si salva sempre, che non mi devo preoccupare. Se non altro, riesce a raccontarsi bene, il nostro Ulissuccio. Grande affabulatore. Sa tessere tele di inganni, e questa è storia o, almeno, epopea. Insomma, il nostro Ulissuccio ci tiene a far bella figura.
La verità è un’altra storia, è roba di Penelope.

Penelope e le altre
A presto

 

Penelope tace, osservando le scuse meschine di Ulisse

Ulissuccio nostro si sente tanto in obbligo con tutti. Tranne che con Penelope.
E la patria e dio e l’impero e gli dei e le giuste cause e quello gli dà il pane e quell’altro lo ospita e uno lo protegge e un altro lo accoglie.
Ma Penelope nulla. Penelope può anche essere trattata male.
Io lo ascolto, a volte incredula a volte un po’, ma solo un po’, arrabbiatella.
“E io?” mi verrebbe da dire a Ulissuccio nostro. Ma non glielo dico, eh ,ormai un po’ lo conosco -ma non glielo dite che lo conoscete, per carità, vi monta su un pippone sul giudicare e sui preconcetti che neanche una biscia saprebbe scivolare via bene nei campi come sa fare lui dalla relazione.
Ma non glielo dico che anch’io un po’ lo accolgo, altrimenti mi monta su un pippone sull’egoismo, sul disinteresse ecc. ecc.  per concludere che io sto sbagliando. Ulissuccio è così, gli piace giudicarvi negativamente, ma non glielo dite, altrimenti vi monta su un pippone, un qualsiasi pippone  che lo faccia sentire dalla parte del giusto.
E così Penelope tace, osservando con quali scuse meschine Ulisse sostiene i suoi passi. 

Penelope e le altre
A presto

 

Dal multiforme ingegno di Ulisse al multiforme eccetera delle Penelopi

Il modello-Penelope di per sé non è male. Ne viene fuori una bella donna. E non stiamo qui a discutere del concetto di “modello”, ne parliamo un’altra volta, anche se so che è importante.
Ma il modello-Penelope dentro un mondo creato da Ulisse lo capite bene cosa diventa: un’arma di estinzione di massa delle Penelopi in carne e ossa, e delle Circi e delle Calipso e delle Nausicae. 
Una volta creato il modellino di perfezione, bisogna poi creare gli altri modellini, quelli negativi o quelli eterei o le vergini ecc.
E poi è facilissimo che questi modellini comincino a litigare e a dirsi a vicenda “sono meglio io, tu sei sbagliata, ecc.”
Ma io nella realtà ero diversa, care Penelopi, ero un po’ di tutto, strega e madonna avrebbero detto qualche anno fa.
Adesso posso aggiungere anche qualche eccetera, che mi fa tanto piacere ecceterare come nulla fosse, sconfinare, essere io la multiforme di ogni forma.
Lasciando a Ulisse il suo multiforme ingegno, io mi prendo -e vi prendo- il multiforme eccetera. 
Vendesi modelli come nuovi, non ci servono piĂą.

Penelope e le altre
A presto

 

Penelope troverà il modo di crescere. Lei può

Penelope ama Ulisse, ancora non ce la fa a sradicarlo dalla sua vita. Nemmeno vorrebbe, ma é Ulisse che è partito, non lei, e lei si deve adeguare. Lei pensa spesso una parola: “priorità”. E pensa che la priorità di una persona si capisce facilmente: la priorità di una persona è dove sta quella persona. La fidata nutrice le dice che spesso capita che una persona continui a stare dove non vorrebbe:
“eh Penelope mia,  ci sono tante cose nella vita, si fanno tante cose che non si vorrebbero fare, eh, il lavoro, le responsabilità, e gli dèi, lo sai, Ulisse sconta l’ira degli dèi; Penelope, non è tutto così semplice come dici, tu per esempio, vorresti stare qui dove stai? ti va davvero di aspettare Ulisse che nemmeno sai se sia ancora viv0?”
“Sì, ancella, voglio, sto facendo quello che voglio. Voglio aspettare Ulisse. Anche Ulisse sta facendo quello che vuole, o le conseguenze di quello  che ha voluto. E non ha pensato a me, non sono la sua priorità. Lui per me lo è. Non so dove sia lui, e io lo aspetto dove lui sa che potrebbe trovarmi.”
Inutile dirvi che l’ancella va via borbottando, inutile dirvi che la tela tessuta ogni tanto è tessuta con un filo di meno.
Inutile dirvi che Penelope, piano piano, e poi piĂą velocemente, vede Ulisse in modo piĂą completo.
E come ogni scrittore che abbia scritto di Ulisse, anche lei, a un certo punto, dice che lui se ne andrĂ  sempre, che vorrĂ  superare chissĂ  quali altri confini.
Poi Penelope aggiunge che lei è per lui solo motivo per riempire qualche pagina dell’Odissea, e per rappresentare lo sbilanciamento femminile che esige un tale archetipo maschile. E se scende una lacrima, se la asciuga, e se lo ama ancora, troverà il modo di crescere. Lei che può. 

Penelope e le altre
A presto

 

Le Penelopee: abbiamo narrato le storie sulle nostre tele, e lì non ci sono inganni. Potete fidarvi.

Ve lo ricordate, sì, il bagno che si fa Ulisse dell’Odissea dopo aver sterminato i Proci?
Eurimone lava Ulisse e Atena lo ringiovanisce, gli aumenta l’altezza e gli mette boccoli in testa. Poi lui, di suo, rimprovera Penelope perché non si fida e fa l’offeso, così pensa di attrarre meglio la moglie.
Inganni. La seduzione come inganno: roba vecchia, ma -mi raccomando care penelopi- non “da sempre” e non “per sempre”. 
Penelope lo mette alla prova, lui la supera. Fanno l’amore e poi si raccontano le loro storie, lui tacendo le scappatelle.
Che figura di mmmm, Ulisse! Lei, una regina senza ombra di dubbio; regina della vita, della fiducia, della sicurezza.
Ma Ulisse che ne sa della fiducia … lui pontifica sulla fiducia, ma non lo sa.
Lei lo ha amato, lei lo sa, solo lei, lui non può capire questo amore.
Lui cercherà altri viaggi, altre avventure, lui non può far altro.
Tempo fa Ulisse ha detto che se ama davvero lui è fedele. Lo ha detto davanti alle Penelopi e non si è trattenuto pensando a quanto le abbia tradite. Ha anche detto che non dava l’amicizia su fb alle Penelopi perché doveva proteggere i suoi amici. Ulisse ne sa dire di cose cattive alle Penelopi! E poi le confonde l’una con l’altra e le cancella come fossero scritte di gesso su una lavagna, le spazza via come fossero foglie secche che ingombrano.
Noi, nel silenzio, abbiamo scritto le Penelopee sulle nostre tele, quelle che abbiamo continuato a tessere di notte, e anche dopo che Ulisse se ne è andato di nuovo. 
Sulle nostre tele non c’è inganno. Potete fidarvi.

Penelope e le altre
A presto

 

Le strade di Ulisse e le strade delle Penelopi

Ulisse dice che ci sono motivi superiori, ideali, idee, religioni. Dice che la vita è qualcosa di più della propria vita.
Le Penelopi dicono “ok Ulisse”, ok, ma queste cose non dovrebbero costruire la separazione con la vita o addirittura distruggerla; ok, Ulisse, ma mentre tu fai queste cose, ci vogliono le Penelopi madri, le Penelopi sorelle, le Penelopi insomma per mandare avanti le altre cose, quelle che permettono che la vita continui.
Perché vedi, Ulissuccio caro, ti faccio un esempio: la prima guerra mondiale. A te piace la guerra. E ti piace la patria, e dio, e i confini e poi spostiamo i confini e poi li rispostiamo e questo è mio e lo voglio e lo rivoglio … Le conosci queste cose, Ulisse, sono tue.
36.000.000 di perdite, per la prima guerra mondiale, caro Ulisse: piĂą di 16.000.000 di morti, piĂą di 20.000.000 di feriti e mutilati, militari e civili. Vite. Avevano nome e cognome. E la loro storia, e i loro sogni e le cose che sapevano fare.
Ho preso una cosa a caso, caro Ulisse, anche passata, per parlare di cosa è fatto l’amor di patria.
Possiamo invece prendere le crociate e la persecuzione delle streghe per dimostrare l’amore per la diversità che dio ci consiglia. O le stragi di qualsiasi religione, è lo stesso. Erano vite, storie, amori, sogni, avevano nomi, anni, progetti.
E tutte le volte che tu eri in giro a fare l’eroe, caro Ulisse, a combattere, le Penelopi hanno mandato avanti le baracche della vita che avevi distrutto.
E dici che hanno tessuto una tela, che hanno aspettato te. No Ulisse, hanno avuto cura, hanno cresciuto figli che poi tu prendevi e ammazzavi.
No, non puoi capire quanto Penelope ti ami, tu non sai amare Ulisse. Guidi navi, fuggi da Polifemo, ma mentre fai le tue cose lasci scie di vite morte.
E quando le Penelopi piangono la tua assenza dalle loro carezze, piangono l’ennesima sconfitta.
Ma mentre piangono, si sono pure rotte le ovaie di tanta follia.
E trovano strade che tu non hai mai visto.

Penelope e le altre
A presto

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tra parentesi

ho detto a dio di farmi una domanda
e sei arrivato tu

ho risposto si
e sono tornata a fare domande a dio

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Vorrei che tu lo sapessi.
Che non piango.

E’ la rosa che dalle sue spine distilla
gocce di rugiada, beata,
che bacia l’aria d’intorno
con le turgide gocce notturne
poggiate tremanti
sul bordo dei suoi petali labbra,
e suggella all’infinito l’amore.
E’ la rosa che dalle sue foglie
lenta fa scendere
gocce come carezze.

Io no, non piango,
le rose hanno vinto
in ogni poesia.
Anche nella mia.

 

S’era fatto incerto il mio cuore
che piĂą non ti sapeva,
ma non d’amore,
bensì incerto di te
del tuo volere
e del destino.
Sembravi tornare
e, tornato e ritornato,
fosti tu non io
non io
a chiedere del talamo
e fui io
a dire dell’ulivo.

Io a giustificare la presenza
tu a non farti perdonare dell’assenza.

Terminai la tela senza inganni
se inganno è credere all’amore
alle promesse
all’intima ragione.
E te ne andasti di nuovo
a diventare re d’un altro regno.

Adesso poggio il mio capo
tra argentee foglie
rinate nell’assenza di finzioni.
Le fronde leggere dell’ulivo forte
cantano al minimo sussurro d’una voce
d’un silenzio d’un sospiro.

Guardo lĂ  fuori il mare
che senza onde
non sarebbe mare.
E guardo l’onda
che senza mare
non sarebbe onda.

Io sono l’orizzonte
per quel mare.

Ho bisogno d’amore.
Chi potrebbe non dirlo?

La differenza è soltanto
nella direzione.
Ricevere
dare.
Ma anche questa divisione
è narrazione
diventata
secolare tentazione.

Allora cantami o dea
quel multiforme ingegno
dai multiformi gesti
che del ricevere e del dare
fanno un’unica passione,
un’incontenibile
multiforme azione.

Cantami o dea l’amore.

 

Sottovoce.

Tra i capelli.

Era così la voce
delle sirene
o delle mie catene?

 

Cercavo un autore.

Omero voleva un personaggio.
Ci trovammo
nel nostro viaggio.

Lui mi promise eterna fama
e un prezzo da pagare.

Sarei stata l’assenza piĂą presente
il filo della storia,
e piĂą distante sarebbe andato Ulisse
e piĂą vicina sarei stata io
al cuore del lettore.
Lo spazio tra le parole
la vicinanza delle lettere
il senso dell’avventura
questo diventavo.

Il prezzo?
Sarei rimasta sempre uguale,
mi disse,
un personaggio non può cambiare.

Volevo un autore ed accettai.
Senza pensare
senza sentire
senza ascoltare.

Un improvviso sortilegio
mi avvolse e mi fissò per sempre
nell’incanto in cui Omero mi fermò.

Ma si sa,
nel tempo maturano
l’anima e il cuore.
E come un fiore dispiega
i petali alla stagione che cambia
e non si ostina all’inverno
se è già primavera,
così la vita risponde
al variar della vita.

Omero, gli dissi,
il patto mi uccide.
Lo so, mi rispose,
ti avevo avvertita.

Voglio andarmene
da questo racconto,
io non sono piĂą adesso
quella di allora.
Ulisse nemmeno lo è;
voglio andar via.

Puoi farlo, rispose il Poeta.
Puoi farlo.
Con il tradimento del patto.

Cambiare è tradire? gli chiesi.
Sorrise il Poeta e “Sì” mi rispose
“consegni ad altri
ciò che a me avevi dato.”
Gli sorrisi anch’io.

E consegnai ad altri
ciò che col patto
a Omero avevo dato.
Consegnai a me stessa la mia storia.

Da personaggio a persona.
Ho tradito?

Ed è la volta buona?

Sette spade e sette dolori
madonna mia la terra trema nel mio cuore
e s’alzano le onde e i desideri
madonna mia spegni l’ardore.
Madonna che la pena ti consuma
strappa i pensieri dalla pelle mia
madonna che t’ho pregato tanto
conducimi alla retta via.
Non bruciano mille candele
com’io brucio la notte in abbandono
madonna dei dolori silenziosi
spezza questa spada offri a me il perdono.
Ma se lontano qualcuno sente il grido
del desiderio d’amor che mi consuma
madonna della retta via
portalo veloce a me e così sia.

🙂

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276. da vecchi blog :-)ultima modifica: 2021-05-14T19:03:01+02:00da mara.alunni