Geronimo

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E’ arrivato dal fondo valle con un volo radente le punte degli alberi che costeggiano la provinciale fino farsi sentire con un grido acuto e penetrante. Ha volteggiato un paio di volte velocissimo sopra l’eucaria e poi sempre più in su fino a diventare un puntino alto nel cielo. I miei occhi lo hanno seguito a lungo e i suoi richiami acuti scuotevano fino a far rabbrividite il mio stare.
Come è stupendo il volteggiare del falco e il suo inconfondibile grido,la poiana la regina dei miei cieli.
Tra pochi giorni abbandonerà questo cielo e se ne andrà con i migratori al SUD in arie più miti e più ricche di cibo.
Il passo degli uccelli migratori è arrivato al termine, gli ultimi le cesene e le tordele con più piccoli i lucherini. Mancano, ma quelli a dicembre i pettirossi e le sepaiole con i loro stornelli così complicati da confonderli con il canto degli usignoli nel le calde prime notti di luglio.
Rimango io qui tra alberi spogli e pratine piene di brinata luccicante in attesa della neve a far compagnia a giornate sempre più corte.
Bella questa solitudine, bello il pungere del gelo sulle guance e le mani in tasca a scrutare ora nuvoli correnti ora cieli sempre più pieni di stelle.
Un sorriso, la risposta a questo tempo che mi aspetta.

le galline dal collo gnudo

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Ieri mattina sono sceso al paese natio
Giancarlo nel suo orto ha messo su galline dal collo spennato
Rientrato dalle ferie in Brianza ha deciso di mettere su un pollaio
Settembre l’ha aiutato con delle belle giornate
Tirato su un perimetro in cemento e ben fondato ha tirato su una gabbia gigantesca. 10x 6 alta 2 metri con casetta in legno e foderata di rete molto fitta. Fontanella che zampilla a comando di un taimer con miscelatori automatici per il governo.
La cosa che più meraviglia è che quelle galline fanno le uova con due,2, tuorli in uova belle grosse.
Ormai settimanalmente scendo giù per l’acquisto.
Due chiacchere un caffè e risalgo i girelli fino a casa.
Dimenticavo sono di un giallo vivo e lucente e che buone…

il fungo paolino

anemoni AA

A cura dello psicologo Cipensoio specializzato nel recupero dei funghi irrimediabilmente scalmanati.
La storia iniziò dopo l?ultimo acquazzone del mese di poi e del giorno che verrà. Infatti se qualcuno chiedeva a Paolino quanti anni avesse lui rispondeva così:
– Sono nato nel mese di poi, i calcoli fateli voi?
Chi lo ascoltava trovava lo trovava curioso, imprevedibile e lo lasciava, non dico turbato, ma in preda a crisi esistenziali.
Lo psicologo intervenne quando la mamma di Paolino, signora Mezzacosta fu in preda a crisi di funghite acuta:
Paolino voleva fare l?aviatore.
Lui Paolino era nato sotto un gigantesco abete, con grandi fronde e in proda ad un dirupo vertiginoso. Aveva finito per creare amicizie con pettirossi e ghiandaie piuttosto che con i confratelli teste rosse con vistosi puntini bianchi.
La sua maggiore aspirazione era quella di imitare il falco Giannotto che spesso si posava sui rami del faggio di fronte a lui, giù nel dirupo. Lo osservava volteggiare nella valle sottostante, i suoi grandi giri, più alti ora, più profondi dopo lo facevano morire d?invidia. Di li a qualche giorno rivolto ai fratelli e successivamente alla madre aveva espresso la sua aspirazione futura:
-Mamma voglio fare l?aviatore da grande!
Vi immaginate lo stupore fra quelle cappelle rosse macchiate di bianco?
Il babbo, Grandegambo, aveva dato la colpa al troppo caldo estivo per giustificare una così innaturale desiderio.
La mamma Mezzacosta osservando la sua rumorosa covata di funghetti tutti belli vispi con il collettivo bianco, e la testa rossa macchiata di bianco era trasalita e poi caduta in profonda crisi.
Paolino non demordeva: di giorno correva con le nuvole, sognava di cavalcare il falco Giannotto; di notte scrutava le stelle, ma il suo sguardo era sempre rivolto al cielo.
La vecchia lumaca che girava per lì, cercava di reperire più dettagli possibile, ma non riusciva a trovare nessuna risposta al quesito; anche se nessuno gli aveva chiesto nulla.
Ci pensò lo scricciolo Saltellino e trovare la soluzione; volò sul faggio e a suo rischio e pericolo e affrontò Giannotto. I due parlarono a lungo fiuchè il falco si girò verso Paolino.
– E? lui il fungo avviatore?
Saltellino annuì con il capo e tutto si risolse con un balzo improvviso di Giovanotto che prese Paolino con i portentosi artigli, sradicandolo da sotto il grande abete.
Lo sollevò con dolcezza finche volteggiarono nel cielo sopra la torre del Fattucchio, sopra il Sestaione.
Paolino dopo un primo momento di smarrimento iniziò a guardarsi attorno. Come era fresca l?aria, a quell?altezza.
Come era fantastico tutto ciò che lo circondava.
Un sogno, gli alberi visti dall?alto, lo scorrere del Sestaione laggiù in basso.
Non vedeva più il grande albero che lo aveva visto crescere, ma non importava.. Si sentiva un avviatore:
Paolino, il Barone Rosso dei funghi.
Respirava a pieni polmoni quella nuova libertà che lo inebriava fino a far dimenticare la sua natura.
Senti gli artigli di Giannotto che allentava la presa:
No!?
Acquistò velocità finchè trovò l?asfalto ad attenderlo e a concludere il suo proibitivo sogno
Splasc!?

l’ultoma rosa

rosa ritagliata

Il colpo d’occhio verso EST stamattina ha fatto sobbalzare.
La faggeta spoglia non più colorata di giallo ocra con qua e là l’amaranto dei ciliegi, il rosso dell’acero nero.
Rami spogli braccia al cielo come pettini a mettere in fila nuvole basse e solleticare il sole lì nascente ogni mattino.
La pioggia e il nevischio dei giorni passati hanno dato il colpo di grazia e il panorama si è intristito. Consola il verde intenso delle pratine che la pioggia ha rigenerato. Bello camminare su un tappeto variopinto e aggiaccato senza lo stridere di foglie secche calpestate e svolazzanti.
Morbido e ben disposto, foglie grandi, piccole e di così variopinte sfumature che impossibile nominare.
La campagna si presta al lungo letargo, al riposo, attesa del risveglio.
Il fosso è ancora senza acqua nonostante le piogge
quanta sete hanno queste terre.

il sedano non è afrodisiaco

Ho scoperto che il sedano non è afrodisiaco

dimenticavo

ciao come va voi che passate di qui?

stasera nel ripulire una aiola di sedano ne è venuto via uno di quelli neri

ho pensato di farci un risotto

dato il tempo freddino ultimamente non era molto grande, ma 7 costole e un cuore tenero promettevano bene

Le costole anche se croccanti non mi davano fiducia e così ho preferito dargli una scottata

poi ho tirato su il riso

una leggerezza fantastica e il profumo

una vera scoperta come quando al primo bacio lei sapeva di caffè

ti dirò dopo quelli pistoiesi è il bacio che ricordo con più felicità

L’ho montato oddio amalgamato con grana e una noce di burro

Allargato nel piatto come si allargano gli occhi quando si guardano gli occhi di lei che appena ti ha detto:- anch’io ti amo

con moderazione forchettata dopo forchettata me lo sono fatto fuori

una vera goduria

non vorrei fare similitudini ma un paradiso come sotto di poco un orgasmo preparato con calma e spregiudicatezza.

borgo castruccioAA

un airone stanco

Ho accarezzato quel selciato provato dal tempo con scarpe morbide,moderne . Pietre qua e là segnate da cicatrici lasciate da ferri di mulo carichi a soma ora di legname  ora di pietra da costruzione.
La strada porta giù al fiume al ponte di Castruccio.
Lì il tempo sembra fermato nel grigio delle pietre a sbalzo che permettono una discesa sicura.
La dogana, il corpo di guardia e tra i due il ponte che permetteva il passo tra il Granducato di Lucca e La Signoria Fiorentina che entrambi arrivavano fin lì. Adesso una intelligente ristrutturazione permette un buon caffè, un buon pasto e nella calura una buona birra schiumosa.
Il tempo è ottimale, sole niente vento e un’aria limpida solo mossa dal rumore del fiume che scorre senza tante emozioni data la scarsa acqua.
Solo un grosso airone pascola i rivoli in cerca di barbi, lasche e trote.
Alla nostra vista svolazza poco più in la poi prosegue nella sua ricerca.
Qualche foto e …l’incanto della natura prosegueponte rio torbecchia