Le solite mareggiate e i soliti finanziamenti buttati a mare

id10838_122264 WhatsApp-Image-2021-04-22-at-22.20.08-1 InCollage_20220620_095824530 posidonia-oceanica_mediterranean-sea_by-manu-sanfelixLe devastazioni dei lungomari dopo l’ennesima mareggiata sono l’ennesima lezione che il mare ci da . I sindaci corrono subito a chiedere soldi e la regione immediatamente elargisce fior di milioni di denaro pubblico. La solita solfa alla quale assistiamo da anni, senza cercare di capire cosa stia succedendo.

Paghiamo da anni la speculazione edilizia che ha visto depredare negli anni 80 spiagge, scogliere, terre demaniali in prossimità di spiagge. Migliaia gli appartamenti costruiti da Tortora fino ad Amantea su terreni demaniali, su spiagge prima isolate, su scogliere. Un assalto al cemento, al quale nessun sindaco del tempo, nè governatore della regione, tantomeno partiti di governo si sognarono di ostacolare. Anzi tutti avallarono tali costruzioni, in nome del turismo, del progresso, del lavoro (sottopagato). Tutti si mossero con un esercito di ingegneri, geometri, geologi, e tutti coloro che dovevano controllare, dalle soprintendenze alle capitanerie di porto chiusero gli occhi davanti ad uno scempio devastante. Una speculazione edilizia che non si è mai fermata e che è continuata e continua tutt’ora senza sosta. Sappiate che solo pochi anni fa è sorto il mega albergo davanti l’isola di Dino su terreno mezzo comunale, mezzo demaniale, prospicente ad un’area sic, con successive condanne per sindaco e geometri del comune, ma l’albergo è lì e pienamente funzionante . A pochi passi dall’albergo , sorse nel 1990 in area comunale un acquapark a poche centinaia di metri dal mare, che addirittura non ha neanche pagato i canoni di affitto superando la cifra di oltre 350 mila euro da versare alle casse comunali. Scempio su scempio oggi paghiamo le conseguenze di questa politica cementificatoria che non accenna a diminuire.

 

Ma quali sono le cause

A parte l’avanzamento sulla linea verso il mare che è sempre stata a centinaia  di metri dalla battigia della cementificazione, c’è stata un grosso movimento di sabbia che ha distrutto negli anni le dune naturali che davano una difesa naturale ai centri abitati. Nessuno si è sognato nei decenni precedenti di andare a costruire vicino al mare, così come per decenni ci si è tenuti lontani dai fiumi. A Scalea e Diamante fin dagli anni 80 costruttori improvvisati hanno costruito le case per i turisti utilizzando sabbia del mare. Per decenni impianti più o meno autorizzati hanno prelevato milioni di metri cubi di sabbia dai fiumi impedendo così il naturale apporto di sabbia verso il mare, facendone diminuire l’ampiezza. Oltre cento metri la spiaggia perduta in molti paesi di mare.  E poi la follia dei porti. Le barriere dei porti hanno rotto millenarie correnti togliendo spiagge da una parte e portandola da altre più a sud, disgregando i fondali e quindi aumentando la forza del mare senza più barriere. La barriera più forte era costituita dalla Posidonia. Una pianta importante per il mare non solo per l’ossigenazione ma proprio per trattenere con le radici i fondali e rallentare così la forza del mare. Decenni di strascichi abusivi e non, ne hanno diminuito la radicazione e  l’allargamento spontaneo . E la sradicazione di questa pianta continua specie nei periodi estivi quando migliaia di motoscafi solcando il nostro mare e fermandosi nei pressi di isole o spiagge, le sradicano in continuazione con le proprie ancore.

I massi a mare

La follia dei massi a mare è cominciata alla fine degli anni 80 a seguito di un’enorme mareggiata che è arrivata a distruggere tratti della linea ferroviaria. Le ferrovie corsero ai ripari sviluppando un progetto di difesa dura con massi gettati alla rinfusa davanti i tratti ferroviari in pericolo. Massi gettati a mare e sulla spiaggia senza un progetto preciso, uno studio in vasca con un’accurata ricognizione sulle correnti. Parteciparono tutti alla distruzione specie la mafia che si impadronì delle cave e del trasporto dei massi ricevendo grossi finanziamenti. Alla fine di tutto, il mare è continuato ad avanzare e le montagne sono rimaste sventrate di lavori di estrazione. Doppio scempio.

E ora ?

Ascoltando i sindaci che hanno richiesto e aspettano i finanziamenti, come quelli di Tortora, Santa Maria del cedro, Guardia Piemontese, Fuscaldo, San Lucido, si punta ancora una volta alla massificazione di spiagge e mare, parlando di barriere soffolte come se fossero meno gravi di quelle in superfice, certamente meno impattanti dal punto di vista paesaggistico ma sempre posizionate senza uno studio ben preciso che riguardi tutta la Calabria . Ci provò la Giunta Scoppelliti con l’assessore ai lavori pubblici Pino Gentile nel 2015 dichiarando di aver completato uno studio sulle coste calabresi di ben 400 milioni, ma tale studio consisteva nel solito trasporto di massi dalle montagne al mare e niente di più. Non esistevano studi in vasca né tantomeno una logica di intervento e tutto si fermò.  Quando nel 2015 denunciai, sul quotidiano la Provincia, questa truffa venni denunciato dall’assessore Gentile, assieme all’ allora direttore del quotidiano, Gabriele Carchidi, perchè si sentì diffamato dal mio articolo, ma nel processo tenutosi a Cosenza due anni orsono, entrambi venimmo  assolti con formula piena. Cosa avevo scritto di tanto diffamatorio ? Che tutto ciò che si era stato progettato  a difesa delle coste era qualcosa di “comico” ! Ecco possiamo ripeterlo siamo di nuovi ad interventi “comici”, che fanno ridere per non piangere lacrime amare per quando si sta facendo contro la natura.

Cosa fare ?

Bisogna andare alle cause del fenomeno . Riportare la linea del mare a come era prima, demolendo ciò che è abusivo, risarcendo gli incauti occupanti di queste abitazioni. Abolire la pesca a strascico nelle zone dove vive la Posidonia, buttando nei fondali massi arpionati così come fatto in altri luoghi del mediterraneo, o navi ripulite dalle vernici che diventerebbero un’attrazione per il turismo subacqueo. Preparare uno studio in vasca su tutte le coste calabresi che studino una volta per tutte, le correnti marine, i fondali, le spiagge. Impedire che si livellino le spiagge , specie in prossimità della stagione estiva, in nome del turismo balneare, impedire che si sradichino le piante che crescono sulle spiagge, dai gigli di mare ai canneti che una volta arrivavano quasi in prossimità del mare e che costituivano una difesa dalle mareggiate. Tagliare un canneto è come estirpare un bosco. Impedire la nascita di nuovi porti se non rientrano nello studio sulle correnti, valutandone non solo l’aspetto paesaggistico ma anche quello sulle conseguenze che questi provocano sull’habitat naturale.  Basta guardare cosa avviene da anni ai porti funzionanti della costa tirrenica, quello di Campora S. Giovanni e Cetraro e sullo Jonio ai Laghi di Sibari, per rendersene conto. Ogni anno la sabbia invade i porti impedendone lo sbocco, e ogni anno la regione deve sborsare migliaia di euro per provvedere alla liberazione degli ingressi. Segno evidente che la costruzione di questi porti è stata errata, senza uno studio batimetrico e destinati quindi ad una continua erosione verso l’esterno dei porti e un continuo insabbiamento.  Attivare e rendere operativo il Parco Marino della Riviera dei cedri che porrebbe fine a tanti scempi e renderebbe più tutelato e pulito il mare, le spiagge, i fiumi.

Le solite mareggiate e i soliti finanziamenti buttati a mareultima modifica: 2023-01-21T08:18:29+01:00da sciroccorosso