Una Parola che precede

 

 

una Parola che precede

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 15,1-2.22-29

Salmo: Sal 66 (67)

Seconda lettura: Ap 21,10-14.22-23

Vangelo: Gv 14,23-29

 

 

C’è una Parola che precede: una Parola che attende di essere osservata quando incontra un cuore che ama, il dono dello Spirito Santo dato dal Padre, per aiutarci a ricordare tutto quello che Gesù ha detto, e infine una promessa: “Vado e tornerò da voi”, e quando accadrà aiuterà a credere.

Il nostro cammino, comincia con una Parola, la quale indirizza, consola e ci fa muovere i primi passi.

Prima di iniziare a parlare, diventiamo capaci di ascolto; è il percorso della vita, è il naturale corso degli eventi e ci indica quanto sia magnifica l’umanità, dove si innesta e cresce in noi l’amore di Dio.

La nostra vita scorre nel tempo, giorno dopo giorno, Parola dopo Parola, ci troviamo di fronte quel Qualcuno, Dio, che smuove, orienta, ma anche comprende e perdona il nostro essere, a tratti oscillante e si mette in relazione con noi.

Siamo creati per vivere di questa Parola, per amare Colui che ci ha promesso una forza per credere: lo Spirito Santo!

Perché credere? Perché abbiamo bisogno durante il viaggio, da pellegrini sulla terra di ritrovarci e solo in Lui davvero, la nostra persona arriverà all’unità. Soltanto scoprendo il Suo creatore, la creatura troverà se stessa, perché toccherà con mano l’Amore che l’ha creata, voluta, desiderata, prima ancora che potesse udire e parlare.

Al sorgere di ogni sole, c’è una Parola che precede prima che tu ti alzi, ti accompagnerà e forse non lo saprai, ma essa piena dell’amore del Padre, attenderà il tuo ritorno: il momento in cui la riconoscerai come vita, luce e conforto.

 

Custode

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 7, 4-5a.12-14a.16

Salmo: Sal 88 (89)

Seconda lettura: Rm 4,13.16-18.22

Vangelo: Mt 1, 16.18-21.24a oppure Lc 2,41-51a

 

Giuseppe si fa custode, è colui che mette in pratica l’ascolto, è lo strumento del Signore. Guardando a Giuseppe, il Signore ci invita non solo a divenire ascoltatori, ma il proseguo di un annuncio che cambierà la storia.

Giuseppe partecipa alla potenza di Dio e come custode, si prende cura di Gesù e Maria. È una relazione sacra, forgiata dal fuoco dell’amore di Dio, impastata di un’umanità che supera la titubanza e si fida del suo Creatore.

Il desiderio di Dio, è che ci riconosciamo in questa storia di salvezza come un principio, a cui ci viene chiesto di farne parte. Giuseppe custodisce, grande è il compito che gli è affidato, e di quella custodia facciamo parte anche noi.

Giuseppe ci aiuti a destarci dal sonno, affinché possiamo fare del nostro quotidiano, il luogo della promessa e presenza di Dio, che non esclude la nostra fragilità, ma la supera, così da divenire custodi, portatori e testimoni di un Volto, le cui origini conducono sino a noi. Così sia.

 

 

La rete della fiducia

 

La rete della fiducia

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 6,1-2a.3-8

Salmo: Sal 137 (138)

Seconda lettura: 1Cor 15,1-11

Vangelo: Lc 5,1-11

 

Gesù sale sulla barca di Simone e comincia a insegnare, e dopo che ebbe finito di parlare, invita chi era sulla barca a prendere il largo. La risposta di Simone è splendida: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».

Se immaginiamo la scena, è bellissima, Gesù sale sulla barca, Pietro e gli altri sono stanchi, esausti e forse anche un po’ amareggiati per non aver preso nulla, ma nonostante tutto stanno lì ad ascoltare Gesù che ha qualcosa da dire loro. Dopo tutta quella fatica, l’essersi fermarti ad ascoltare, ci fa pensare che le Sue parole dovevano proprio avere toccato il loro cuore, per avergli lasciati svegli e in ascolto. Questo capita anche a noi, nelle nostre giornate che a volte sono simili a delle notti, in cui al loro termine ci sembra di non aver concluso nulla.

Il Vangelo di oggi ci indica che Gesù è lì nella nostra barca, nella nostra vita e vuole dirci una Parola che faccia bene al cuore, desidera essere consolazione e coraggio per tutti quei giorni in cui stanchi e oppressi non abbiamo voglia di sentire nulla, e non vogliamo muoverci, ma stare fermi a terra.

Egli ti invita a non fermarti a osservare nella tua vita per prima cosa hai o no, che cosa hai raccolto, ma ciò che sei, per ritrovare te stesso e Gesù nella tua barca, in quella situazione. A volte è proprio nel viaggio, alla luce del sole, senza la terra sotto i piedi che possiamo scoprire che Egli è lì con noi a farci fare esperienza del Suo amore, del Suo perdono che non ha limiti di ore, schemi, mentalità ed ha un solo scopo: renderti consapevole che sei amato, affinché tu possa amare altrettanto.

Il vero miracolo di questo racconto non è quanti pesci hanno raccolto, ma aver fatto esperienza di un Dio, che oltre misura ti ama di un amore che previene e ti viene incontro come sei e non come vorresti essere.

Fermati nella tua barca, li dove sei e ascolta il Signore, lasciati toccare il cuore, getta la rete della fiducia per raccogliere tutto l’amore, il perdono che Egli ha per te e donalo agli altri più che puoi, con tutto te stesso, come Lui ha fatto con te.